SCOPRI L'OPERA - Le Ninfee dell’Orangerie

impressionismo

scopri l’opera

Claude Monet

Le Ninfee dell’Orangerie

Che cosa sappiamo?

Nel 1883 Claude Monet si trasferisce in una piccola casa di campagna a Giverny, a poca distanza da Parigi. Qui allestisce un meraviglioso giardino ricco di fiori e alberi e con un piccolo laghetto attraversato da un ponte di legno. Nello stagno fa crescere, grazie all’aiuto di un giardiniere, delle ninfee colorate, piante ornamentali con grandi foglie verdi e fiori multicolori che galleggiano sull’acqua: fino a quel momento esistevano in Europa solo ninfee bianche, più resistenti al freddo, ma prive delle spettacolari sfumature di questa varietà orientale.

Monet inizia a ritrarle senza sosta, in momenti del giorno, stagioni e punti di vista diversi, sfruttando non solo la mutevolezza della luce, ma anche i riflessi dell’acqua: negli anni realizza quasi duecentocinquanta tele con lo stesso soggetto e infinite minime variazioni.

Alla fine della sua carriera, ormai molto anziano, l’artista crea otto tele per una collocazione specifica: un padiglione da costruire ex novo nei giardini del Louvre, l’Orangerie. Qui il pittore studia di persona l’allestimento dei giganteschi dipinti in due stanze ovali dai soffitti bassi e dalle pareti alte poco più dei dipinti e curve, creando un insieme avvolgente di estrema suggestione.

Che cosa vediamo?

Le tele sono gigantesche e molto simili tra loro: in alcune lo specchio d’acqua, osservato da un punto di vista molto ravvicinato, è inquadrato dai tronchi nodosi dei salici piangenti, mentre in altre il laghetto sembra strabordare dalla tela. Monet non dipingeva mai a mezzogiorno, nella luce piena, ma all’alba, con ancora la nebbia della notte, o al tramonto, con l’ultimo raggio di luce a rischiarare l’acqua. Le tele sono preparate con basi diverse, a volte bianche, a volte scure, quasi nere, su cui spiccano i toni dei fiori multicolori: porpora, giallo, ametista, rosa, viola e malva.

Il punto di vista ravvicinato e le dimensioni grandissime fanno sì che l’osservatore si perda al loro interno: i fiori e le foglie, più grandi del vero, si specchiano nell’acqua fino a diventare quasi masse indefinite, astratte. Le ninfee, rappresentate più grandi del vero, e l’acqua ricoprono interamente lo spazio pittorico: quasi completamente scomparso è il cielo, poiché il punto di vista è bassissimo e lo sguardo si trova a vagare in uno spazio completamente nuovo, privo di punti di riferimento, quasi infinito nel suo dilatarsi sulle pareti del museo.

Leggiamo l’opera

Le Ninfee eseguite per l’Orangerie sono dipinti incredibilmente nuovi e moderni: eseguiti negli anni Venti del Novecento, aprono a molte tendenze dell’arte contemporanea.

Affascinato dall’acqua e dai suoi riflessi, l’occhio del pittore sembra perdere ogni contatto con una raffigurazione realistica della natura. Se infatti l’interesse per il variare degli effetti di luce e lo studio dei riflessi è tipicamente impressionista, le dimensioni monumentali e il punto di vista così ravvicinato trasformano i fiori e le foglie in una composizione quasi astratta, dove il soggetto è solo parzialmente riconoscibile, trasformato in macchie di colore.

Il dipinto non descrive più un paesaggio in modo oggettivo, ma offre allo spettatore una visione altamente poetica, composta di infiniti riflessi di forme e colori.

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi