T18 - Il sabato del villaggio

T18

Il sabato del villaggio

Canti, 25

Come nella Quiete dopo la tempesta, anche in questa poesia, composta nello stesso periodo (settembre 1829), Recanati rappresenta un “microcosmo” utile a raffigurare una condizione esistenziale che riguarda tutti gli individui.


Metro Canzone libera composta da 4 strofe di diversa misura, formate da endecasillabi e settenari liberamente rimati.
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Audiolettura

La donzelletta vien dalla campagna,

in sul calar del sole,

col suo fascio dell’erba; e reca in mano

un mazzolin di rose e di viole,

5       onde, siccome suole,

ornare ella si appresta

dimani, al dì di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicine

su la scala a filar la vecchierella,

10    incontro là dove si perde il giorno;

e novellando vien del suo buon tempo,

quando ai dì della festa ella si ornava,

ed ancor sana e snella

solea danzar la sera intra di quei

15    ch’ebbe compagni dell’età più bella.

Già tutta l’aria imbruna,

torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre

giù da’ colli e da’ tetti,

al biancheggiar della recente luna.

20    Or la squilla dà segno

della festa che viene;

ed a quel suon diresti

che il cor si riconforta.

I fanciulli gridando

25    su la piazzuola in frotta,

e qua e là saltando,

fanno un lieto romore:

e intanto riede alla sua parca mensa,

fischiando, il zappatore,

30    e seco pensa al dì del suo riposo.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,

e tutto l’altro tace,

odi il martel picchiare, odi la sega

del legnaiuol, che veglia

35    nella chiusa bottega alla lucerna,

e s’affretta, e s’adopra

di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,

pien di speme e di gioia:

40    diman tristezza e noia

recheran l’ore, ed al travaglio usato

ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,

cotesta età fiorita

45    è come un giorno d’allegrezza pieno,

giorno chiaro, sereno,

che precorre alla festa di tua vita.

Godi, fanciullo mio; stato soave,

stagion lieta è cotesta.

50    Altro dirti non vo’; ma la tua festa

ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

 >> pagina 975 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Nella Quiete dopo la tempesta ( T17, p. 970) – insieme al quale il presente componimento forma una sorta di dittico – il piacere illusorio era quello successivo alla paura e al dolore; nel Sabato del villaggio è invece quello che precede la festa. Il primo testo si concludeva con ironia e con il pensiero della morte; il secondo con una nota affettuosa rivolta agli adolescenti affinché godano della gioia speranzosa del sabato della vita: la festa che verrà sarà meno piacevole.

Come il sabato è infatti il giorno più lieto della settimana, perché viviamo in anticipo l’allegria che immaginiamo nel seguente giorno festivo, così la fanciullezza è il periodo più sereno dell’esistenza, in quanto il nostro animo è pervaso da un’ottimistica aspettativa dell’avvenire. Ma, come poi la domenica trascorrerà triste e vuota, allo stesso modo la maturità della vita si rivelerà deludente, giacché, anziché portare i beni e la felicità sperata, si rivelerà fonte di disinganno e di dolore. Dunque l’unica gioia che ci è concessa è quella dell’attesa: l’immaginazione di un bene sperato è sempre migliore del suo godimento effettivo e il sogno è infinitamente più bello della realtà.

 >> pagina 976 
Leopardi, come in altri componimenti, parte dall’idillio, cioè dalla descrizione di uno spettacolo familiare e paesano, e giunge a una meditazione filosofica sulla vita e sul destino degli uomini. Tuttavia non si tratta di due elementi slegati tra loro. Già nella prima strofa, incentrata sulla narrazione della gaiezza delle persone che attendono la domenica, vengono introdotte immagini dal chiaro significato simbolico. Per esempio la donzelletta rappresenta la speranza nel futuro, mentre la vecchierella, non a caso rivolta al tramonto (cioè al passato), simboleggia il piacere che si prova nel ricordo, poiché nella «rimembranza» la realtà viene trasfigurata e diventa più gradevole. Ciò significa che per Leopardi la felicità in atto non esiste; essa è solo illusione, nel senso che la aspettiamo per il futuro oppure la immaginiamo nel passato: «Il piacere è sempre passato o futuro» (Zibaldone, 20 gennaio 1821).

Le scelte stilistiche

Il tono della poesia è lieve: anche se la filosofia comunicata dal poeta è sconsolata, ciò non lo conduce a osservazioni brusche e perentorie. Al contrario il suo discorso si svolge pacato, quasi con infantile cordialità. L’allocuzione finale al garzoncello scherzoso (v. 43) si chiude nel segno di una premurosa affabilità; perfino l’invito a godere il piccolo spazio di piacere della giovinezza prima che esso sia travolto dall’implacabile continuità della noia e del dolore della vita è come alluso, pietosamente dissimulato dalla preterizione* (Altro dirti non vo’, v. 50): perché turbare le ingenue speranze del fanciullo, confidandogli prima del tempo l’incombere dell’«arido vero»?

Verso le COMPETENZE

COMPRENDERE

1 Fai la parafrasi della prima strofa.


2 Come si spiega, nella prima strofa, l’animazione delle persone?


3 Qual è la preoccupazione del falegname?


4 Perché la domenica appare più triste del sabato? In quali pensieri sono assorte le persone nel giorno festivo?

ANALIZZARE

5 Nel testo torna più volte il termine festa. Rintraccia tutte le occorrenze del vocabolo e spiega il significato che esso assume di volta in volta.


6 Individua tutti gli elementi lessicali che fanno riferimento al motivo dell’attesa.


7 Al verso 15 compagni è

  • a soggetto.
  • b complemento oggetto.
  • c complemento predicativo del soggetto.
  • d complemento predicativo dell’oggetto.


8 Individua i nomi alterati e spiega la loro funzione espressiva.

INTERPRETARE

9 Spiega in che modo i verbi utilizzati in riferimento alla donzelletta (v. 1) e alla vecchierella (v. 9) sottolineino il valore simbolico di queste due figure.


10 Quale concetto, poi esplicitamente sviluppato, viene anticipato dall’immagine della vecchierella (vv. 9 e ss.)?

Produrre

11 Scrivere per argomentare. Come accennato nella nota 4, il poeta Giovanni Pascoli ha notato come rose e viole non potevano comparire nello stesso mazzolino: «Rose e viole nello stesso mazzolino campestre d’una villanella, mi pare che il Leopardi non le abbia potute vedere», annota maliziosamente. Nella scrittura di un testo creativo, poetico o narrativo, è preferibile l’estrema precisione oppure l’efficacia delle immagini, anche a costo di essere imprecisi? Sulla base dei tuoi studi e delle tue conoscenze personali, rifletti sul tema con un testo argomentativo di circa 30 righe.

Il tesoro della letteratura - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento