AMERICA CENTRALE

America Centrale

IL TERRITORIO E IL CLIMA

Catene montuose sopra e sotto il mare

L’area è in gran parte montuosa: l’80% del territorio messicano si trova sopra i 1000 m di altitudine. Le catene principali sono la Sierra Madre Orientale e la Sierra Madre Occidentale; le vette più alte sono il Pico de Orizaba (5747 m), un vulcano quiescente, e il Popocatépetl (5452 m), un vulcano attivo. Le isole stesse sono le cime di una catena montuosa sottomarina.

Tutti gli Stati della regione si affacciano sul mare: sull’Oceano Atlantico a nord e a est, sull’Oceano Pacifico a sud e a ovest, oltre che sui due grandi bacini interni fra le isole e il continente, cioè il Golfo del Messico e il Mar dei Caraibi (Mar Caribico). Lo sviluppo costiero è enorme: il Messico da solo ha 11.000 km di coste e l’Isola di Cuba 3500 km.

La terra degli uragani

Il clima è perlopiù tropicale, caldo e umido. La temperatura, così come la piovosità, aumenta avvicinandosi all’Equatore, mentre diminuisce a mano a mano che si sale dalle coste ai rilievi dell’interno, fino atrovare un clima di tipo alpino alle quote maggiori. Fatta eccezione per il Messico, climaticamente variegato date le grandi dimensioni, l’effetto mitigatore del mare si sente ovunque e l’escursione termica annua è molto limitata.

La zona del Golfo del Messico, di Cuba e dei Caraibi è battuta ogni anno da numerosi uragani (detti anche tifoni o cicloni) che arrivano a colpire il Sud degli Stati Uniti, in particolare la Florida.

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nel corso del tempo

250-1500

MayaAztechi e altri popoli danno origine a civiltà molto evolute.


XVI-XVIII sec.

Eserciti spagnoli giunti dall’Europa al seguito delle esplorazioni conquistano la regione, decimando la popolazione locale. I conquistatori creano piantagioni in cui lavorano gli schiavi neri fatti arrivare dall’Africa.


1821

Il Messico ottiene l’indipendenza, così come altri Stati della regione.


1836-1855

Mediante secessioni e guerre, gli Stati Uniti strappano al Messico il Texas, l’Arizona, il Nevada, la California, il Colorado e altre terre.


1910-1917

La ribellione dei contadini dà inizio alla rivoluzione messicana, che porta all’attuazione della Riforma agraria.


XX sec.

Regimi autoritari e guerre civili si diffondono in molti Paesi centro-americani, mentre gli Stati Uniti occupano la zona del Canale di Panamá e condizionano economicamente e militarmente l’intera regione.


1953-1959

A Cuba una rivoluzione rovescia la dittatura filoamericana di Fulgencio Batista e insedia al potere Fidel Castro, che instaura un regime socialista.


2006-oggi

L’intervento dell’esercito segna l’inizio della guerra tra il Governo messicano e i cartelli della droga che operano nel Paese.


2015

Cuba e gli Stati Uniti riprendono le relazioni diplomatiche dopo una rottura che durava dal 1961.

LA POPOLAZIONE

Il Paese più vasto è anche il più popoloso: il Messico conta da solo più abitanti di tutti gli altri Stati messi insieme. I Paesi dell’istmo e quelli insulari hanno un’elevata densità di popolazione, dovuta all’alta natalità, seppure con forti differenze fra l’uno e l’altro.

La piccola isola di Barbados ha una densità di 680 ab./km2, mentre El Salvador, Haiti e altri Stati di ridotta estensione sfiorano o superano i 300 ab./km2. All’estremo opposto ci sono le 700 piccole isole dell’arcipelago delle Bahama, con soli 24 ab./km2, e le pianure in gran parte inospitali dell’ex colonia inglese del Belize, che su una superficie pari a quella della Toscana conta appena 360.000 abitanti, pari a 16 ab./km2.

Una megacittà e poche grandi metropoli

Città del Messico, con circa 21 milioni di abitanti, è l’unica megacittà della regione. Altri centri con milioni di abitanti si trovano sia in Messico sia nei Paesi dell’istmo e in quelli insulari: Città del Guatemala, capitale dello Stato omonimo, conta 4 milioni e mezzo di abitanti con la sua area metropolitana, mentre Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, ne conta 3. Sono invece 2 milioni gli abitanti di L’Avana, a Cuba, la cui parte vecchia, in stile coloniale spagnolo, è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Tante etnie di continenti diversi

La popolazione della regione è composta da etnie originarie di molte parti del mondo. I messicani discendono dall’integrazione fra le popolazioni originarie centro-americane e i conquistatori spagnoli; altrove la fusione è avvenuta con i neri discendenti dagli schiavi importati; ad Haiti e in Giamaica oltre il 90% della popolazione è di colore.

Un caso particolare è quello del Guatemala, dove circa il 60% della popolazione (oltre 7 milioni di persone) è costituito da discendenti degli antichi Maya.

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Religione cattolica e lingua spagnola

In Messico ci sono una netta maggioranza cattolica e una forte minoranza protestante. Negli Stati più piccoli la pratica del Cattolicesimo spesso si combina e si confonde con gli antichi culti locali o con quelli importati dall’Africa. In Guatemala sono ancora vive alcune tradizioni che discendono dalla religione maya, mentre ad Haiti e a Cuba si praticano due culti che mescolano Cristianesimo e tradizioni africane: il Vudù e la Santeria.

Il più grande Stato di lingua spagnola del mondo non è la Spagna, ma... il Messico! E sono di lingua spagnola anche i più popolosi fra gli altri Stati della regione: Guatemala, Cuba, Repubblica Dominicana.

Geo STORIA

La tragedia di Haiti

Lo Stato di Haiti occupa la parte occidentale dell’Isola di Hispaniola, una delle Grandi Antille (la parte orientale è territorio della Repubblica Dominicana). È abitato dai discendenti degli schiavi deportati qui durante il periodo coloniale francese. Oggi Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo: oltre il 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Per capirne le ragioni, basta volgere lo sguardo al suo passato recente: per molti anni ad Haiti si sono avvicendate dittature, come quella guidata dal sanguinario Presidente François Duvalier, soprannominato “Papa Doc”, al potere dal 1957 al 1970. Nel 2010, poi, l’isola è stata colpita da un violento terremoto che ha distrutto quasi tutti gli edifici della capitale Port-au-Prince (nella foto) provocando oltre 200.000 morti in tutto il Paese. Nonostante gli aiuti internazionali e delle organizzazioni umanitarie, il contraccolpo è stato fortissimo: sconvolta dall’instabilità politica, da rivolte popolari e da gravi epidemie (in particolare di colera), Haiti si è trovata in ginocchio. E la sfortuna si è abbattuta ancora sul Paese nel 2016, quando Haiti è stata spazzata dal violento uragano Matthew, che ha provocato oltre 1000 morti e gravi danni.

L’ECONOMIA

L’economia della regione è in costante sviluppo, ma è ancora lontana dai livelli di quella europea o nordamericana. Anche dove il reddito pro capite è alto, non arriva a un quarto di quello dei Paesi più avanzati.

L’agricoltura impiega molta forza lavoro

L’agricoltura occupa una percentuale di lavoratori elevata, che in molti Paesi è pari al 15-20%, e negli Stati più arretrati (Honduras e Haiti) sfiora il 40%.

Nonostante l’alto impiego di manodopera, le produzioni destinate al consumo interno (soprattutto cereali, legumi, manioca, ortaggi) risultano in genere insufficienti al fabbisogno interno. Ciò dipende dal fatto che le terre più fertili sono state in gran parte destinate alle colture di piantagione (caffè, banane, canna da zucchero, cacao) gestite dalle multinazionali straniere, che ne ricavano cospicui guadagni.

Le foreste ricoprono circa un terzo della regione, per la quale costituiscono una risorsa notevole.

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La grande risorsa del turismo

Nel sottosuolo si trovano discrete risorse minerarie. Il Messico sfrutta buoni giacimenti di petrolio e dispone di argento e piombo, la Giamaica estrae ed esporta bauxite, il Nicaragua oro e argento, Cuba nikel, l’Honduras zinco.

Lo sviluppo delle industrie è frenato dall’insufficienza delle risorse energetiche, che costringe i Paesi della regione a costose importazioni di petrolio. Soltanto il Messico dispone di un apparato industriale abbastanza sviluppato e di cicli di produzione completi. Gli altri Paesi, invece, hanno solo alcune industrie minori, soprattutto tessili e alimentari.

In tutta la regione, grazie al clima favorevole e alla bellezza dei paesaggi, è in crescita il turismo, che per molti Stati è la prima o la seconda fonte di entrate.

Geo ATTUALITÀ

Paradisi tropicali… e paradisi fiscali

Isole Cayman, Barbados, Bahama, Costa Rica... sono tra le mete turistiche più apprezzate dei Caraibi, ma per alcuni individui e società estere sono soprattutto paradisi fiscali, cioè luoghi dove trasferire i propri capitali (evadendo le tasse nel Paese d’origine), per trarre vantaggio dalla tassazione bassa e dalle norme sul segreto bancario. In questi paradisi trovano “rifugio” anche le risorse economiche che finanziano le attività terroristiche e i proventi delle organizzazioni criminali, che “riciclano”, cioè rendono irriconoscibile ai controlli delle autorità giudiziarie, il denaro ottenuto con traffici illeciti, come il commercio di armi e droga.

Uno di questi paradisi fiscali è Panamá, dove nel 2016 si è verificato lo scandalo finanziario soprannominato dai giornalisti Panama Papers. Un impiegato di Mossack Fonseca, una società incaricata di gestire i conti segreti che ricchi e potenti di tutto il mondo aprono nel Paese, ha rivelato la lista dei clienti. Politici, imprenditori, celebrità dello sport e dello spettacolo hanno visto sbattuto in prima pagina il proprio tentativo di evadere le tasse.

Ad alta quota - volume 3
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