Il Seicento
La «grande e imperitura conquista di Galilei» è stata «la unificazione della fisica e dell’astronomia» (Rossi); essa, insieme alle scoperte galileiane sul moto, viene subito fatta propria da grandi pensatori e scienziati come Cartesio e Newton.
Tuttavia il contributo galileiano alla storia del pensiero occidentale non può essere limitato alla sfera scientifica. La critica serrata al principio di autorità è uno dei maggiori fattori che portano, anche se lentamente, a quella “rivoluzione culturale” che dà inizio alla modernità. Nonostante la censura ecclesiastica delle sue idee, queste influenzano da subito scienziati e pensatori di tutto il mondo, mentre diversi discepoli proseguono le ricerche del maestro.
Uno dei primi interventi pubblici a favore di Galileo è opera di un altro eroe del libero pensiero: nei primi mesi del 1616, infatti, poco prima della condanna delle tesi copernicane pronunciata dal Santo Uffizio, il filosofo calabrese Tommaso Campanella (1568-1639) scrive un libro dal titolo Apologia pro Galileo (Difesa di Galileo, pubblicato in Germania nel 1622). In quest’opera Campanella dimostra la necessità di liberare l’indagine scientifica dagli schematismi aristotelici, affermando altresì che questa libertà gioverà anche alla teologia, perché le Sacre Scritture e la natura sono due codici (nel senso di “libri” o “volumi”) dello stesso mondo creato da Dio. Al di là del suo contenuto filosofico, il testo rappresenta un esempio di coraggio intellettuale: infatti Campanella, al momento della stesura del testo, è prigioniero dell’Inquisizione, accusato di eresia; ciononostante, ha il coraggio di prendere le difese dello scienziato pisano, senza curarsi delle conseguenze che questo atto potrebbe avere.