L’AUTORE nel tempo

Il primo Ottocento L AUTORE nel tempo Un giudizio soggetto al gusto del tempo Come tutte le opere profondamente politiche , anche quella di Ugo Foscolo ha ricevuto nel tempo valutazioni contrastanti, spesso dovute alle diverse sensibilità dominanti nelle singole epoche. Inoltre la vita del poeta si è svolta in un epoca di transizione e di grandi rivoluzioni: la sua produzione è dunque ibrida e non collocabile facilmente in una categoria critica o storica, caratteristica alla quale gli studiosi in passato hanno spesso guardato con sospetto. Oggi al contrario si tende a valorizzare come una ricchezza il fatto che nella sua mentalità di autore confluissero tre fondamentali tendenze: lo scetticismo illuminista, le squisite nostalgie neoclassiche e le accese passioni romantiche. I primi giudizi, da Cesarotti a Leopardi Tra i primi a pronunciare un giudizio severo è uno dei maestri di Foscolo, Melchiorre Cesarotti, il quale gli scrive nel 1803 a proposito del romanzo: «Del tuo Ortis non voglio parlare: esso mi desta compassione, ammirazione e ribrezzo. Questa è un opera scritta da un genio in un accesso di febbre maligna. D una sublimità micidiale e d una eccellenza venefica . Anche il debito contratto con Goethe nella scrittura dell Ortis non manca di suscitare critiche aspre. Scrive l autore francese Stendhal: «Conosco una pesante imitazione del Werther, intitolata Lettere di J. Ortis . E Barbey d Aurevilly, altro autorevole scrittore francese: «Ugo Foscolo, questo falso Goethe che rifece Werther in italiano . Nemmeno Manzoni è garbato con il suo compatriota, che va a trovarlo a Parigi ma viene accolto con freddezza. Giacomo Leopardi invece mostra di stimarlo: lo spirito ribelle foscoliano è affine all anima inquieta del poeta dei Canti, che forse avrebbe desiderato essere un Foscolo condannato all esilio, invece che una sorta di prigioniero in patria. Il poeta e il patriota Proprio la figura dell esule diventa nel Risorgimento emblematica, e infatti è Giuseppe Mazzini a firmare nel 1844 una prefazione agli Scritti politici inediti di Ugo Foscolo: «Solo forse fra i moti del periodo tempestoso in cui visse , scrive Mazzini, «[Foscolo] serbò incorrotto, immutato davanti al potere, davanti alla prospera e all avversa fortuna e all esilio e alla fame, l indipendenza dell anima e del pensiero, e riconsacrò a sacerdozio in Italia l arte, scaduta purtroppo, salve poche eccezioni, a mestiere . D altra parte i giudizi negativi dei contemporanei di Foscolo avevano presto alimentato il mito, tipicamente romantico, dell artista incompreso. L apoteosi risorgimentale di Foscolo coincide con il trasferimento, nel 1871, delle sue ceneri nel «tempio di Santa Croce, a Firenze, da lui evocato e idealizzato nei Sepolcri. Giuseppe Garibaldi sosteneva, per esempio, di sapere a memoria l intero carme. Il saggio di Francesco De Sanctis Ugo Foscolo, poeta e critico, scritto proprio nel 1871, riprende le idee mazziniane ma le inquadra con chiarezza nel rapporto tra letterato e società: il critico esalta nei sonetti il culmine della maturità foscoliana, colloca i Sepolcri nel fecondo crocevia tra Illuminismo, Neoclassicismo e Romanticismo, mentre svaluta Le Grazie come un opera troppo raziocinante, priva di autentico sentimento lirico, segnata da un tipo di bellezza «incastonata, lucida e fredda, come pietra preziosa . L orientamento idealistico Nell ambito della critica idealistica del primo Novecento, una visione maggiormente unitaria della produzione foscoliana (in questo senso è fondamentale la lettura di Benedetto Croce) conduce al superamento della dicotomia tra Sepolcri e Grazie. Come scrive Eugenio Donadoni nella monografia Ugo Foscolo, pensatore, critico e poeta (1910), «il classi- 602

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento