Il tesoro della letteratura - volume 2

Alessandro Manzoni I promessi sposi 60 65 70 75 vitore del vicario. Una spia. Il vicario travestito da contadino, che scappa. Dov è? dov è? dàlli, dàlli! . Renzo ammutolisce, diventa piccino piccino, vorrebbe sparire; alcuni suoi vicini lo prendono in mezzo; e con alte e diverse grida cercano di confondere quelle voci nemiche e omicide. Ma ciò che più di tutto lo servì fu un «largo, largo , che si sentì gridar lì vicino: «largo! è qui l aiuto: largo, ohe! . Cos era? Era una lunga scala a mano,18 che alcuni portavano, per appoggiarla alla casa, e entrarci da una finestra. Ma per buona sorte, quel mezzo, che avrebbe resa la cosa facile, non era facile esso a mettere in opera. I portatori, all una e all altra cima, e di qua e di là della macchina,19 urtati, scompigliati, divisi dalla calca, andavano a onde: uno, con la testa tra due scalini, e gli staggi20 sulle spalle, oppresso come sotto un giogo scosso, mugghiava;21 un altro veniva staccato dal carico con una spinta; la scala abbandonata picchiava spalle, braccia, costole: pensate cosa dovevan dire coloro de quali erano.22 Altri sollevano con le mani il peso morto, vi si caccian sotto, se lo mettono addosso, gridando: «animo! andiamo! . La macchina fatale s avanza balzelloni, e serpeggiando. Arrivò a tempo a distrarre e a disordinare i nemici di Renzo, il quale profittò della confusione nata nella confusione; e, quatto quatto sul principio, poi giocando di gomita a più non posso, s allontanò da quel luogo, dove non c era buon aria per lui, con l intenzione anche d uscire, più presto che potesse, dal tumulto, e d andar davvero a trovare o a aspettare il padre Bonaventura.23 18 scala a mano: scala a pioli. 19 macchina: attrezzo. 20 staggi: i montanti della scala. 21 oppresso mugghiava: oppresso co- me sotto un giogo slegato, urlava come una bestia. 22 coloro de quali erano: coloro a cui appartenevano le spalle, braccia, costole. 23 il padre Bonaventura: a lui Renzo era stato indirizzato da fra Cristoforo. Non avendolo trovato in convento, aveva deciso di dare un «occhiata al tumulto . Dentro il TESTO Non uccidere Il vecchio mal vissuto I contenuti tematici In precedenza (cap. 12) Renzo ha assistito al saccheggio dei forni milanesi, dinanzi al quale il buon senso contadino gli ha dettato una semplice riflessione: «Se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne pozzi? . Ora l atmosfera si fa più cupa, e la perplessità si tramuta in repulsione: l idea dell omicidio gli cagionò un orrore pretto e immediato (rr. 4-5). Pur essendo convinto anch egli che la colpa della carestia vada attribuita al vicario, ritiene intollerabile ogni spargimento di sangue. Quando dunque si prospetta l ipotesi del linciaggio, il giovane interviene a fin di bene, per impedire che quella idea sciagurata venga messa in atto. La sintonia con le idee dell autore è in questo caso perfetta. Per l episodio probabilmente Manzoni attinse a un traumatico ricordo personale, ovvero al brutale assassinio del ministro napoleonico Giuseppe Prina, linciato dalla folla durante il tumulto del 1814 a pochi passi dalla sua abitazione di via Morone. La situazione precipita, e la forza pubblica non sa come regolarsi nei confronti della folla inferocita. Dal ringhioso mormorìo che essa emette in risposta all intimazione di disperdersi (rr. 26-28) emerge l atroce proposito di un vecchio mal vissuto (r. 42). Manzoni, che ricava questa figura da una fonte storica (il trattato De peste di Giuseppe Ripamonti, 841

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento