Il tesoro della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento Dentro il TESTO Un episodio straziante Fede e dignità Il bianco, le sfumature 856 I contenuti tematici Siamo dinanzi alla pagina più straziante del romanzo, più volte rivista da Manzoni, al quale l ispirazione venne da un passo del trattato De pestilentia, scritto dal cardinal Borromeo a margine della grande epidemia che si scatenò a Milano nel 1630. Il tono lirico del brano contrasta fortemente con il resto del capitolo, in cui la città è rappresentata come un luogo infernale, dove la morte è divenuta avvenimento comune e privo di importanza, tanto che i cadaveri vengono ammassati sui carri dai monatti senza riguardi, come sacchi «in un mercato di granaglie . in questo contesto di desolazione che fa il suo ingresso la madre di Cecilia, con un moto dall alto verso il basso (Scendeva dalla soglia, r. 5) che ne suggerisce l estraneità al generale abbrutimento, una diversità rimarcata dall accenno a una bellezza offuscata (r. 7) ma non cancellata dai segni della malattia: una bellezza molle a un tempo e maestosa (r. 8), che la proietta in un aura di distanza. Come già nel ritratto della monaca di Monza, il narratore abbandona i canoni classici di un armonia incontaminata e lontana dalle miserie umane: la grazia si presenta romanticamente intrecciata al dramma. Immagine sublime del dolore materno, la donna assiste all agonia e alla morte delle figlie senza abbandonarsi alle lacrime o a gesti disperati. La sua asciutta commozione ha un fascino magnetico che si trasmette, prima che al lettore, a Renzo che si ferma a guardarla quasi senza volerlo (r. 4) e poi al monatto cui consegna Cecilia: questi immediatamente si fa tutto premuroso, e quasi ossequioso (rr. 30-31), non in virtù della ricompensa, ma per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato (r. 31). Ad alimentare la dignità della madre è la fede in Dio, che echeggia nelle composte parole di addio alla figlia, e si riconosce nell amorosa cura con cui ne prepara l ultimo viaggio, tutta ben accomodata, co capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio (rr. 15-17). La speranza di una vita eterna dà significato al dolore intollerabile inflitto a un innocente, sintetizzato nel doloroso accostamento nov anni, morta (r. 14). Le scelte stilistiche La scena dell addio a Cecilia è colta dal punto di vista di Renzo, che alla fine dà sfogo alla propria compassione. L attenzione concentrata con cui segue la scena, interrompendo il cammino, si traduce in un deciso rallentamento del ritmo narrativo, cadenzato da una lunga sequenza di imperfetti riservati alle azioni della madre (scendeva, veniva ecc.). Le graduali messe a fuoco comportano il ricorso sistematico alle avversative, che funzionano da aggiustamenti della prima impressione: la giovinezza della madre dunque era avanzata, ma non trascorsa (r. 6); la sua bellezza velata e offuscata, ma non guasta (r. 7); l andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d averne sparse tante (rr. 9-10). Più attento ai particolari concreti è lo sguardo riservato alla bambina, abbagliato dal vestito bianchissimo (r. 15): il superlativo si fa emblema della sua immacolata purezza. Non a caso la medesima nota di colore l unica del passo si ripresenta nella manina bianca (r. 18) e nel panno bianco (r. 34) che ne ricopre le spoglie. Manzoni conclude l episodio come l ha cominciato, su una nota alta, proponendo una visione cosmica della morte, tramite la similitudine di ascendenza classica della falce che, tagliando, pareggia tutte l erbe del prato (r. 44).

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento