Le grandi rivoluzioni moderne

Il Settecento in sintesi Anche in Italia si attuano riforme per modernizzare l amministrazione, soprattutto nella Lombardia governata dall Austria. Anche a Parma, a Napoli e in Toscana circolano nuove idee, mentre la Stato della Chiesa si oppone al rinnovamento. Nonostante le riforme amministrative ed economiche, manca un apertura alla partecipazione politica dei ceti popolari e della borghesia. Questo atteggiamento genera insofferenza, soprattutto nelle classi dirigenti lombarde. Le riforme in Italia Il vento riformista spira anche nella penisola italiana, in particolare negli Stati governati dalle dinastie degli Asburgo, dei Lorena e dei Borbone. La Lombardia asburgica, specialmente fino al 1780, costituisce l esperienza più riuscita di modernizzazione delle strutture amministrative; su tutte, la riforma del catasto segna una pietra miliare nel processo di rinnovamento della burocrazia statale, costituendo la base per una tassazione della ricchezza fondiaria più funzionale allo sviluppo dell agricoltura. Ma centri vivaci del dispotismo illuminato italiano sono anche Parma e Napoli (almeno dal punto di vista del dibattito sulle riforme, perché gli effetti concreti dell azione riformatrice sono in realtà scarsi) e la Toscana di Pietro Leopoldo (granduca dal 1765 al 1790). Molto meno aperti alle istanze di rinnovamento si dimostrano invece altri Stati della penisola. A Venezia non mancano fermenti innovativi, che producono però risultati di scarso rilievo; lo stesso si può dire di Genova e soprattutto dello Stato della Chiesa, che costituisce il freno più importante alla diffusione delle nuove idee. I limiti del dispotismo illuminato Anche laddove le esperienze di governo si dimostrano più efficaci, comunque, alle riforme in campo amministrativo, economico e civile non corrisponde un ampliamento della partecipazione politica. L esclusione non riguarda soltanto le classi popolari, che continuano a rimanere del tutto estranee ai processi decisionali di più alto livello, ma anche la stessa borghesia. significativo, in proposito, il mutamento che segue l ascesa al trono austriaco di Giuseppe II, dopo la fine del regno di Maria Teresa (1780). Il nuovo imperatore non abbandona la politica riformatrice della madre, ma la sua volontà accentratrice frustra le energie locali e crea malcontento nelle classi dirigenti lombarde, che sentono venir meno il clima di collaborazione instauratosi nei decenni precedenti. Le grandi rivoluzioni moderne I limiti e le contraddizioni del dispotismo illuminato sono un fatto europeo, oltreché italiano, e contribuiscono a spiegare l origine dell incendio rivoluzionario che, alla fine del secolo, coinvolge il continente. Non è un caso che esso abbia origine proprio in Francia, dove le istanze riformatrici trovano più difficile applicazione. La prima rivoluzione moderna riguarda le colonie inglesi d America, dove il malcontento per le tasse da pagare alla madrepatria sfocia in un conflitto armato. Nel 1776 le colonie dichiarano l indipendenza dalla Gran Bretagna, creando uno Stato federale repubblicano, regolato dalla Costituzione degli Stati Uniti d America. La Rivoluzione americana La prima esperienza rivoluzionaria moderna matura in realtà lontano dalle sponde europee, nelle colonie inglesi del continente americano. Qui, il malcontento nei confronti del pesante carico fiscale imposto dalla madrepatria sfocia in un conflitto armato e, nel 1776, in una Dichiarazione di indipendenza dalla Gran Bretagna. Nel 1787 le colonie, ormai di fatto autonome, si uniscono in un nuovo organismo politico federale, in cui ogni singolo Stato conserva un certo grado di autonomia. La Costituzione degli Stati Uniti d America, approvata nello stesso anno, dà vita a un ordinamento politico repubblicano, fondato sul rispetto della libertà individuale e sulla limitazione dell arbitrio del governo, le cui prerogative sono sancite dalla legge e bilanciate dall indipendenza del potere legislativo (affidato al Congresso) e giudiziario (assegnato alla Corte Suprema). In Francia, nel 1789, la crisi economica e politica costringe il re a convocare gli Stati generali, in cui clero e nobiltà si oppongono al Terzo Stato. La presa della Bastiglia dà inizio alla Rivoluzione francese; viene approvata la Dichiarazione dei diritti dell uomo e del cittadino. La Rivoluzione francese Due anni dopo la proclamazione della Costituzione americana, la rivoluzione scoppia nel cuore stesso dell Europa. Mentre negli Stati generali l assemblea convocata dal re, suo malgrado, per far fronte alla grave crisi economica e politica che sta attraversando la Francia si consuma lo scontro fra clero e nobiltà da una parte e Terzo Stato dall altra, il 14 luglio 1789, a Parigi, una sommossa popolare si conclude con la presa della Bastiglia, una fortezza-prigione urbana. L irrompere sulla scena delle masse popolari parigine, che per la prima volta nella storia diventano protagoniste degli eventi politici e istituzionali, accelera il processo rivoluzionario. Poche settimane dopo la presa della Bastiglia, il 26 204

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento