Il tesoro della letteratura - volume 2

Alessandro Manzoni 95 100 105 110 115 120 125 130 i cor nel dubbio estinti: e sia divina ai vinti il Vincitor mercè. i cuori consumati (estinti) dal dubbio: e il vincito re sia la divina ricompensa per i vinti. Discendi Amor; negli animi l ire superbe attuta: dona i pensier, che il memore ultimo dì non muta: i doni tuoi benefica nutra la tua virtude: siccome il sol che schiude dal pigro germe il fior; 97-104 Discendi come Amore, Spirito, e smorza (attuta) negli animi le ire superbe: concedi pen sieri tali che la nostra mente non sia costretta a mutare nell ultimo giorno: la tua grazia (virtude) benefica alimenti i tuoi doni, come il sole che dal pigro seme (germe) fa germogliare (schiude) il fiore; che lento poi su le umili erbe morrà non colto, né sorgerà coi fulgidi color del lembo sciolto, se fuso a lui nell etere non tornerà quel mite lume, dator di vite, e infaticato altor. 105-112 che poi, reclinato (lento) sulle erbe più basse (umili), morirà senza essere stato colto, e non sorgerà con i colori splendenti della corol la dischiusa (lembo sciolto), se diffuso nell aria (etere) non tornerà a lui il mite raggio del sole (lume), che dà vita e instancabile la alimenta (infaticato altor). Noi T imploriam! Nei languidi pensier dell infelice scendi piacevol alito, aura consolatrice: scendi bufera ai tumidi pensier del violento; vi spira uno sgomento che insegni la pietà. 113-120 Noi ti imploriamo! Discendi, Spirito, tra gli stanchi pensieri degli infelici come un soffio corroborante (piacevol alito), come una brezza (aura) che consola: cala come una bufera sui pensieri gonfi di orgoglio (tumidi) dei violenti; ispira uno sgomento che insegni loro a divenire pietosi. Per Te sollevi il povero al ciel, ch è suo, le ciglia; volga i lamenti in giubilo, pensando a Cui somiglia: cui fu donato in copia, doni con volto amico, con quel tacer pudico, che accetto il don ti fa. 121-128 Per opera tua sollevi il povero gli occhi al cielo, a lui destinato; tramuti i lamenti in grida di felicità (giubilo), nel pensiero di somigliare a Cri sto (a Cui): chi ha avuto dalla sorte abbondanti ricchezze doni con animo lieto, e in quel modo ri servato (tacer pudico), che fa apprezzare il dono. Spira dei nostri bamboli nell ineffabil riso; spargi la casta porpora 129-136 Traspari nell indicibile sorriso dei nostri bambini (bamboli); spargi il casto rossore (porpora) 95-96 sia mercè: la ricompensa per chi si lascia vincere da Dio è Dio stesso. 99-100 dona non muta: il poeta chiede allo Spirito Santo di donare all uomo pen sieri improntati a sentimenti religiosi che rimangano vivi sino all ultimo giorno (det to memore, perché tutta la vita ricompare nella memoria del morente). 112 altor: latinismo, significa letteralmen te che alimenta, che nutre . 122 ciel, ch è suo: «Beati voi che siete po veri, perché è vostro il regno di Dio (Lu ca, 6, 20). 124 a Cui somiglia: a chi è simile, perché Cristo volle essere povero fra gli uomini. 777

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento