Noi e la pianura

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Noi e la pianura

La pianura è l’ambiente che è più cambiato nel corso della storia e che più riflette i progressi compiuti dall’uomo nei campi delle tecnologie e dell’economia.

LA PIANURA È L’AMBIENTE PIÙ POPOLATO

La pianura è l’ambiente che nei secoli ha subìto le maggiori trasformazioni a opera dell’uomo.

Oggi quelle pianeggianti sono le aree più popolate e in cui si concentra la maggior parte delle attività economiche di un Paese; in Italia per esempio, anche se comprendono solo il 23% della superficie, le pianure ospitano circa il 48% della popolazione, cioè circa 29 milioni di persone. Tuttavia, non è sempre stato così.

Nell’antichità e nei primi secoli del Medioevo le pianure europee erano in genere ambienti molto meno accoglienti per l’uomo di quanto lo siano oggi. Gran parte della loro superficie era infatti coperta da fitte foreste oppure da paludi e acquitrini. I pochi villaggi che si trovavano in pianura si concentravano nelle radure, mentre le zone paludose erano le meno popolate, sia perché il terreno era inadatto all’agricoltura, sia perché le aree umide sono l’ambiente in cui prospera la zanzara anofele, l’insetto che trasmette all’uomo una pericolosa malattia, la malaria.

DOVE UNA VOLTA c’erano FORESTE E PALUDI OGGI CI SONO GRANDI CITTÀ

 Nei secoli le pianure sono state lentamente trasformate dall’uomo: i terreni boschivi sono stati disboscati per far spazio ai campi coltivati, e gran parte delle zone paludose è stata resa abitabile grazie a opere di bonifica (celebre, per esempio, quella dell’Agro Pontino – in Lazio – che tra il 1926 e il 1937 cambiò drasticamente l’aspetto e l’economia della zona).

La pianura ha vissuto un’altra profonda trasformazione con la Rivoluzione Agricola e la successiva Rivoluzione Industriale, a partire dalla fine del XVIII secolo. In quel periodo furono introdotte macchine agricole che aumentavano la produttività e allo stesso tempo riducevano il numero di persone necessario per lavorarli. Le campagne cominciarono così a spopolarsi man mano che i contadini rimasti senza lavoro si trasferivano in città; queste ultime invece si ingrandirono con l’aggiunta di nuovi quartieri residenziali e industriali, allargandosi verso la campagna e sottraendo spazio ai campi coltivati.

 Oggi la pianura è l’ambiente dove si verifica più frequentemente il fenomeno chiamato dagli studiosi urban sprawl (dall’inglese, “espansione urbana disordinata”): sempre più campi coltivati scompaiono per lasciare il posto a case, palazzi, capannoni industriali e centri commerciali. Questo fenomeno concorre al consumo del suolo: laddove il cemento va a coprire in maniera sempre più massiccia i terreni ruba spazio ai terreni coltivati e l’impatto ambientale è fortissimo. Specie animali e vegetali rischiano l’estinzione, gli allagamenti e le inondazioni sono sempre più frequenti in caso di forti piogge e le piante non riescono più a svolgere la loro naturale funzione di depurazione delle acque.

Geo STORIA

I monaci e le bonifiche medievali

Un ruolo fondamentale nell’opera di bonifica delle aree paludose e nella loro trasformazione in campi coltivati fu svolto dai monaci a partire dall’Alto Medioevo: essi fondarono in Europa una fitta rete di monasteri, che erano non solo luoghi di preghiera e di studio, ma vere e proprie aziende agricole, che spesso impiegavano i contadini della zona. I monaci sovrintendevano alle opere di bonifica e si occupavano della cura dei campi, decidendo quali piante coltivare, quali terreni mettere in opera e quali lasciare a riposo.

Figura importante in questo senso fu san Colombano (540 ca.-615), monaco irlandese che viaggiò in Francia e nell’Italia del Nord. La sua opera fu ripresa da Benedettini e Cistercensi, che fondarono famose abbazie in Pianura Padana, come Morimondo (1136), vicino a Milano, o Praglia (1080, nella foto), nella campagna padovana.

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L’Italia e l’Europa