I TERMINI PROIBITI
Proprio i mezzi di comunicazione più diffusi, Internet e i telefoni cellulari, sono visti come una potenziale minaccia all’integrità dello Stato e come un pericoloso strumento per diffondere idee sovversive. Tra i molti temi “proibiti” figurano i diritti umani, l’isola di Taiwan e in generale ogni discussione su possibili riforme politiche o sull’introduzione della democrazia in Cina.
Ma come fa il Governo a esercitare un controllo così capillare? Grazie alla “Grande Muraglia Digitale”: un sofisticato sistema di filtraggio informatico che blocca ogni comunicazione che contenga le parole elencate in una lunghissima lista di termini “proibiti”. Se ci si trova in Cina, è impossibile rintracciare queste parole su Internet tramite un motore di ricerca, pubblicarle in un blog, o scriverle in messaggi di chat. Ogni telefonata, ogni e-mail può essere ascoltata o letta dalla polizia politica, che può intervenire in qualsiasi momento.
Nel 2010 il colosso informatico Google rifiutò di installare filtri per limitare le ricerche e di consegnare i dati degli utenti al Governo cinese e abbandonò tutte le attività nel Paese. Nel 2018, tuttavia, Google e il Governo cinese sono riusciti a formalizzare un accordo per rendere disponibile una nuova versione del motore di ricerca all’interno del quale alcune ricerche saranno automaticamente proibite. Questa decisione ha tuttavia attirato le critiche delle associazioni internazionali che si occupano di difesa dei diritti umani e delle libertà digitali.