T6 - Proemio

T6

Proemio

Canto I, ott. 1-5

Il poema si apre con un proemio tradizionale: alla proposizione iniziale della materia seguono l’invocazione alla Musa (che non è quella classica e pagana) e la dedica ad Alfonso d’Este.


Metro Ottave di endecasillabi con schema di rime ABABABCC.

1

Canto l’arme pietose e ’l capitano

che ’l gran sepolcro liberò di Cristo.

Molto egli oprò co ’l senno e con la mano,

molto soffrì nel glorioso acquisto;

5      e in van l’Inferno vi s’oppose, e in vano

s’armò d’Asia e di Libia il popol misto.

Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi

segni ridusse i suoi compagni erranti.


2

O Musa, tu che di caduchi allori

10    non circondi la fronte in Elicona,

ma su nel cielo infra i beati cori

hai di stelle immortali aurea corona,

tu spira al petto mio celesti ardori,

tu rischiara il mio canto, e tu perdona

15    s’intesso fregi al ver, s’adorno in parte

d’altri diletti, che de’ tuoi, le carte.


3

Sai che là corre il mondo ove più versi

di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,

e che ’l vero, còndito in molli versi,

20    i più schivi allettando ha persuaso.

Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi

di soavi licor gli orli del vaso:

succhi amari ingannato intanto ei beve,

e da l’inganno suo vita riceve.

4

25    Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli

al furor di fortuna e guidi in porto

me peregrino errante, e fra gli scogli

e fra l’onde agitato e quasi absorto,

queste mie carte in lieta fronte accogli,

30    che quasi in voto a te sacrate i’ porto.

Forse un dì fia che la presaga penna

osi scriver di te quel ch’or n’accenna.


5

È ben ragion, s’egli averrà ch’in pace

il buon popol di Cristo unqua si veda,

35    e con navi e cavalli al fero Trace

cerchi ritòr la grande ingiusta preda,

ch’a te lo scettro in terra o, se ti piace,

l’alto imperio de’ mari a te conceda.

Emulo di Goffredo, i nostri carmi

40    intanto ascolta, e t’apparecchia a l’armi.

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Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Il proemio della Liberata segue rigorosamente il modello classico. Come vuole la tradizione, le ottave iniziali si dividono in proposizione (1), invocazione (2-3) e dedica (4-5). La prima espone l’argomento del poema, precisandone subito il carattere di epopea cristiana. Il verso di apertura Canto l’arme pietose e ’l capitano riecheggia l’inizio dell’Eneide di Virgilio (“Canto le armi e l’uomo”), ma al tempo stesso si distanzia subito dal modello sottolineando il carattere sacro della guerra narrata: mentre Virgilio insiste nel suo poema sugli orrori del conflitto, qui le armi sono pietose in quanto strumenti di uno scopo religioso quale la liberazione del Santo Sepolcro.

D’altra parte, nell’uniformarsi alla tradizione del poema epico classico, Tasso concentra in via preliminare l’attenzione su un protagonista unico: la coppia oppositiva «l’arme, gli amori» presente nel verso iniziale dell’Orlando furioso e tipica del romanzo cavalleresco lascia spazio all’eroe e alla prospettiva esclusiva della sua azione (Molto egli oprò, v. 3) e del suo sacrificio (molto soffrì, v. 4).

L’artefice della grande impresa celebrata nel poema è Goffredo di Buglione, definito capitano: un appellativo militare messo in risalto dalla collocazione nel primo verso e in rima, ed estraneo al linguaggio epico. A lui spetta il compito di combattere le forze infernali del Male, terribili ma destinate alla sconfitta (Tasso sottolinea per ben due volte, con in van… in vano, v. 5, quanto sia inutile la loro ostilità). Per raggiungere lo scopo (il glorioso acquisto, v. 4), Goffredo ha dovuto riportare sulla retta via i cristiani fuorviati e dispersi: il riferimento ai compagni erranti (v. 8) implica un altro elemento di novità rispetto al poema cavalleresco rinascimentale (l’“errare” qui contiene il significato morale di cadere nella colpa e nell’errore, smarrendosi dietro a valori effimeri), e permette all’autore di caratterizzare l’architettura ideologica dell’opera, sin dalla prima ottava, opponendo il Bene al Male, il Cielo all’Inferno, la retta via alla perdizione.

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La seconda ottava contiene, come da tradizione, l’invocazione alla Musa. Non si tratta però di una delle nove Muse della classicità, dispensatrici di caduchi allori (v. 9), cioè di una gloria fugace. Tasso si rivolge infatti alla Musa celeste della poesia cristiana, che simboleggia l’ispirazione divina. A lei, che infonde verità e dispensa immortalità, il poe­ta chiede perdono per aver intrecciato alla verità storica ornamenti poetici (fregi, v. 15). Essendo un poeta e non uno storico, egli intende promuovere l’alta finalità morale della propria opera senza rinunciare alla libertà d’invenzione, necessaria per incontrare il gusto del lettore evitando di annoiarlo. Rendere accattivante la storia – così Tasso si giustifica nella terza ottava – permette infatti di attrarre anche gli animi più indifferenti agli insegnamenti morali e di rendere gradevole la verità della fede con forme e argomenti che assicurano il diletto quali il meraviglioso, l’avventura, l’amore.

Tale considerazione, in linea con i princìpi teorici esposti nei Discorsi, è ispirata da Orazio (il quale nell’Arte poetica sosteneva la necessità di fondere il dolce con l’utile) e giustificata attraverso il riferimento alle dolci essenze che si cospargono sull’orlo del bicchiere contenente la medicina, immagine che Tasso riprende da famosi versi del De rerum natura del poeta latino Lucrezio.

Infine, le ultime due ottave condensano il carattere encomiastico e di attualità storica del poema: poiché il mondo cristiano è sotto la minaccia turca e il Santo Sepolcro è ancora nelle mani dei musulmani, Tasso si augura che il generoso Alfonso d’Este, da cui egli, perseguitato dalla sventura, ha ricevuto protezione e ospitalità, riceva dal buon popol di Cristo (v. 34) l’incarico di guidare una nuova crociata, per poter ripetere il successo di Goffredo.

Le scelte stilistiche

A differenza dell’ironico e colloquiale esordio del Furioso, quello della Liberata si caratterizza subito per il livello stilistico sostenuto, per una sintassi elaborata e simmetrica e per il lessico prezioso. Ariosto ricerca un ritmo fluido e armonioso; Tasso persegue un andamento enfatico e scelte ricercate, in coerenza con la teoria enunciata nei Discorsi dell’arte poetica, secondo la quale la poesia deve essere espressa «con altissimo verso, al fine di muovere gli animi con la meraviglia e di giovare». Ne è spia la presenza delle anafore* (Molto… molto, vv. 3-4; in van… in vano, v. 5), degli enjambement* (particolarmente incisivo è quello dei vv. 7-8, santi / segni), dell’ossimoro* (l’arme pietose, v. 1) e di espressioni vaghe, dalla forte pregnanza evocativa (è il caso del popol misto e dei compagni erranti, vv. 6 e 8).

Allo stesso modo, le strofe successive a quella iniziale ne riproducono la grave solennità: ben quattro sono le esclamazioni rivolte alla Musa (scandite dal martellante pronome personale tu); la similitudine* dell’egro fanciul è costruita sul chiasmo* porgiamo… soavi licor […] succhi amari… beve (vv. 21-23); troviamo figure retoriche come la metonimia* (carte, penna, vv. 29 e 31) e la metafora* (caduchi allori, v. 9; guidi in porto / me peregrino errante, e fra gli scogli / e fra l’onde, vv. 26-28); si addensano i latinismi (absorto e unqua, vv. 28 e 34) e compare l’antitesi* Tu (Alfonso) / me (Tasso), sciolta infine dall’insistenza dei riferimenti diretti al signore (ben quattro volte in altrettanti versi).


Orlando furioso e Gerusalemme liberata: due proemi a confronto

 

Orlando furioso

Gerusalemme liberata

La materia

varia (Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto)

unica (Canto l’arme pietose e ’l capitano)

Il tempo

indefinito e favoloso (al tempo che passaro i Mori / d’Africa il mare)

storico (l’epoca in cui Goffredo ’l gran sepolcro liberò di Cristo)

Le cause

umane (l’ire e i giovenil furori / d’Agramante)

divine (lo scontro tra Inferno e Cielo)

I protagonisti

il “folle” Orlando (per amor venne in furore e matto, / d’uom che sì saggio era stimato prima)

l’eroico Goffredo, votato unicamente all’impegno (Molto egli oprò) e al sacrificio (molto soffrì)

I dedicatari

la generosa Erculea prole, distratta ascoltatrice dell’opera d’inchiostro del poeta

il magnanimo Alfonso, un giorno non lontano Emulo di Goffredo

L’autore

Ariosto, ironicamente autoritrattosi quasi folle d’amore come il suo eroe, umil servo del signore

Tasso, peregrino errante, sofferente naufrago agitato e quasi absorto

L’invocazione

alla donna amata

a una Musa celeste

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Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Fai la parafrasi delle ottave del proemio.


2 Quali temi ed episodi della narrazione vengono anticipati nel proemio?


3 Una delle ottave del proemio contiene una vera e propria dichiarazione di poetica. Individuala e spiegala.


4 Quale prospettiva storica viene prefigurata dal poe­ta nell’ultima ottava?

Analizzare

5 Precisa il significato degli aggettivi erranti (v. 8) ed errante (v. 27).


6 Le ottave del proemio propongono una lunga catena di antitesi. Identifica per ciascun elemento quello opposto e antitetico.


Ciel • capitano  Musa (pagana) • Elicona • caduchi allori • ver • diletti (della morale religiosa) succhi amari

Interpretare

7 Confronta come il poeta descrive la sua condizione esistenziale nella quarta ottava e nella Canzone al Metauro ( T1, p. 980).

Produrre

8 Scrivere per rielaborare.

Salve Musa, per cominciare è meglio
essere leggeri. O caro lettore,
tanto tempo fa, era il primo abbaglio
degli anni ’80, viveva un signore
di nome John. Un uomo realizzato:
giovane, solitario, rispettato.
Una sera attraversando il giardino
accanto al Golden Gate, il suo cammino
s’andò a incrociare con un frisbee rosso
che quasi l’uccideva: «Chi farei d
isperare», pensò, «chi renderei
felice con la mia morte?». Fu scosso,
ma da tali quesiti deprimenti
si rivolse a meno estremi argomenti
.


Così inizia Golden Gate, moderno poe­ma epico dello scrittore indiano Vikram Seth (n. 1952), ambientato a San Francisco negli anni Ottanta. Immagina di dover scrivere un poema epico ambientato ai nostri giorni: elabora un proe­mio di circa 10 righe, in versi o in prosa, secondo lo spirito dell’esempio mostrato.

Il tesoro della letteratura - volume 1
Il tesoro della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento