T17 - La vita fugge, et non s’arresta una hora

T17

La vita fugge, et non s’arresta una hora

Canzoniere, 272

È un testo meditativo, che esprime però un tormentoso conflitto interiore. Il poeta guarda al passato con grande senso di sconforto, riflette sul presente e sulla fugacità del tempo, e vede davanti a sé un futuro incerto.


Metro
 Sonetto.
 Asset ID: 96892 (let-altvoc-la-vita-fugge-et-non-s160.mp3

Audiolettura

         La vita fugge, et non s’arresta una hora,

         et la morte vien dietro a gran giornate,

         et le cose presenti et le passate

4      mi dànno guerra, et le future anchora;

         e ’l rimembrare et l’aspettar m’accora,

         or quinci or quindi; sì che ’n veritate,

         se non ch’i’ ò di me stesso pietate,

8       i’ sarei già di questi pensier’ fora.

         Tornami avanti, s’alcun dolce mai

         ebbe ’l cor tristo; et poi da l’altra parte

11    veggio al mio navigar turbati i vènti;

         veggio fortuna in porto, et stanco omai

         il mio nocchier, et rotte àrbore et sarte,

14    e i lumi bei, che mirar soglio, spenti.

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

L’autore sviluppa nel sonetto un’appassionata meditazione a proposito della brevità della vita e dell’incalzare della morte. Dopo il tono aforistico, proprio di una sentenza con validità universale, che caratterizza i primi due versi, già dal v. 3 il poeta adotta un punto di vista soggettivo e personale. Nulla sembra offrirgli uno spiraglio di pace: né il ricordo del passato né la prospettiva del futuro. Anzi, poiché egli ha l’impressione di aver vissuto in preda alle passioni terrene e non, come avrebbe dovuto, con lo sguardo rivolto a Dio, ora teme per il proprio destino eterno. Il v. 8 i’ sarei già di questi pensier’ fora esprime tutto il tormento interiore del poeta che indirizza il pensiero al suicidio. La salvezza gli appare lontana e incerta, mentre si concretizza una sensazione di naufragio interiore.

Laura è morta e i suoi occhi sono spenti (v. 14). La donna amata fa capolino soltanto nell’ultimo verso del componimento, ma la sua presenza ne illumina il significato complessivo. Il suo ricordo accora (v. 5) il poeta: un senso di afflizione e soprattutto dolore colpisce l’autore quando pensa al bene che ha perduto. Il critico Francesco De Sanctis così descrive l’efficacia drammatica di questa apparizione improvvisa e inattesa degli occhi di Laura: «l’effetto di un cielo chiarissimo che tutto a un tratto si rabbuia e ti fa sentire come il freddo taglio della scure sul collo».

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Le scelte stilistiche

Lo scorrere inarrestabile del tempo e l’incalzare della morte sono resi sul piano sintattico attraverso un insistito polisindeto* (soprattutto ai vv. 1-5 e 12-14). Anche la scelta lessicale concorre a enfatizzare la drammaticità del tema, attraverso una serie di termini, nella prima quartina, attinenti alla sfera temporale: hora, giornate, presenti, passate, future. Dopo un inizio concitato, nell’ultima terzina il ritmo appare decisamente rallentato in virtù delle forti cesure* interne presenti in ciascun verso e coincidenti con le virgole (è significativa soprattutto la pausa prima di spenti, v. 14, parola chiave dell’intero componimento).

Attraverso una serie di metafore* la vita viene paragonata a una navigazione in mare aperto. L’incertezza del futuro si concretizza nell’immagine dei venti turbati (v. 11). Il porto (v. 12), che rappresenta la fine della vita o la sua ultima fase, immaginata come il raggiungimento della quiete, accoglie invece il poeta con una tempesta (fortuna, v. 12): quando sperava di essere giunto alla salvezza, si accorge al contrario di essere ancora minacciato, sul piano spirituale. Egli avverte dunque di essere ancora in pericolo a causa delle passioni terrene, che non gli consentono di sperimentare un completo ravvedimento. Tanto più che il nocchier (v. 13), che possiamo identificare con la ragione, è stanco, e quindi inefficace nel suo ruolo di guida. Infine anche l’albero e le sartie che servono a garantire l’assetto dell’imbarcazione e che sono metafora delle virtù morali, sono spezzati (et rotte àrbore et sarte, v. 13).

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Qual è la ragione della sofferenza del poeta?


2 Petrarca afferma di aver pensato di togliersi la vita (v. 8). Perché non ha messo in atto tale proposito?

Analizzare

3 Riporta lo schema delle rime.


4 Individua un’antitesi nella seconda quartina.


5 A che verso riconosci una proposizione parentetica?


6 Individua tre enjambement presenti nel sonetto.


7 Dal punto di vista sintattico, prevale la paratassi o l’ipotassi? Perché?

interpretare

8 Perché Petrarca usa la metafora della navigazione? Proponi una metafora alternativa secondo te altrettanto efficace.

Produrre

9 Scrivere per confrontare. Confronta la reazione di Dante alla morte di Beatrice, descritta nella citazione che segue, con quella di Petrarca alla morte di Laura. Scrivi un testo argomentativo di circa 20 righe.


Poi che li miei occhi ebbero per alquanto tempo lagrimato, e tanto affaticati erano che non poteano disfogare la mia tristizia, pensai di volere disfogarla con alquante parole dolorose; e però propuosi di fare una canzone, ne la quale piangendo ragionassi di lei per cui tanto dolore era fatto distruggitore de l’anima mia (Vita nuova, XXXI).


10 Scrivere per comunicare. La vita fugge, et non s’arresta una hora: immagina di usare questo verso per una pubblicità. Per quale prodotto la useresti? Perché? Quali immagini utilizzeresti? Prepara una breve presentazione in PowerPoint.

Il tesoro della letteratura - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento