NEL FRATTEMPO IN… India

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L’Europa conosce l’India

Nel Seicento, come abbiamo visto, si dilatano gli orizzonti geografici del mondo conosciuto, grazie a viaggi di esplorazione e scoperte, a cui fa seguito la creazione di grandi imperi commerciali.

Nascono così nelle nuove terre, soprattutto per opera di Spagna, Portogallo, Inghilterra e Olanda, le colonie, ossia territori occupati militarmente dagli Stati europei. Nelle colonie dell’Asia si diffondono le cosiddette “compagnie delle Indie”, società che detengono il controllo delle attività commerciali. Le compagnie acquisiscono una grande importanza, anche politica, e creano un avamposto per l’espansione occidentale in Oriente. Questi movimenti coloniali e commerciali permettono agli europei di conoscere la grande arte indiana e le straordinarie architetture del Paese.

L’India dei Moghul

L’arte indiana arrivata fino a noi è costituita soprattutto da opere legate al culto religioso e alla meditazione: purtroppo, però, molte delle testimonianze più antiche sono andate perdute, perché a lungo l’India è stata territorio di conquista di differenti popolazioni. Già a partire dall’VIII secolo i musulmani invadono la penisola; molto più tardi, nel XVI secolo, è proprio una dinastia musulmana, i Moghul, a unificare quasi tutto il Paese e a trasformarlo in una delle grandi potenze economiche mondiali, soprattutto per la produzione di tessuti e l’esportazione di spezie. Gli imperatori Moghul commissionano un’arte elegante e raffinata.

La città fortificata

Con la dinastia Moghul, in particolare con l’imperatore Akbar, inizia in India un grande fervore costruttivo: Fathpur Sikri (29-30) è l’esempio più grandioso di città fortificata, costruita in pietra arenaria rossa in soli quattordici anni, tra il 1571 e il 1585. All’interno delle mura, in cui si aprono monumentali porte d’ingresso, si trovano il palazzo imperiale, spettacolari edifici religiosi – templi per la religione musulmana dei sovrani, ma anche per il culto indu diffuso tra la popolazione –, ampie piazze e lussureggianti giardini che si specchiano, insieme al rosso degli edifici, in laghetti artificiali.

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Un monumento per la sposa dell’imperatore

Il più celebre edificio dell’architettura indiana è però non un tempio o un palazzo, ma una monumentale tomba in onore della sposa dell’imperatore Shah Jahan. Il Taj Mahal (31), costruito tra il 1632 e il 1654 ad Agra, è un edificio ambizioso, perfetto nella sua simmetria e sontuoso nelle sue decorazioni. A questa grandiosa impresa lavorarono, oltre a maestranze indiane, anche artisti e artigiani europei.

Marmi bianchi intagliati e pietre dure e pregiate, incastonate nella superficie, contribuiscono alla bellezza del monumento, una struttura complessa che include un portone d’accesso, un ampio giardino, una moschea e la tomba dell’imperatrice. Una rigorosa geometria governa tutte le architetture, basate su un’alternanza regolare e simmetrica di spazi pieni e vuoti.

Il monumento è oggi minacciato dall’inquinamento, dal deterioramento dei materiali e perfino dagli escrementi degli insetti: il marmo bianco sta ingiallendo e diventando in alcuni punti marrone o verdastro. Per proteggere il Taj Mahal, fin dal 1996, il governo ha fatto chiudere molte fabbriche della zona e recentemente la Corte suprema ha ordinato di ricorrere a esperti internazionali di restauro per preservare la bellezza del più importante monumento indiano.

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi