Tra lodi e critiche
La fama di Parini si diffonde sin dal suo esordio con Alcune poesie di Ripano Eupilino. Accolto grazie a questi componimenti nell’Accademia dei Trasformati, il poeta diventa presto un’autorità nella Milano del tempo, suscitando ammirazione e qualche invidia.
Alessandro Verri e Pietro Secchi, primi recensori delle parti allora pubblicate del Giorno, paragonano Parini ai più grandi poeti satirici dell’antica Roma, Orazio e Giovenale; Pietro Verri non nasconde invece un certo astio nei suoi confronti, giudicando la sua satira troppo blanda e la descrizione dell’ambiente aristocratico troppo gradevole, tale da invogliare a frequentarlo.
Generoso di lodi nei confronti del poeta lombardo è il critico suo contemporaneo Giuseppe Baretti. Egli ritiene Parini «uno di que’ pochissimi buoni poeti che onorano la moderna Italia», ma allo stesso tempo, fortemente avverso com’è alla tradizione arcadica, gli rivolge una critica relativa alla finezza dello stile: «Temo però», scrive ancora Baretti, «che la sua satira non produca quel frutto che dovrebbe produrre, perché è scritta qui e qua con molta sublimità di poesia».