Il tesoro della letteratura - volume 2

Finestra sul CONTEMPORANEO all attenzione dell opinione pubblica il tema della mafia, vista come un vero e proprio Stato nello Stato, come un entità malvagia e tentacolare che si è infiltrata nel corpo malato della politica, sfruttando la connivenza delle istituzioni e l omertà della gente comune. Dopo le inchieste storiche che danno vita a Il consiglio d Egitto (1963) e a Morte dell inquisitore (1967), ambientate rispettivamente nella Sicilia del Settecento e del Seicento, e il romanzo A ciascuno il suo (1966), incentrato su un delitto mafioso, Sciascia scrive due gialli a sfondo politico, basati sulla costante ricerca razionale della verità: Il contesto (1971) e Todo modo (1974). Sono libri nei quali affiora uno scenario drammaticamente pessimistico sul potere costituito e sulle trame occulte grazie alle quali esso si perpetua nel tempo. Oggetto dell attenzione dello scrittore è soprattutto il sistema affaristico e clientelare fiorito intorno a correnti e notabili della Democrazia Cristiana. La polemica di Sciascia contro questo partito caratterizza anche il pamphlet L affaire Moro, edito nel 1978, poco tempo dopo il sequestro e l uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse: l autore condanna la folle ideologia dei terroristi, ma lancia anche un forte atto d accusa contro la scelta della DC di rifiutare di trattare con loro per la liberazione di Moro. Nel 1979 Sciascia è eletto alla Camera dei deputati nelle fila del Partito radicale e può quindi proseguire le proprie battaglie civili anche nel cuore di quel potere di cui ha mostrato contraddizioni e devianze. I suoi articoli giornalistici, insieme alla pubblicazione di diversi volumi, ispirati a fatti di cronaca, producono spesso dibattiti e polemiche: desta scandalo, tra gli altri, un intervento pubblicato dal Corriere della Sera nel 1987 dal titolo I professionisti dell antimafia, dove in nome Il politico Aldo Moro durante un incontro pubblico negli anni Settanta. del garantismo e del rispetto delle regole stabilite Sciascia attacca gli strumenti e le modalità dell antimafia, da lui reputate estranee ai princìpi democratici dello Stato di diritto e della Costituzione. Sciascia muore a Palermo nel 1989. La passione illuministica Intellettuale e scrittore controcorrente, ostile alle interpretazioni convenzionali o astrattamente ideologiche della realtà politica e sociale, Sciascia è stato nella cultura italiana del secondo dopoguerra una sorta di battitore libero , una voce fuori dal coro e per questo puntualmente destinato a finire nell occhio del ciclone. La sua figura costituisce la perfetta sintesi tra una mai doma passione civile, lo studio rigoroso dei documenti del passato e del presente, lo sguardo razionale sul mondo e una volontà costante di intervenire nelle questioni più scottanti che hanno attanagliato la vita pubblica italiana. Da questo punto di vista, la letteratura svolge per lui un insostituibile funzione di svelamento e di denuncia delle finzioni e delle zone d ombra che avvolgono i meccanismi del potere. Sciascia ha riconosciuto in più occasioni di avere ereditato tale concezione della scrittura come mezzo di indagine critica da Manzoni, non solo quello dei Promessi sposi, ma anche quello della Storia della colonna infame: lo scrittore milanese rappresenta un modello di lettura illuministica del reale, capace di scandagliare il caos del mondo ricercando tenacemente il bandolo della matassa per orientarvisi. « stato detto , scrive Sciascia a proposito di Manzoni, «che ha convertito, convertendosi, l illuminismo al cattolicesimo; ma io penso che in lui è forse accaduto il contrario: il cattolicesimo si è convertito all illuminismo . 879

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento