T3 - Il proemio

T3

Il proemio

Canto I, ott. 1-4

La parte introduttiva del poema è organizzata in quattro stanze che ne costituiscono il proe­mio. Il poeta enuncia l’argomento, invoca indirettamente la propria Musa ispiratrice e dedica l’opera al cardinale Ippolito d’Este.


Metro Ottave di endecasillabi con schema di rime ABABABCC.

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Audiolettura

         1

         Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,

         le cortesie, l’audaci imprese io canto,

         che furo al tempo che passaro i Mori

         d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,

5      seguendo l’ire e i giovenil furori

         d’Agramante lor re, che si diè vanto

         di vendicar la morte di Troiano

         sopra re Carlo imperator romano.

         2

         Dirò d’Orlando in un medesmo tratto

10    cosa non detta in prosa mai né in rima:

         che per amor venne in furore e matto,

         d’uom che sì saggio era stimato prima;

         se da colei che tal quasi m’ha fatto,

         che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,

15    me ne sarà però tanto concesso,

         che mi basti a finir quanto ho promesso.

         3

         Piacciavi, generosa Erculea prole,

         ornamento e splendor del secol nostro,

         Ippolito, aggradir questo che vuole

20    e darvi sol può l’umil servo vostro.

         Quel ch’io vi debbo, posso di parole

         pagare in parte e d’opera d’inchiostro;

         né che poco io vi dia da imputar sono;

         che quanto io posso dar, tutto vi dono.

         4

25    Voi sentirete fra i più degni eroi,

         che nominar con laude m’apparecchio,

         ricordar quel Ruggier, che fu di voi

         e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio.

         L’alto valore e’ chiari gesti suoi

30    vi farò udir, se voi mi date orecchio,

         e vostri alti pensier cedino un poco,

         sì che tra lor miei versi abbiano loco.

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Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Le prime due ottave costituiscono la protasi (o proposizione) del poema, cioè l’enunciazione dell’argomento. Già i primi due versi della prima ottava presentano, in una sintesi poeticamente assai felice, i principali temi che verranno cantati nell’opera. Lo fanno attraverso l’accostamento di una serie di sostantivi legati l’uno all’altro per asindeto*, senza un eccessivo utilizzo di aggettivi, ma in modo suggestivo ed evocativo. La materia bretone (le donne, gli amori, le cortesie) e quella carolingia (i cavalieri, le armi, le imprese) si fondono a costituire le basi dei sogni fantastici del poeta: linee tematiche incrociate dal doppio chiasmo* mediante una linea che collega appunto le donne, gli amori e l’audaci imprese, e l’altra che unisce i cavallier, l’arme, le cortesie (vv. 1-2).

Mentre nella prima ottava viene riassunto l’antefatto (il desiderio del re arabo Agramante di vendicare la morte del padre e quindi la decisione di compiere una spedizione in Francia), nella seconda Ariosto rivendica la propria originalità di autore, giacché, pur riallacciandosi all’Orlando innamorato di Boiardo, narrerà in versi un argomento nuovo, mai affrontato prima: la pazzia amorosa del cristiano Orlando, il più valoroso paladino del ciclo carolingio.

Sempre nella seconda ottava (vv. 13-16) è incastonata quella che possiamo considerare una sorta di invocazione. L’invocazione nei poemi classici (come l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide) era sempre rivolta a una divinità: sia Omero sia Virgilio si appellavano alla Musa protettrice della poesia. Ariosto sostituisce quella figura divina con un’altra molto più umana, la donna amata, alla quale chiede indirettamente di lasciargli una quantità di ingegno (v. 14) tale che possa consentirgli di portare a termine l’opera intrapresa. In tal modo è come se l’autore individuasse la sua Alessandra, musa tutta terrena, quale fonte di ispirazione dei suoi versi. Per l’autore questo è un modo per sottolineare il rilievo autobiografico che ha per lui la tematica amorosa: infatti il poeta non chiede ad Alessandra l’ispirazione, bensì una sorta di tregua nella passione amorosa che la donna suscita in lui, sebbene egli non voglia certo sottrarsi a essa.

Il poema viene dedicato, nelle ottave terza e quarta, al cardinale Ippolito d’Este, fratello del duca di Ferrara Alfonso I. Il poeta afferma che la propria opera letteraria, simbolicamente donata a Ippolito, è l’unico modo che egli ha per ripagare il debito di riconoscenza verso colui che l’aveva assunto al suo servizio. Del resto l’Orlando furioso presenta anche tematicamente un punto di contatto con il dedicatario. Un po’ per necessità di cortigiano, cioè per ingraziarsi il signore, un po’ con celata ironia, Ariosto fa infatti discendere gli Estensi dalle nozze di Ruggiero con Bradamante (già Boiardo aveva immaginato tale discendenza). L’ironia si coglie anche negli ultimi versi della quarta ottava, dove l’autore presenta un cardinale Ippolito tutto assorto in pensieri profondi, che dovranno ridimensionarsi un po’ affinché la sua poesia possa esservi accolta.

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Le scelte stilistiche

Nel fatto che Ariosto decida di uniformarsi così strettamente alla struttura del proemio tipica del poema epico greco e latino possiamo individuare la volontà, da parte sua, di innalzare la propria opera alla dignità della letteratura classica. Anche il verbo canto (v. 2) è vocabolo tecnico dell’epica tradizionale. Nei primi due versi del poema va colto anche un riferimento dantesco, precisamente ai vv. 109-110 del canto XIV del Purgatorio: «Le donne e ’ cavalier, li affanni e li agi / che ne ’nvogliava amore e cortesia». Nell’insieme tutta la prima ottava possiede uno stile epico, dunque alto e solenne, sottolinea­to anche dall’ampio respiro sintattico ottenuto attraverso alcuni enjambement* (fra i vv. 3-4; 5-6).

Nella seconda ottava lo stile muta radicalmente. Assistiamo infatti a un sostanziale abbassamento del tono, sia sul piano sintattico (con una coincidenza tra metrica e sintassi) sia su quello lessicale (al v. 11, se furore rimanda al latino furor, “pazzia”, matto era già ai tempi di Ariosto aggettivo d’uso colloquiale). Lo stesso abbassamento si coglie anche nelle due ottave successive, nonostante un’apparente maggiore solennità dell’eloquio al momento della dedica a Ippolito. Apparente, appunto: abbiamo già visto come questi versi siano caratterizzati da un’innegabile coloritura ironica. Nel complesso, già nel proemio come poi in tutta l’opera (talora all’interno della stessa ottava e persino dello stesso verso), Ariosto persegue un’inedita contaminazione di registri diversi.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Quali argomenti tratterà il poema?


2 Ariosto individua un’analogia tra sé stesso e Orlando: quale?

Analizzare

3 Nei primi due versi della prima ottava troviamo

  • a un polisindeto. 
  • b un’anastrofe.
  • c un asindeto.
  • d un iperbato.

4 Al v. 28 il ceppo vecchio è

  • a un simbolo. 
  • b una metafora.
  • c una perifrasi.
  • d una similitudine.

Interpretare

5 Individua due passaggi in cui emerge in primo piano la persona del narratore. Quali motivi mettono in luce?


6 Rintraccia le espressioni in cui l’autore professa la propria modestia.


7 In che cosa consiste l’ironia nei confronti del cardinale Ippolito?

COMPETENZE LINGUISTICHE

8 Nel primo verso del poema, Ariosto usa il termine amori, plurale del nome astratto “amore”, per indicare non tanto una pluralità di sentimenti, quanto, più prosaicamente, di relazioni amorose. In italiano, infatti, è abbastanza comune che i nomi astratti, passando dal singolare al plurale, assumano un significato più concreto: rifletti su questa differenza nelle coppie che ti proponiamo e poi scrivi una frase per ciascun termine.


gioia/gioie  dolore/dolori  mancanza/mancanze  economia/economie  affetto/affetti

Produrre

9 Scrivere per confrontare. Cerca i versi iniziali dei principali poemi epici (Iliade, Odissea ed Eneide) e confrontali con l’inizio dell’Orlando furioso: quali analogie e quali differenze cogli?

Il tesoro della letteratura - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento