Alcune pianure si formano attraverso il deposito e l’accumulo di detriti
L’origine delle pianure è quasi sempre legata a due processi fondamentali, che possono agire insieme o separatamente: l’erosione e la sedimentazione.
L’acqua di torrenti e fiumi, scendendo dai rilievi, trasporta quantità più o meno considerevoli di sedimenti (sabbia, ghiaia, ciottoli, tronchi o rami di alberi ecc.) ed erode le rocce e i terreni su cui scorre, con un’energia proporzionale alla forza della corrente. Quando il corso d’acqua giunge sui fondovalle e poi in pianura, la sua energia diminuisce progressivamente e prevale la sedimentazione: dapprima vengono abbandonati i materiali più pesanti, poi via via quelli più leggeri. Si formano così i depositi alluvionali, che nel corso del tempo possono dare origine a grandi pianure definite, appunto, alluvionali (per esempio la Pianura Padana).
I detriti più fini, come l’argilla, arrivano sino alla foce dei fiumi; qui si accumulano in grandi quantità dando origine alle pianure costiere, che costituiscono la parte terminale delle pianure alluvionali. Il processo di erosione e sedimentazione può proseguire per milioni di anni e i detriti possono accumularsi fino a interrare mari e a colmare grandi valli e ampi bacini.
Le pianure nascono anche dalla sedimentazione dei materiali vulcanici: cenere, lapilli e frammenti di lava. Questi, dispersi nell’aria durante l’eruzione, si depositano nell’area vulcanica colmando i dislivelli del terreno: si originano così le pianure vulcaniche. In questo caso la sedimentazione agisce separatamente dall’erosione.