Argentina

Argentina

L’Argentina è l’ottavo Stato al mondo per superficie, con un’estensione pari a sette volte quella dell’Italia. È lunga circa 3700 km e larga 1400 km.

Confina a nord con la Bolivia e il Paraguay, a nord-est con il Brasile, a est con l’Uruguay e a ovest con il Cile; a est si affaccia inoltre sull’Oceano Atlantico.

IL TERRITORIO E IL CLIMA

Le Ande sono un confine naturale

Il crinale delle Ande fa da confine naturale tra Argentina e Cile. Il punto più alto è l’Aconcagua (6960 m): pare che il suo nome derivi da due parole quechua: ackon e cahuac, che significano “sentinella di pietra”.

A nord si estendono il bassopiano del Gran Chaco e le pianure a tratti paludose della Mesopotamia Argentina, racchiusa tra i fiumi Paraná e Uruguay.

Al centro si trova la Pampa, a sud la Patagonia. Quest’ultima appare come una selvaggia e ventosa distesa di altopiani e steppe.

Una fertile e popolosa pianura

Intorno a Buenos Aires si estende, nelle province di Córdoba, Entre Ríos e Santa Fe, la zona più produttiva del Paese. Il clima varia da subtropicale a temperato e caldo, ma non secco.

Le Falkland

Al largo dalle coste argentine si trova un gruppo di fredde isole, con circa 3500 abitanti, che gli argentini chiamano Malvinas e gli inglesi Falkland. Dal punto di vista geografico sono argentine, ma sono state colonizzate dagli inglesi; nel 1982 gli argentini, che ne rivendicano il possesso, le hanno occupate ma sono stati sconfitti dall’esercito britannico.

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LA POPOLAZIONE

Poco meno di nove argentini su dieci sono di discendenza europea, soprattutto italiana e spagnola. Si calcola che i meticci siano circa l’11% della popolazione, mentre gli amerindi sono appena l’1%.

Ordinamento dello Stato: repubblica federale

L’Argentina è una repubblica federale costituita da 23 province (amministrate da un Governatore e da un’assemblea elettiva) e dal distretto della capitale, Buenos Aires. Il Presidente della Repubblica è anche il capo del Governo, eletto a suffragio diretto: resta in carica quattro anni e il suo mandato può essere rinnovato una sola volta. Il potere legislativo è affidato a un sistema bicamerale composto dalla Camera dei deputati e dal Senato, eletti rispettivamente ogni quattro e sei anni.

La terra degli immigrati

L’Argentina è il Paese del mondo che, dopo gli Stati Uniti, ha accolto il maggior numero di immigrati: poco meno di 10 milioni in un secolo, fra il 1870 e il 1970. Provenienti in larga maggioranza dall’Europa, gli immigrati si sono concentrati nelle zone con terre fertili, nelle grandi città e in prossimità delle vie di comunicazione più importanti.

La differenza nel grado di popolosità fra regione e regione è così fortemente aumentata: a Buenos Aires e nell’area circostante si arriva a una densità di circa 2700 ab./km2, mentre la sconfinata Patagonia ha in media 2 ab./km2. Oltre alla capitale, che conta circa 3 milioni di abitanti nel comune e 13 milioni nell’agglomerato, le città più popolose sono Córdoba, Rosario e Mendoza.

L’eredità italiana

Quasi due terzi degli argentini hanno almeno un antenato italiano: essi costituiscono il gruppo etnico più importante del Paese. La religione cattolica è professata da circa l’80% degli argentini (anche se si stima che solo il 20% sia praticante), mentre negli ultimi anni sono aumentati gli appartenenti alle confessioni protestanti, che raggiungono ormai circa il 9% della popolazione.

Buenos Aires è il cuore economico, culturale e sociale del Paese. La sua area metropolitana ospita oltre un quarto dell’intera popolazione argentina, e la città genera da sola il 40% del PIL nazionale.

L’ECONOMIA

Nonostante le abbondanti risorse naturali e le notevoli potenzialità del settore industriale, l’Argentina è stata soggetta negli ultimi decenni a lunghi e gravi periodi di crisi economica, che hanno colpito soprattutto il settore finanziario.

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Settore primario molto produttivo

Di solito la relativa importanza del settore primario nella formazione del PIL di un Paese è segno di un’economia arretrata, che non è ancora riuscita a sviluppare adeguatamente le industrie e le più moderne attività del terziario. Non è il caso dell’Argentina, dove il settore primario incide in modo determinante nell’economia nazionale proprio perché è sviluppatissimo e molto produttivo.

Con un parco bestiame di 50 milioni di capi bovini e oltre 16 milioni di ovini e caprini, il Paese è uno dei maggiori produttori ed esportatori al mondo di carne, latte, burro, formaggio, lana e pellame. Inoltre esporta semi e olio di soia, mais e frumento, frutta fresca e secca, pesce fresco e congelato. I vigneti consentono la produzione di vini di ottima qualità.

Risorse minerarie, industria e turismo

Il territorio dell’Argentina possiede ricche risorse minerarie, compresi petrolio e uranio; dispone di due centrali nucleari (con una terza in costruzione) e ha la possibilità di moltiplicare la produzione di energia idroelettrica sfruttando con dighe e centrali i salti d’acqua dei suoi grandi fiumi.

Sono presenti industrie attive in tutti i principali comparti: agroalimentare, chimico, petrolchimico, meccanico, automobilistico, tessile, fino ad alcuni dei più avanzati settori dell’elettronica.

Per quanto riguarda il settore terziario svolgono un ruolo di particolare rilievo le attività commerciali e il turismo che sta vivendo una fase di sviluppo soprattutto nella regione andina e lungo la costa atlantica.

Geo ATTUALITÀ

La crisi argentina e i “tango bond”

Tra il 1998 e il 2002 l’Argentina visse la più grave crisi economica della sua storia: il PIL crollò del 28% e oltre la metà degli argentini finì sotto la soglia di povertà. Le cause furono soprattutto finanziarie: le banche e lo Stato argentino non riuscirono a ripagare i debiti che avevano contratto in Argentina e all’estero e nel 2001 furono costretti a dichiarare bancarotta. Improvvisamente coloro che avevano investito nei titoli di Stato argentini (detti anche bond, obbligazioni) si ritrovarono con in mano “carta straccia” e impossibilitati a recuperare il proprio denaro (nella foto, argentini in coda per ritirare i depositi dalla banca).

Anche centinaia di migliaia di italiani persero tutto il denaro investito nei cosiddetti tango bond. La situazione migliorò verso la metà degli anni Duemila e il Paese uscì dalla crisi, ma le sue conseguenze si fanno sentire ancora oggi. Nel 2016 è stato raggiunto un accordo con gli ultimi 50.000 risparmiatori italiani, che hanno rivisto il proprio denaro a 15 anni di distanza.

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