Gli espressionisti e i Fauves
L’arte esprime i sentimenti attraverso colori irreali, pennellate decise e figure deformate
L’arte esprime i sentimenti attraverso colori irreali, pennellate decise e figure deformate
Agli inizi del Novecento due diversi movimenti presentano al pubblico scandalizzato un’arte nuova, basata sulla violenta espressione dei sentimenti e sull’uso di colori squillanti e innaturali.
Anticipando molti degli elementi dell’Espressionismo novecentesco, nel 1893 il pittore norvegese Edvard Munch (1863-1944) crea il suo capolavoro, L’urlo (8), emblema della visione tragica dell’esistenza che lo caratterizza. Un uomo, che secondo una descrizione di Munch è l’artista stesso, sta camminando quando improvvisamente il sole tinge il cielo di un colore rosso sangue. Il protagonista resta immobile e la sua bocca si spalanca in un urlo di terrore, accentuato dalla posizione delle mani sul viso. Alle sue spalle camminano indifferenti due persone.
La drammaticità della scena è accentuata dai colori innaturali e violenti e dalle pennellate che si dispongono vorticose intorno al volto scheletrico.
Il pittore Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) è originario di Dresda, in Germania. Nel 1911 si trasferisce a Berlino, città che lo colpisce profondamente: nelle tele di questi anni l’artista raffigura le sue strade, i suoi edifici e soprattutto i suoi abitanti con linee violente e spezzate, creando composizioni disarmoniche da cui emerge il suo rapporto ambivalente con la città: Kirchner la trova infatti ricca di stimoli e insieme spersonalizzante, ama la vita frenetica ma odia il senso di solitudine a cui la metropoli lo condanna.
Questi sentimenti si esprimono con violenza nella tela Potsdamer Platz (9), in cui due donne vestite elegantemente procedono a passo veloce. Le figure sono allungate in modo innaturale e gli abiti e i volti spigolosi fanno da contrappunto ai profili taglienti delle architetture dello sfondo. Lo spazio, invece che allargarsi in profondità, sembra collassare in primo piano, verso lo spettatore, provocando un senso di disagio.
Così come gli espressionisti nordici e tedeschi, anche i Fauves, in Francia, non erano amati dai critici, nonostante le loro opere fossero meno “disturbanti”.
Concentrandosi sulla pittura di paesaggio, questi artisti scelgono forme estremamente semplificate e usano il colore in modo quasi violento, sia nelle pennellate sia negli accostamenti di tono, proseguendo una tendenza iniziata a fine Ottocento da Van Gogh (vedi p. 416).
A differenza degli espressionisti tedeschi, nelle loro opere spesso non c’è la manifestazione di un disagio esistenziale, ma un amore per la vita e i suoi colori. Nei paesaggi di André Derain (1880-1954), come Barche a Port Collioure (10), le pennellate, come tessere di un mosaico, ricreano un ambiente gioioso. A colpire sono i colori innaturali, segno che la pittura, ormai, non è più attenta alla realtà, ma sceglie di trasmettere emozioni e sentimenti.
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi