PALESTRA di SCRITTURA

  PALESTRA di scrittura

La gola e ’l somno et l’otïose piume

Canzoniere, 7

Il poeta si rivolge a un amico per incoraggiarlo a studiare e a non curarsi della scarsa fortuna economica riservata alle lettere e alla filosofia.

La gola e ’l somno et l’otïose piume

ànno del mondo ogni vertù sbandita,

ond’è dal corso suo quasi smarrita

4      nostra natura vinta dal costume;


et è sì spento ogni benigno lume

del ciel, per cui s’informa humana vita,

che per cosa mirabile s’addita

8       chi vòl far d’Elicona nascer fiume.


Qual vaghezza di lauro, qual di mirto?

Povera et nuda vai philosophia,

11    dice la turba al vil guadagno intesa.


Pochi compagni avrai per l’altra via:

tanto ti prego piú, gentile spirto,

14    non lassar la magnanima tua impresa.

COMPRENSIONE E ANALISI

1 Fai la parafrasi del sonetto.


2 Per quale ragione Petrarca vede l’umanità smarrire la retta via?


3 Nella seconda strofa, il poeta depreca una conseguenza della corruzione dilagante: quale?


4 Qual è l’obiettivo principale che si pone la gente comune?


5 A che cosa si riferisce il poeta con l’espressione l’altra via (v. 12)? Perché quest’ultima non garantisce un nutrito seguito di compagni?


6 Spiega il senso dell’appello che il poeta formula nell’ultima strofa.

INTERPRETAZIONE E COMMENTO

In questo componimento Petrarca deplora la crisi di prestigio della filosofia e della poesia presso i suoi contemporanei. Dopo aver riflettuto sull’immagine che il poeta dà della società del suo tempo, concentrati sulla tua epoca e ragiona sullo spazio che la nostra società riserva alla cultura. Ritieni che essa sia tenuta in adeguata considerazione oppure che sia troppo poco valorizzata rispetto ad altre attività? Sviluppa il tuo punto di vista in circa 2 facciate di foglio protocollo.

 >> pagina 425 

La lettura richiede sempre silenzio e fatica

Partendo da alcuni stralci di lettere di Petrarca, lo studioso Nuccio Ordine (n. 1958) riflette sulle condizioni necessarie per uno studio capace di segnare profondamente la vita delle persone.

          In una bellissima e famosa lettera familiare – datata 9 agosto 1352 e indirizzata a
 Francesco Nelli, priore della chiesa fiorentina dei Santi Apostoli – Petrarca ci regala
 profonde riflessioni sul tema della lettura. Il poeta racconta al suo interlocutore
 come sia riuscito a evitare di ricoprire la carica di segretario papale (offerta che

 5      già aveva respinto nel 1347). L’invito, infatti, a utilizzare uno stile dimesso (“Una
sola cosa – diceva – era d’ostacolo: il fatto che il mio stile fosse troppo alto rispetto
all’umiltà che esigeva la Curia”), diventa una preziosa occasione per opporre un
netto rifiuto: se “qualcuno mi esortasse a salire più in alto, conosco la via per elevarmi”,
ma “se mi si ordina di discendere da quel basso livello in cui mi trovo, non 

10    potrò mai obbedire”. Così Petrarca, nelle pagine finali, dipinge il ritratto ideale del
 lettore e del suo pubblico: “Se [chi mi legge] è preoccupato dei suoi affari, differisca
la lettura: quando si avvicinerà ad essa, getti lontano da sé il peso delle sue
faccende e la cura del patrimonio e volga la sua attenzione su ciò che ha sotto gli
occhi”. E se “non gli garbano tali condizioni lasci perdere ciò che non fa per lui; io 

15    non voglio che studi nel momento stesso che si occupa d’altra”. La lettura, insomma,
richiede necessariamente attenzione e sforzo (“non voglio che apprenda senza
fatica ciò che non senza fatica io gli ho scritto”). Ricchi o potenti, non importa:
nessuno può sfuggire a questo imperativo (“voglio che un papa o un re pongano
nei miei scritti quella stessa attenzione che pone un qualsiasi altro lettore”). Con 

20    poche frasi, Petrarca spazza via quelle pedagogie edonistiche che hanno sfasciato
la scuola e l’università, illudendo gli studenti che il sapere si possa acquisire per
gioco e non con fatica. Un testo, un quadro, un brano musicale domandano silenzio,
concentrazione, dedizione. Solo le “bellezze facili”, quelle che non lasciano un
segno, possono essere consumate nel rumore e nella distrazione.


Nuccio Ordine, Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere, La Nave di Teseo, Milano 2018

COMPRENSIONE E INTERPRETAZIONE

1 Con quale espediente Petrarca riesce a evitare un incarico sgradito?


2 Quale condizione è reputata necessaria dal poeta affinché le sue opere vengano lette correttamente?


3 Lo stato sociale del lettore costituisce, secondo Petrarca, una discriminante decisiva? Perché?


4 Le citazioni petrarchesche vengono utilizzate da Nuccio Ordine a sostegno di una propria tesi. Quale?


5 Che cosa intende l’autore quando parla di pedagogie edonistiche che hanno sfasciato la scuola e l’università? Quale giudizio complessivo emerge, da parte dell’autore, in merito all’odierno sistema di istruzione?


6 Perché, a giudizio di Ordine, le “bellezze facili” non producono effetti significativi e duraturi?

RIFLESSIONI E COMMENTO

Il tema della solitudine emerge spesso nella produzione di Petrarca. Dopo esserti soffermato sul significato che esso assume nel Canzoniere o in altri testi da te studiati, rifletti sulle considerazioni di Nuccio Ordine intorno alla lettura e allo studio. Ritieni anche tu che la crescita intellettuale maturi solo con il silenzio e con la concentrazione? A quali condizioni è possibile dedicarsi proficuamente allo studio in una società, come la nostra, in cui siamo sottoposti a mille sollecitazioni (dai telefoni cellulari alla Rete)? Facendo riferimento alla tua esperienza personale e all’osservazione della realtà che ti circonda, sviluppa la tua tesi in un testo di circa 2 facciate di foglio protocollo.

Il tesoro della letteratura - volume 1
Il tesoro della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento