La scultura del Novecento

la forma

La scultura del Novecento

Dal figurativo all’astratto, i diversi approcci degli artisti

Nella scultura del Novecento è difficile trovare una linea comune ad artisti molto diversi tra loro: analizzeremo così alcune opere emblematiche per studiare come differenti scultori si rapportano alla forma.

Le opere in movimento di Calder

L’artista statunitense Alexander Calder (1898-1976) è famoso per i suoi mobiles: fragili e delicate strutture in perenne movimento, sospese e libere nello spazio.

Realizzati a partire dagli anni Trenta, i mobiles sono composizioni astratte, fatte di fili d’acciaio e piccoli fogli d’alluminio colorati sospesi, come Trappola per aragoste e coda di pesce (75).

Le composizioni di Calder non sono mai statiche e immobili come le sculture tradizionali, ma sempre in moto, sia perché sono molto leggere sia perché spesso hanno al loro interno un motore elettrico, che mantiene costante il movimento. Basta un soffio d’aria perché i mobiles si attivino, muovendosi nello spazio e riproducendo il lieve ondeggiare delle foglie e dei rami.

Le figure morbide di Moore

Nell’arte del Novecento è fortissima la componente astratta, con dipinti e sculture che non rappresentano elementi figurativi ma pure forme. In questo panorama spiccano per contrasto alcuni autori, come l’inglese Henry Moore (1898-1986). L’artista mette al centro della sua indagine la figura umana, semplificata e dalle forme morbide e curve, come nella Figura distesa (76). Il corpo umano diventa un insieme di pieni e vuoti che alludono – senza rappresentarla direttamente – a una figura femminile distesa e allungata, che si muove fluida nello spazio.

 >> pagina 501 

I corpi scarni di Giacometti

Anche l’italiano Alberto Giacometti (1901-1966) si concentra sulla figura umana: più che essere interessato alle forme, però, rivolge il suo studio sull’indagine psicologica. Crea così statue soprattutto in bronzo che raffigurano uomini magrissimi, dai corpi secchi e scavati e dalle proporzioni deformate, con braccia e gambe lunghissime.

L’Uomo che cammina (77) ci porta a riflettere sulla difficoltà della condizione umana e sulla brevità dell’esistenza: l’essere umano, fragile e inquieto, passa lasciando una traccia leggera, impreparato, con il suo corpo sottile, alle difficoltà della vita.

I neon di Flavin

Lo statunitense Dan Flavin (1933-1996) utilizza per le sue sculture semplici un materiale modernissimo, molto diverso da quelli tradizionali come bronzo o marmo: i tubi al neon.

Nel Monumento per Tatlin (78) Flavin celebra Vladimir Tatlin, un artista russo che nel 1919 ideò un progetto per un gigantesco monumento in ferro e acciaio, mai realizzato. Flavin sceglie di cambiare completamente i materiali: utilizzando un materiale industriale come la luce al neon, crea una struttura fredda e concreta, che svetta provocatoriamente verso l’alto, come una torre che si slancia verso il futuro.

  ricorda
La scultura del Novecento
  • Gli scultori si rapportano alla                                                           in modi molto diversi
  • Calder realizza composizioni in perenne                                                           
  • Moore e Giacometti rappresentano la                                                           umana.
  • Flavin utilizza                                                           moderni, come il                                                   

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi