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I SAPERI fondamentali

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natura

La natura è vista inizialmente da Leopardi come una madre, «madre nostra e dell’universo», dolce e benigna, fonte di piacevoli illusioni che trasfigurano i dolori dell’esistenza. Al rapporto armonioso che l’uomo ha avuto in passato con la natura egli guarda come a una risorsa, in gran parte persa nel presente: «celeste naturalezza» dice essere quella condizione privilegiata che nasce dalla vicinanza con la natura e da cui la grande poesia è scaturita in modo quasi istintivo. L’approdo al materialismo lo induce poi a correggere progressivamente la sua visione della natura: essa diventa «origine vera de’ mali de’ viventi», entità violenta, ostile, malefica, infine matrigna indifferente alla sorte dei suoi figli, che restano stritolati senza pietà nel suo meccanico, imperturbabile ingranaggio.

pessimismo

Inizialmente Leopardi collega l’infelicità della condizione umana allo sviluppo della civiltà, e dunque alla perdita di un rapporto armonioso con la natura, tanto da far parlare di “pessimismo storico”. Con il tempo egli matura la convinzione che l’infelicità non sia un contingente, bensì un dato costitutivo e assoluto che riguarda tutte le creature viventi e tutte le epoche, approdando al cosiddetto “pessimismo cosmico”.

Questa visione lucida e impietosa della vita non si traduce però mai in scetticismo o in lamentosa recriminazione, né in un atteggiamento misantropo. Il poeta manifesta anzi la volontà eroica di affrontare con coraggio e con stoica imperturbabilità le sofferenze dell’esistenza, invitando gli uomini alla solidarietà, a una «grande alleanza degli esseri intelligenti» perché facciano causa comune contro la sventura in nome della fratellanza e della pietas, ovvero di un sentimento di amore e di rispetto nei confronti dei propri simili.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento