Jackson Pollock

il gesto artistico

l’artista

Jackson Pollock

Un artista rivoluzionario che rinuncia al pennello e trasforma la pittura in puro gesto espressivo

La storia del pittore statunitense Jackson Pollock (1912-1956) è molto particolare: nonostante fosse sempre stato appassionato di arte, quando nel 1930 arriva a New York è costretto, per mantenersi, a lavorare come carpentiere e muratore. A renderlo famoso è Peggy Guggenheim, nipote di Solomon e anch’essa collezionista d’arte, che conosce Pollock mentre lavora come operaio alla costruzione del museo progettato da Wright (vedi p. 484).

Consacrato da mostre internazionali, Pollock vivrà una stagione ricca e feconda fino alla partenza di Peggy per l’Europa nel 1947: anche se il suo successo sembra inarrestabile, Pollock è sempre più insofferente e manifesta un carattere autodistruttivo ed estremo.

Una tecnica originale

Pollock è un artista molto innovativo, che abbandona lo strumento tradizionale del pittore, il pennello. Grazie a lui la pittura diventa pura espressione o puro gesto: pittura d’azione o, in inglese, action painting. Il colore è applicato sulla tela con oggetti inusuali, come la cazzuola da muratore, o addirittura “sgocciolato” direttamente dal barattolo sul dipinto steso per terra (66), con la tecnica chiamata dripping.

Pollock produce tele di grandi dimensioni, realizzate quasi in uno stato di trance, attraverso gesti automatici, camminando intorno al quadro, calpestandolo, lasciando che il colore si raggrumi sulla sua superficie, in un atto in cui l’esplosione di energia dell’autore diventa quasi più importante del dipinto stesso.

Alchemy (67) è uno dei primi dipinti realizzati con la tecnica rivoluzionaria del dripping. Versando il colore direttamente sulla tela disposta sul pavimento, camminando intorno o direttamente sopra il dipinto, l’artista riproduce sulla tela i suoi movimenti, con linee più sottili o più spesse a seconda del modo con cui “attacca” il dipinto. L’opera, una delle poche di Pollock presenti in Italia, diventa come una superficie su cui sono tracciati linee e segni simili ai graffiti dell’arte primitiva.

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Un’esplosione di schizzi

Forse il dipinto più famoso di Pollock è Convergence (68), un’esplosione di colori che suscitano nell’osservatore violente emozioni e sembrano quasi “attaccare” l’occhio.

Sulla tela bruna l’artista dispone prima un fitto reticolato di segni neri, poi schizzi sempre più ampi di colori a contrasto: rosso, bianco, giallo, azzurro.

confronta

Anche Vedova (vedi p. 491) dipinge con veloci spatolate di colore, rinunciando al pennello. Immagine del tempo è formato da larghe strisce di colore, soprattutto nero, che creano figure geometriche, triangoli e rettangoli, senza però alcuna organizzazione.

  ricorda
Jackson Pollock
  • Applica il colore facendolo                                                           secondo la tecnica del                                                          
  • Le sue opere sono frutto di gesti istintivi,                                                           
  • Nei grandi dipinti riproduce i suoi                                                           anche camminando sopra la tela

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi