Le novità dello stile

Le novità dello stile

Il Decameron è un’opera estremamente innovativa, non solo, come abbiamo visto, per i contenuti, ma anche per la struttura e le soluzioni stilistiche adottate dall’autore.

Il ruolo dei dieci narratori Dal punto di vista formale, il primo aspetto caratteristico è senza dubbio la scelta di Boccaccio di affidare la narrazione a “narratori intermediari”, quasi sempre portatori del suo punto di vista. Sono personaggi la cui caratterizzazione è quasi unicamente affidata al loro nome-simbolo e che all’occorrenza consentono all’autore una certa presa di distanza dalla materia trattata. In altre parole, non identificandosi con nessuno dei narratori in particolare, l’autore può introdurre nel testo una molteplicità di punti di vista, corrispondenti a quelli dei dieci giovani della brigata; e ciò gli consente un’estrema libertà di sguardo, liberandolo da un eccessivo coinvolgimento psicologico e ideologico.

L’efficacia della narrazione Boccaccio sa sempre delineare molto bene i caratteri dei personaggi delle varie novelle, sui quali è costantemente concentrata l’azione narrativa, senza cedimenti a particolari inutili o sovrabbondanti che distrarrebbero il lettore dallo svolgimento dell’azione stessa.

Anche l’ambiente non è mai trascurato: lo sfondo in cui si svolgono le azioni è anzi sempre caratterizzato efficacemente, sebbene spesso con pochi ed essenziali tratti. Insomma, Boccaccio si rivela nel Decameron uno scrittore molto accorto e pienamente padrone della tecnica narrativa, della quale non a torto sarà a lungo considerato un maestro imprescindibile.

La lingua e la sintassi Per quanto riguarda, infine, le scelte sintattiche e lessicali, Boccaccio si dimostra sempre molto attento nell’adeguare il linguaggio ai personaggi, agli ambienti, alle situazioni e alle epoche. Ogni personaggio parla la “sua” lingua: a partire dalla base del volgare fiorentino codificato da Dante, l’autore riesce in ogni novella a caratterizzare, per alcuni particolari aspetti lessicali, la lingua dei personaggi in base alla classe sociale, al livello culturale, al luogo geografico e al momento storico.

In tal modo variano e si intrecciano, da una novella all’altra, i registri linguistici: da quello popolaresco a quello aristocratico, da quello commerciale a quello giuridico-notarile, da quello laico a quello ecclesiastico. Anche da questo punto di vista, dunque, il Decameron rappresenta un campionario di straordinaria ricchezza, una testimonianza di varietà linguistica davvero preziosa. Per questo possiamo parlare, a proposito del Decameron, di plurilinguismo e di pluristilismo (diversamente dal Canzoniere di Petrarca, caratterizzato dal monolinguismo e dal monostilismo).

La prosa di Boccaccio, però, è modellata stilisticamente sui classici latini: da qui una certa complessità della costruzione dei periodi, che in taluni passi può ostacolare un’immediata comprensione da parte del lettore odierno. La difficoltà è, dunque, più nella sintassi che nella lingua, che presenta ovviamente molti vocaboli per noi arcaici e desueti, ma non è poi così lontana dalla nostra.

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Le interpretazioni

Come abbiamo visto, il Decameron è un’opera complessa e articolata, a proposito della quale nel secondo Novecento si sono profilate due tesi contrapposte. Tutti sono concordi nel ritenere che essa vada collocata nel momento storico che vede il tramonto della civiltà comunale, la quale è espressa dal testo di Boccaccio nel momento più alto (e insieme più drammatico, per i vorticosi mutamenti in atto) della sua fioritura.

Boccaccio moderno… Tuttavia alcuni studiosi hanno accentuato il carattere borghese e quasi rivoluzionario della rappresentazione boccacciana, che segna il passaggio dal mondo medievale degli ideali cavallereschi a quello più moderno e concreto della società mercantile. Per la prima volta nella storia della letteratura ci troviamo di fronte a una vasta rappresentazione della contemporaneità, vista nell’ottica propria della classe sociale più audace e dinamica di quel tempo, la borghesia comunale degli affari.

… o medievale? Altri invece hanno messo in luce la dimensione sostanzialmente medievale del Decameron, epopea di una civiltà all’apice del suo fulgore e già all’inizio del declino, regolata da leggi morali non meno severe di quelle che reggono la Divina Commedia, segnata da una pensosa spiritualità che giudica l’agire degli uomini sul filo della tradizione cristiana.

Per lo studioso Vittore Branca in particolare, in base a una lettura allegorica dell’opera, Boccaccio rappresenterebbe nel Decameron una sorta di discesa agli Inferi (la novella di Ciappelletto,  T7, p. 486: l’uomo più malvagio che sia mai nato), da cui faticosamente si risalirebbe, di giornata in giornata, fino a una vera e propria ascesa a Dio (la novella di Griselda, un personaggio equiparabile a una santa se non addirittura alla Madonna).

Tuttavia, a ben guardare, le due tesi (Boccaccio moderno o Boccaccio medievale) non sono di per sé alternative, poiché entrambe riconoscono il forte legame dello scrittore con il suo tempo, seppure sottolineandone aspetti diversi.

Il Decameron come romanzo Infine, secondo un altro studioso, il medievista Franco Cardini (autore di un saggio dal titolo Le cento novelle contro la morte, 2007), il Decameron non andrebbe letto alla stregua di una raccolta di novelle indipendenti, come in genere si tende a fare, ma nella sua unità, considerandolo nel suo complesso quale grande romanzo i cui protagonisti sono non tanto quelli delle novelle, quanto i dieci narratori della brigata, piccola comunità di pochi fortunati che sfuggono al contagio e alla devastazione spirituale provocata dalla peste.

Tra loro spicca un personaggio centrale, protagonista fra i protagonisti, che adombrerebbe – con la sua personalità decisa, la sua ironia e la sua etica incorrotta – lo stesso autore: Pampinea, una donna felice e appagata, esperta di vicende amorose. Alla luce di questo quadro d’insieme, ciascuna novella acquisterebbe il suo vero significato grazie alla posizione in cui si trova, e persino al narratore che l’ha scelta: per apprezzare pienamente il capolavoro di Boccaccio bisognerebbe dunque imparare a leggerlo per intero, o almeno a tener sempre presente il contesto di ogni novella, ricordando che ciascun particolare è indispensabile all’insieme.

Il tesoro della letteratura - volume 1
Il tesoro della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento