Cronache dal passato - Uno sfortunato tentativo di fuga

Il Seicento in sintesi Nel 1580 riesce a tornare in Spagna, si sposa e si trasferisce nella Mancia, dove lavora come esattore delle tasse. A Siviglia nisce più volte in carcere per alcune illegalità commesse nel lavoro. Trascorre gli ultimi anni a Madrid, dove muore nel 1616. Il ritorno in patria e gli ultimi anni Nel 1580 fa finalmente ritorno in patria. Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios e con lei si stabilisce per qualche tempo in un villaggio della Mancia. Intanto ottiene qualche modesto incarico nell amministrazione pubblica: viene nominato commissario per la fornitura di viveri della flotta spagnola e poi esattore delle imposte. Nel 1586 si trasferisce a Siviglia. Nella città andalusa, finisce in carcere per alcuni periodi, accusato di presunte irregolarità nello svolgimento di un lavoro che non gli è congeniale. probabilmente in prigione che concepisce il disegno narrativo del suo Don Chisciotte. Nel 1606 si stabilisce a Madrid, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, verosimilmente i più sereni. Muore nel 1616, un anno dopo aver dato alle stampe la seconda parte del Don Chisciotte. CRONACHE dal PASSATO Uno sfortunato tentativo di fuga C L autentico gentiluomo non tradisce, a costo della vita atturato durante il ritorno in patria da Napoli, nel 1575, Cervantes viene portato ad Algeri, dove è assegnato come schiavo ad Alì Mamì, un corsaro di origine greca. Il piano e il tradimento Il prigioniero cerca più volte di fuggire, mettendo a rischio la propria vita: il tentativo più eclatante risale al 1577. Il piano viene studiato da Cervantes nei minimi dettagli per essere messo in atto durante un assenza del padrone. Si tratta di un progetto di fuga collettivo: lo scrittore ha diversi complici, ma qualcuno che viene a conoscenza del disegno decide di tradirli, proprio mentre tutto sta per andare a buon fine. Gli sgherri del bey (il califfo) riescono così a intercettare i fuggitivi e ad arrestarli. Miguel, considerato il principale responsabile, è condotto al cospetto di Hazan Pascià, il crudele bey di Algeri. Una straordinaria forza d animo Simili tentativi di fuga venivano puniti spesso con la morte o, nella migliore delle ipotesi, con qualche mutilazione corporale: il califfo promette a Cervantes di lasciarlo vivere in cambio dei nomi dei complici, che lui però non vuole tradire. Dichiara 118 perciò ripetutamente di essere l unico colpevole e di non aver ricevuto aiuti dall esterno. Benché Hazan Pascià abbia le prove che non è andata affatto così, Cervantes è irremovibile e continua a sostenere imperterrito la sua versione. Da quanto ci è dato sapere, il califfo musulmano rimane particolarmente colpito dalla fermezza d animo di questo gentiluomo cristiano, la cui coscienza non ammetteva la possibilità del tradimento. Tanto che alla fine è il potente signore di Algeri ad arrendersi, rinunciando a esigere da Cervantes i nomi dei suoi amici. La sentenza di Hazan Pascià è peraltro straordinariamente mite, considerando la sua proverbiale inflessibilità: né la pena capitale né il taglio del naso o delle orecchie, bensì Miguel de Cervantes fatto prigioniero ad Algeri nel 1575. Illustrazione in L Algerie ancienne et moderne di Léon Galibert. Edizione italiana a colori del 1846. soltanto cinque mesi di carcere ai bagni turchi . A quei tempi erano chiamate così le prigioni in cui venivano rinchiusi gli schiavi colpevoli di particolari delitti: vi erano detenuti circa ventimila cristiani. Cervantes vi trascorre alcuni mesi tra il 1577 e il 1578, tenuto in catene, in una stanza fetida e buia, guardato a vista da spietati aguzzini muniti di bastone e desiderosi di usarlo alla minima occasione. Ma questa è la cosa importante ha salva la vita e, una volta tornato in patria, potrà scrivere il suo capolavoro.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento