La casa del dio in terra
Per gli Egizi il tempio è la dimora del dio, dunque inaccessibile alla popolazione. Il tempio egizio, in origine colorato e ornato da statue colossali e rilievi, segue uno schema codificato da una tradizione millenaria. Si presenta come una successione di ambienti sempre più piccoli e bui, divisi da piloni, portali monumentali fiancheggiati da edifici alti e compatti. I cortili si alternano a sale, con numerose colonne spesso a forma di loto o di papiro (le piante che nascono lungo il Nilo).
Nel Nuovo Regno vengono edificati templi di proporzioni immense, come quelli di Luxor (13) e Karnak (14) eretti presso Tebe, allora capitale del regno: templi e palazzi si trovano sulla sponda orientale del Nilo verso il sole che sorge, mentre le necropoli (vedi p. 42) sulla sponda occidentale, verso il tramonto.
Nel Grande tempio di Karnak, dedicato ad Amon-Ra, dio del Sole, un viale con grandi sfingi introduce all’ingresso. La facciata è costituita dal primo pilone, simile a un baluardo inespugnabile. Seguono un cortile con colonne e colossali statue di faraoni, il secondo pilone, e una sala ipostila, cioè con il soffitto sostenuto da una foresta di 134 colonne, illuminata dalla luce proveniente da un’apertura nel soffitto. Fra il terzo e il quinto pilone si trovano alcuni obelischi: ciascuno è un blocco unico di pietra (monolite), con un fusto stretto e alto e la punta a piramide, forma che ricorda il raggio del dio Sole. Passati i piloni si giunge infine al santuario vero e proprio, dove entrano solo il faraone e i sacerdoti. Al centro è la cella, dove è conservata la statua del dio, al buio.