Nell’arte dell’Ottocento si impone un nuovo modo di guardare la realtà, dal vivo o, detto in francese, en plein air. Questa tendenza inizia in Italia con i macchiaioli e poi, tra gli anni Sessanta e Settanta, si afferma in Francia con artisti quali Monet, Degas, Renoir e Pissarro, che sono noti come impressionisti e che si riunivano periodicamente nel quartiere di Batignolles, a Parigi, dove Manet aveva il suo studio (24).
La loro arte mischia tradizioni e fonti differenti: parte dalle fondamentali esperienze del Romanticismo e Realismo di primo Ottocento, con l’attenzione a una rappresentazione realistica della natura e del paesaggio. Questa tradizione si affianca agli stimoli che provengono dalle arti non occidentali, soprattutto dalle stampe giapponesi, per il loro modo semplificato di raccontare la natura, con masse di colore piatte e senza profondità e i colori accostati senza mescolarli.
Fondamentali furono anche due invenzioni tecniche. Il tubetto di colore, con i pigmenti già mescolati all’olio e facili da trasportare, permetteva agli artisti di dipingere all’aperto, senza paura di disperdere in un colpo di vento le polveri. La fotografia, invece, suggeriva un nuovo modo di guardare alla realtà, cogliendo i suoi aspetti oggettivi.