Il tesoro della letteratura - volume 2

Il Settecento LETTURE critiche Comprendere il PENSIERO CRITICO 1 In quali modi può essere letto Dei delitti e delle pene? 2 Dei delitti e delle pene tratta anche del complesso rapporto che l ineguaglianza instaura con il diritto: riassumine brevemente i concetti chiave, spiegandone i risvolti sovversivi che sono valsi all autore il titolo di socialista . 292 siderato come un manifesto, grandissimo, del garantismo. Al di là della difesa della libertà individuale, si delinea la trama delle relazioni sociali all interno delle quali questa è destinata a produrre i suoi frutti, a dare l impronta alla società nel suo insieme. Il carattere politico di questo scritto esplode. Ben più che la presentazione sistematica delle diverse argomentazioni, è questa caratteristica a conferirgli forza e ad assicurargli una straordinaria fortuna. Ma dove deve condurci il diritto? Per Beccaria, esso non è una mera garanzia procedurale. anche questo, ma guardando verso il fine della felicità, dell eguaglianza. Il gran tema della felicità possiede questo libro, Il raggiungimento della felicità appare inscindibile dall eguaglianza. Sulla analisi penalistica s innesta così una riflessione su condizioni materiali, differenze di fortuna e di possibilità, leggi volte a soddisfare soltanto l interesse di pochi. E non ci si limita a segnare la via dell unicità soggettiva del diritto penale come quella che appunto promuove e produce eguaglianza tra i cittadini. L origine e l impiego delle ricchezze divengono tema ricorrente nel discorso, con accenti netti contro il parassitismo e indicazione di limiti che appaiono invalicabili: «le ricchezze comprano piaceri e non autorità , se non si vuole che lo stesso ordine politico risulti stravolto e corrotto. Ma, spingendosi al di là dell impiego buono e ben regolato delle ricchezze, Beccaria lascia cadere un dubbio più radicale. Parlando del furto, lo indica come «il delitto della miseria e della disperazione, il delitto di quella infelice parte di uomini a cui il diritto di proprietà (terribile, e forse non necessario diritto) non ha lasciato che una nuda esistenza . Con quelle poche parole tra parentesi Beccaria revoca in dubbio uno dei presupposti della discussione all interno della quale pur egli si muove; abbandona la logica dell assolutezza della proprietà, alla quale è solo disposto a riconoscere un carattere strumentale. Scriverà, infatti, più avanti: il commercio, la proprietà dei beni, non sono un fine del patto sociale, ma possono esser un mezzo per ottenerlo . Sottolineo quel possono : non c è, dunque, un rapporto di necessità tra realizzazione dei fini del patto sociale e riconoscimento sociale e giuridico del diritto di proprietà. Nelle parole di Beccaria in quel suo insistere su miseria , disperazione e infelicità c è un forte tratto di pietà umana, che incrina per un momento la rigorosa concezione del delitto come danno sociale, fa emergere appunto una condizione di ineguaglianza e la segnala all attenzione di chi deve giudicare [...]. Ma Beccaria non si ferma qui, non si limita a dar prova di comprensione. Ciò che rende davvero terribile il diritto di proprietà è il suo essere strumento di esclusione di cittadini, di quella infelice parte di uomini a cui [...] non ha lasciato che una nuda esistenza . La critica, dunque, s indirizza al modo d essere dell organizzazione sociale, al ruolo che in essa assume il riconoscimento della proprietà come diritto assoluto. E Beccaria intuisce e anticipa così il gran tema del secolo successivo, che non caratterizza solo il pensiero socialista e comunista. Non solo per questo, ma sicuramente anche per questo, a Cesare Beccaria toccherà la ventura d essere uno dei primi destinatari dell aggettivo socialista , con assoluta connotazione negativa. Lo farà il più aspro e rapido dei suoi critici, il monaco Francesco Facchinei [...]. Stefano Rodotà, Prefazione, in Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, Feltrinelli, Milano 2009

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento