Da Marsiglia a Parigi
Vita, Epoca terza, cap. 4
Vita, Epoca terza, cap. 4
Alfieri inizia a viaggiare da adolescente e, nel giro di due anni, visita tutti i più importanti Stati d’Europa. Soggiorna anche in Francia: in questa famosa descrizione di Marsiglia, dove il poeta guarda l’infinito del mare, si avverte il suo gusto per i paesaggi liberi e sterminati.
Oltre il teatro, era anche uno de’ miei divertimenti in Marsiglia il bagnarmi
quasi ogni sera nel mare. Mi era venuto trovato1 un luoghetto graziosissimo ad
una certa punta di terra2 posta a man dritta3 fuori del porto, dove sedendomi su la
rena4 con le spalle addossate a uno scoglio ben altetto5 che mi toglieva ogni vista
5 della terra da tergo, innanzi ed intorno a me non vedeva altro che mare e cielo; e
così fra quelle due immensità abbellite anche molto dai raggi del sole che si tuffava
nell’onde, io mi passava un’ora di delizie fantasticando; e quivi avrei composte
molte poesie, se io avessi saputo scrivere o in rima o in prosa in una lingua qual
che si fosse.
10 Ma tediatomi pure anche del soggiorno di Marsiglia, perché ogni cosa presto
tedia gli oziosi; ed incalzato ferocemente dalla frenesia6 di Parigi; partii verso il 10
d’agosto, e più come fuggitivo che come viaggiatore,7 andai notte e giorno senza
posarmi8 sino a Lione. Non Aix9 col suo magnifico e ridente passeggio; non Avignone,
già sede papale,10 e tomba della celebre Laura;11 non Valchiusa, stanza già sì
15 gran tempo del nostro divino Petrarca; nulla mi potea distornare12 dall’andar dritto
a guisa di saetta13 in verso Parigi. In Lione la stanchezza mi fece trattenere due notti
e un giorno; e ripartitone con lo stesso furore, in meno di tre giorni per la via della
Borgogna mi condussi in Parigi.
1 Riassumi il contenuto del brano in circa 5 righe.
2 Che cosa rende piacevole il soggiorno di Alfieri a Marsiglia?
3 Quali sentimenti dominano nella descrizione dei luoghi?
4 Che cosa apprezza di più Alfieri della visita alla città di Avignone? perché?
5 Quale ragione spinge l’autore a viaggiare come se stesse fuggendo? Da quali punti del testo si evince il suo stato d’animo?
6 Analizza il lessico del brano. Come potremmo definirlo? Motiva la tua risposta facendo esempi opportuni.
Approfondisci, con riferimento ad altri testi che conosci, il sentimento della noia e il desiderio di infinito che lo scrittore descrive in questo brano. In che misura, a tuo giudizio, tali comportamenti sono coerenti con l’immagine che Alfieri tende a dare di sé nell’opera letteraria? Continua il tuo commento facendo riferimento alle tue esperienze personali e sviluppa uno di questi due aspetti presenti nel brano:
Lo storico Giovanni Belardelli (n. 1951) riflette sulle diverse interpretazioni date nel corso degli ultimi due secoli sull’opera e sulla figura di Vittorio Alfieri.
Da tempo quasi nessuno più legge gli scritti di Vittorio Alfieri. Eppure le sue
tragedie ebbero uno straordinario successo nell’Italia di fine Settecento, durante il
cosiddetto “triennio giacobino”, e furono ristampate moltissime volte per tutto il
primo tratto del secolo seguente. Alfieri era morto da poco, nel 1803, e già ebbe
5 l’onore di essere ricordato da Ugo Foscolo nei Sepolcri con alcuni versi famosi, che
contenevano tra le altre cose l’immagine delle due «ossa [che] fremono amor di
patria».
Alfieri, poeta e scrittore che «mosse guerra a’ tiranni» secondo il giudizio
di Leopardi, divenne rapidamente celebre come profeta della libertà e
10 dell’indipendenza d’Italia, colui che aveva contribuito a risvegliare la coscienza
nazionale di un popolo dormiente da secoli. Si nutrirono dei suoi scritti i primi
cospiratori del Risorgimento e si richiamò più volte a lui Giuseppe Mazzini.
Giuseppe Garibaldi, nell’ottobre 1860, rivolgendosi alle sue truppe dopo la
battaglia del Volturno, riprese una celebre frase di Alfieri.
15 […] Nel corso dell’Ottocento ad Alfieri dedicarono studi alcune delle figure
più significative del tempo: da Vincenzo Gioberti a Mazzini (autore […] di una
delle letture più acute di Alfieri), da Giosuè Carducci a Francesco De Sanctis. Nel
Novecento dell’Alfieri politico scrissero Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Piero
Gobetti oltre a uno stuolo di critici letterari di professione: Natalino Sapegno, Luigi
20 Russo, Giacomo Debenedetti e vari altri. I giudizi sono sorprendentemente diversi:
per alcuni Alfieri è un rivoluzionario e un patriota, per altri è un reazionario che
non riesce a staccarsi dalla sua origine aristocratica; per molti le sue idee sono
riconducibili a una concezione liberale costituzionale, per altri saremmo invece di
fronte a un pensatore anarchico ovvero all’esponente – lo sostenne Gobetti – di
25 un liberalismo attivistico e rivoluzionario; se in tanti ne celebrano il patriottismo,
qualcuno lo considera addirittura – con il Misogallo – un anticipatore del
nazionalismo intollerante e aggressivo che si ritroverà poi nel fascismo. Spesso
in questi giudizi Alfieri diventava soprattutto lo specchio in cui ciascun interprete
vedeva riflesse le proprie idee politiche.
30 Molti, pur apprezzando in Alfieri la passione per la libertà, hanno rilevato
come ne avesse un’idea astratta e indeterminata, come guardasse a modelli greci e
romani e disprezzasse invece il mondo a lui contemporaneo. I suoi eroi, osservò
Francesco De Sanctis, erano personificazioni di concetti più che di persone. Una
critica analoga la aveva già espressa, tra gli altri, Mazzini, che pure definiva «nobile,
35 generosa, sublime» l’intenzione di Alfieri di alimentare con le sue tragedie l’odio
verso la tirannide.
Rilette oggi, queste critiche inducono in fondo a chiedersi se la sua eredità non
stia anche in qualcosa d’altro. Se cioè non derivino anche da Alfieri, da quello
straordinario successo un tempo avuto dalle sue opere, alcune caratteristiche
40 dell’antropologia politica italiana: certa inclinazione alle posizioni magniloquenti
e astratte, certi eroismi meramente verbali, certe pose teatrali, che spesso hanno
caratterizzato la vita politica e il discorso pubblico del nostro Paese.
Giovanni Belardelli, Uno, dieci, cento, mille Alfieri, “Corriere della Sera”, 12 aprile 2018
1 Quali elementi dimostrano il successo riscosso da Alfieri alla fine del Settecento?
2 Che immagine di Alfieri diede Ugo Foscolo? e Leopardi?
3 Per quale ragione Alfieri divenne un antesignano del Risorgimento?
4 Belardelli scrive che Alfieri è stato uno specchio in cui ciascun interprete vedeva riflesse le proprie idee politiche (rr. 27-28). Spiega questa affermazione sulla base delle interpretazioni citate nell’articolo.
5 In che cosa consiste l’“astrattezza” che alcuni importanti lettori imputano ad Alfieri?
6 In quale punto dell’articolo l’autore esprime il proprio punto di vista? Ti sembra che la figura di Alfieri ne esca positivamente? Motiva la tua risposta.
L’articolo di Belardelli individua nell’opera e nell’atteggiamento di Alfieri alcuni tratti tipici dell’antropologia politica italiana. Facendo riferimento ai testi alfieriani che hai letto, condividi questa tesi? In generale, ritieni che sia possibile definire alcune costanti non solo della politica, ma più ampiamente dell’identità e del costume degli italiani? Rispondi e argomenta sulla base delle tue conoscenze e delle tue personali riflessioni ed esperienze.
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento