T3 - La natura umana

T3

La natura umana

Ricordi, 5; 15; 17; 24; 32; 41; 134; 145; 161

Come si vede negli eventi della politica, tutte le azioni umane risultano caratterizzate dall’imprevedibilità. Se è impossibile definire oggettivamente la moralità di ciascun individuo, un tratto che accomuna tutti gli uomini è la fragilità. È questo uno dei più tormentati approdi del pessimismo guicciardiniano.

5

Se gli uomini fussino discreti o grati a bastanza,1 doverrebbe uno padrone, in ogni
occasione che n’ha, beneficare quanto potessi2 e suoi servidori; ma perché la esperienza
mostra – e io l’ho sentito da’ miei servidori in me medesimo – che spesso
come sono pieni,3 o come al padrone manca occasione di potergli trattare bene 

5      come ha fatto per el passato, lo piantano, chi pensa al profitto suo debbe procedere
con la mano stretta,4 e con loro inclinare più presto5 nella scarsità6 che nella larghezza,7
intrattenendogli8 più con la speranza che con gli effetti; la quale perché gli
possa ingannare,9 è necessario beneficarne talvolta qualcuno largamente, e questo
basta; perché è naturale degli uomini che in loro possa ordinariamente tanto più
la speranza che el timore, che10 più gli conforta e intrattiene11 lo essemplo di uno
che veggono benificato che non gli spaventa12 el vedersene innanzi agli occhi molti
che non sono stati bene trattati.


         15

         Io ho desiderato, come fanno tutti gli uomini, onore e utile:13 e n’ho conse­guito14
molte volte sopra15 quello che ho desiderato o sperato; e nondimeno16 non v’ho

15    poi mai trovato drento quella satisfazione che io mi ero immaginato; ragione,
chi bene la considerassi, potentissima a tagliare assai delle vane cupidità degli
uomini.17


         17

         Non crediate a coloro che fanno professione18 d’avere lasciato le faccende e le grandezze19
volontariamente e per amore della quiete, perché quasi sempre ne è stata 

20    cagione o leggerezza o necessità:20 però21 si vede per esperienza che quasi tutti,
come se gli offerisce uno spiraglio22 di potere tornare alla vita di prima, lasciata la
tanto lodata quiete, vi si gettano con quella furia che fa el fuoco23 alle cose bene
unte e secche.

24

Non è la più labile cosa24 che la memoria de’ benefici ricevuti: però fate più fondamento 

25    in su quegli che sono condizionati in modo che non vi possino mancare,
che in su coloro quali avete beneficati;25 perché spesso o non se ne ricordano o
presuppongono e benefici minori che non sono o reputano che siano fatti quasi
per obligo.


32

La ambizione non è dannabile,26 né da vituperare27 quello ambizioso che ha appetito28 

30    d’avere gloria co’ mezzi onesti e onorevoli: anzi sono questi tali che operano
cose grande e eccelse, e chi manca di questo desiderio è spirito freddo29 e inclinato
più allo ozio che alle faccende.30 Quella è ambizione perniziosa31 e detestabile che
ha per unico fine la grandezza, come hanno communemente e prìncipi, e quali,32
quando se la propongono per idolo,33 per conseguire ciò che gli34 conduce a quella, 

35    fanno uno piano della conscienza, dell’onore, della umanità e di ogni altra cosa.35


41

Se gli uomini fussino buoni e prudenti, chi è preposto36 a altri legittimamente
arebbe a usare più la dolcezza che la severità; ma essendo la più parte o poco
buoni o poco prudenti, bisogna fondarsi più in sulla severità: e chi la intende altrimenti,
si inganna.37 Confesso38 bene che, chi potessi mescolare e condire bene 

40    l’una con l’altra,39 farebbe quello ammirabile concento40 e quella armonia, della
quale nessuna è più suave: ma sono grazie che a pochi el cielo largo destina e forse
a nessuno.41


134

Gli uomini tutti per natura sono inclinati più al bene che al male, né è alcuno el quale,
dove altro rispetto42 non lo tiri in contrario, non facessi più volentieri bene che 

45    male; ma è tanto fragile la natura degli uomini e sì spesse43 nel mondo le occasione
che invitano al male, che gli uomini si lasciano facilmente deviare dal bene. E però e
savî legislatori trovorono44 e premi e le pene: che45 non fu altro che con la speranza
e col timore volere tenere fermi gli uomini nella inclinazione loro naturale.


145

Abbiate per certo46 che, benché la vita degli uomini sia breve, pure a chi sa fare 

50    capitale del tempo e non lo consumare vanamente, avanza tempo assai:47 perché la
natura dell’uomo è capace, e chi è sollecito e risoluto gli comparisce mirabilmente
el fare.
48


161

Quando io considero a quanti accidenti e pericoli di infirmità, di caso, di violenza,49 
e in modi infiniti, è sottoposta la vita dell’uomo, quante cose bisogna 

55    concorrino50 nello anno a volere che la ricolta51 sia buona, non è cosa di che io mi
maravigli più che vedere uno uomo vecchio,52 uno anno fertile.

 >> pagina 930 

Analisi ATTIVA

I contenuti tematici

Non è soltanto la politica a suggerire a Guicciardini la stesura dei Ricordi: anche la condizione generale dell’uomo e la sua natura sono al centro della riflessione dell’autore. A prevalere su ogni sentimento è il pessimismo: gli uomini sono ingrati e dunque la scarsità (avarizia) va preferita alla larghezza (generosità) (ricordo 5); poiché la memoria de’ benefici ricevuti è la più labile cosa (ricordo 24), non ci si attenda dal prossimo riconoscenza. Se gli uomini fossero saggi, anche l’esercizio del potere potrebbe giovarsene, integrando severità e indulgenza. La conoscenza della natura umana, invece, obbliga chi detiene con intelligenza il potere a privilegiare la prima a scapito della seconda (ricordo 41).


1 Quale tipo di rapporto umano viene portato a esempio nel ragionamento su scarsità e avarizia? Perché, secondo te, viene ritenuto emblematico?


2 Qual è la conseguenza, sulle leggi, della cattiva inclinazione degli uomini?

Il solo legame capace di unire gli uomini è l’interesse o la necessità (ricordo 24). Tutte le loro azioni, infatti, non sono mai suggerite da stimoli o ragioni ideali: a dispetto di apparenze e falsi alibi, l’unico criterio che li ispira è la convenienza (ricordo 17). A differenza di Machiavelli, che giudicava gli uomini crudeli per natura, Guicciardini reputa però che essi siano inclini al bene, ma si lasciano facilmente deviare dalle passioni malvagie e dalle occasione che invitano al male (ricordo 134). Apparentemente, siamo di fronte a una contraddizione con quanto affermato nel ricordo 41. Si tratta però di un’incoerenza spiegabile tenendo conto dell’instabilità che Guicciardini intravede nei comportamenti dell’uomo, il quale, a suo giudizio, non è né buono né cattivo, ma fragile. Proprio tale fragilità lo condanna a vivere in balia delle circostanze, esposto ai capricci della fortuna e ai mutamenti di un’epoca senza luce e senza regole. La sua bontà naturale è destinata a soccombere a causa della realtà storica, che sprona sempre alla violenza e al sopruso.


3 Come si comportano, spesso, coloro che hanno ricevuto dei benefici?


4 Come si differenzia la concezione antropologica di Guicciardini da quella di Machiavelli? Quale delle due ti sembra più pessimistica?

 >> pagina 931 

La vita umana è sottoposta a una continua precarietà. Imprevisti e pericoli rendono difficile il raggiungimento della vecchiaia e di un’esistenza felice (ricordo 161): il fallimento delle aspettative è dietro l’angolo. Per questo, bisogna accettare il naufragio delle illusioni, che l’uomo maturo e consapevole si trova ad affrontare dopo le speranze giovanili.

Ancora una volta è l’esperienza a sfrondare la realtà da facili consolazioni. Guicciardini stesso confida di aver desiderato onore e utile (ricordo 15), vale a dire prestigio e vantaggi materiali, e poi di non avervi trovato l’appagamento agognato: da ciò deriva l’invito a evitare di rincorrere le vane cupidità degli uomini.


5 La fragilità dell’uomo non è solo intrinseca alla sua natura, ma dipende anche da fattori a lui esterni: quali?


6 Perché i desideri (le cupidità) degli uomini sono definiti vani?

Il poeta greco Esiodo (VII secolo a.C.) distingueva la natura maligna da quella benigna in Eris, la dea della discordia, capace al tempo stesso di ispirare conflitti tra gli uomini, ma anche di stimolarli a una feconda competizione tra loro. Allo stesso modo Guicciardini chiarisce che l’ambizione non è di per sé dannabile (ricordo 32): lo diventa però quando, per conseguire il potere, si passa sopra la conscienza, l’onore, l’umanità e ogni altra cosa. È chiaro il riferimento ai potenti e ai principi del suo tempo.


7 In quali casi, secondo Guicciardini, l’ambizione è positiva e a quali esiti può condurre?

In controtendenza, il ricordo 145 apre uno squarcio di inaspettata speranza: è la speranza di un uomo che, nel tracciare un sintetico bilancio della propria vita attiva, esamina con compiacimento i risultati ottenuti grazie alle sue qualità. Partendo dalla propria vicenda personale, Guicciardini invita a mettere a frutto il tempo che si ha a disposizione per realizzare gli obiettivi prefissati, dal momento che la natura dell’uomo è capace.


8 Questo elogio delle capacità di azione dell’uomo può essere ricollegato alla temperie culturale del Rinascimento? Perché?

Le scelte stilistiche

Guicciardini cerca di instaurare con il lettore un rapporto di intima cordialità. Spesso rivolge la parola a un “voi” (ricordi 17, 24, 145), che dovrebbe rappresentare la ristretta cerchia dei parenti a cui l’opera è indirizzata. Allo stesso tempo, questo “voi” può coinvolgere tutti i suoi simili, coloro cioè che condividono con l’autore la stessa disposizione a riflettere sulla realtà delle cose.


9 In quale modo si rivolge Guicciardini ai suoi lettori? Perché?

Questa comunione intellettuale con i lettori spiega anche il registro medio del suo stile. Guicciardini non ha bisogno, come Machiavelli, di ammonire rabbiosamente ed esortare: il suo scopo è fermarsi a ragionare e spiegare pacatamente la propria indignazione o il proprio sconforto. Si comprende così l’uso di una forma agile e veloce, fatta di periodi rapidi e sintetici: sprecare le parole significherebbe perdere in essenzialità e rigore.


10 Guicciardini utilizza sovente, come segno d’interpunzione, i due punti: quale funzione assumono?

Il tesoro della letteratura - volume 1
Il tesoro della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento