Il tesoro della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento 205 210 la virtù greca e l ira. Il navigante che veleggiò quel mar sotto l Eubea, vedea per l ampia oscurità scintille balenar d elmi e di cozzanti brandi, fumar le pire igneo vapor, corrusche d armi ferree vedea larve guerriere cercar la pugna; e all orror de notturni silenzi si spandea lungo ne campi di falangi un tumulto e un suon di tube e un incalzar di cavalli accorrenti scalpitanti su gli elmi a moribondi, e pianto, ed inni, e delle Parche il canto. 201-202 Il navigante sotto l Eubea: il na- vigante che solcava il mare presso l isola di Eubea (oggi Negroponte), di fronte a Maratona. Foscolo scrive in proposito: «L isola d Eubea siede rimpetto alla spiaggia dove sbarcò Dario . 203 vedea: il verbo introduce la visione fantasmatica di due eserciti in lotta, quello greco vittorioso e quello persiano sconfitto. caduti combattendo. Il navigante che si sia trovato ad attraversare quel mare, costeggiando l isola di Eubea, vedeva attraverso l ampia oscurità uno scintillio (scintille balenar) di elmi e di spade che si scontravano (cozzanti brandi), i roghi funebri (le pire) emanare fuoco e vapori, vedeva fantasmi di guerrieri (larve guerriere) scintillanti (corrusche) di armi di ferro cercare la battaglia (pugna); e nello spaventoso silenzio della notte si diffondeva nei campi un prolungato tumulto di schiere combattenti e un suono di trombe (tube) e un incalzare di cavalli che accorrevano (accorrenti), calpestando gli elmi dei feriti a morte, e pianto, e canti di vittoria, e il canto di morte delle Parche. stato Foscolo stesso a rivelare che l idea di tale visione notturna della battaglia di Maratona gli fu suggerita dal geografo greco Pausania (II sec. d.C.), il quale nella sua opera Periegesi della Grecia riporta una leggenda secondo la quale «nel campo di Maratona è la sepoltura degli ateniesi morti in battaglia: e tutte le notti vi s intende un nitrir di cavalli e veggonsi fantasmi di combattenti . 205 le pire: i roghi su cui venivano brucia- ti i cadaveri durante i riti funebri. 212 pianto: quello dei feriti e degli sconfitti. delle Parche il canto: il canto delle tre dee del destino, le Parche della tradizione mitologica ellenica (Cloto, Lachesi e Atropo), le quali scrive Foscolo «cantando vaticinavano le sorti degli uomini nascenti e morenti . Dentro il TESTO Il valore storico della tomba La memoria come fonte di riscatto 594 I contenuti tematici La terza parte del carme riprende il dialogo diretto con Ippolito Pindemonte e introduce esempi di tombe dei grandi . Machiavelli, Michelangelo, Galileo (ma il poeta non li chiama per nome: si limita a evocarli attraverso le opere del loro ingegno) sono gli uomini gloriosi dei quali Foscolo ha visitato i sepolcri. Ciascuno di essi rappresenta un aspetto della cultura italiana: la critica politica (Machiavelli), l arte figurativa (Michelangelo), la scienza (Galileo). I monumenti dei grandi protagonisti della Storia incitano chi li visita a compiere imprese egregie (v. 151): la frase di tono epigrafico (vv. 151-152) che apre questa sezione ha una forte valenza enfatica, sottolineata dall enjambement*, dal chiasmo* (forte animo / urne de forti), ma soprattutto dal poliptoto* forte/forti, che intende evidenziare la funzione morale del sepolcro che si attiva soltanto in presenza di animi valorosi. La concezione foscoliana della Storia rivela dunque il suo carattere aristocratico: sono pochi uomini illustri, non le masse anonime, a determinare il corso degli eventi. L ideale antitirannico e libertario può essere incarnato esclusivamente da individui eccezionali: Machiavelli (presentato, con un evidente distorsione interpretativa, come un difensore della libertà che svela implicitamente la violenza del potere); Dante, emblema dell impegno civile; infine Alfieri, inquieta e solitaria figura che freme di amor di patria (v. 197), vero alter ego, sdegnato e malinconico, dell autore. Sia Dante sia Petrarca (anch egli ricordato), pur non essendo sepolti a Firenze (Dante fu tumulato a Ravenna, Petrarca ad Arquà), vengono inclusi nell ideale pantheon italiano che dalla città toscana estende la propria fama al resto della nazione. Proprio perché ospita i resti di questi eroi esemplari Firenze integra le proprie bellezze naturali (le aure pregne di vita, v. 166; i lavacri / che da suoi gioghi a te versa Apennino,

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento