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Leonardo da Vinci

L’Ultima cena

Che cosa sappiamo?

A Milano, per volere del duca Ludovico il Moro, Leonardo dipinge una delle sue opere più celebri: l’Ultima cena (detta anche Cenacolo) nel refettorio del convento dei frati domenicani di Santa Maria delle Grazie. Il soggetto è adatto a un refettorio, perché è l’ambiente dove la comunità religiosa si riunisce per consumare il pasto. Sulla parete Leonardo non realizza un vero e proprio affresco (vedi p. 190), ma sperimenta una tecnica simile alla pittura su tavola (vedi p. 187): dipinge infatti con la tempera sull’intonaco asciutto (“a secco”) e ritorna poi ripetutamente ad applicare leggere stesure colorate (velature) a olio, facendo modifiche e ritocchi. La pittura ha però cominciato ben presto a distaccarsi e le cadute di colore risultano irreparabili.

Che cosa vediamo?

Leonardo rappresenta un episodio importante raccontato nei Vangeli: l’ultima cena che, alla vigilia della Pasqua ebraica, Gesù fa insieme agli apostoli prima della sua morte. La vicenda si svolge in una casa, nella sala destinata ai pasti, che al tempo degli antichi romani era detta coenaculum, parola da cui deriva l’appellativo Cenacolo attribuito ai dipinti con questo soggetto.

L’opera fissa il momento di massima tensione. Gesù, seduto al centro, annuncia ai compagni: «Uno di voi mi tradirà». Il traditore è Giuda, raffigurato alla destra di Gesù, con barba e capelli neri, mentre stringe in mano la borsa con i trenta denari, ricevuti come compenso per consegnare Gesù ai soldati che nella notte verranno ad arrestarlo.

Leggiamo l’opera

Tutti i personaggi siedono dietro la lunga tavola. La figura di Cristo è isolata al centro, mentre gli apostoli si spingono verso le estremità. Essi reagiscono alle parole di Gesù con espressioni dei volti, atteggiamenti e gesti molto diversi fra loro, riunendosi a gruppi, a loro volta concatenati fra loro. Leonardo pone l’accento sui “moti dell’animo”, cioè sulle emozioni di ogni personaggio, tema pressoché assente nelle precedenti rappresentazioni dell’Ultima cena.

La semplice stanza rettangolare, dove si svolge l’episodio, si allunga alle spalle dei personaggi fino alla parete di fondo dove si aprono tre finestre. La scena è illuminata da due fasci luminosi: uno proveniente dal paesaggio sullo sfondo e l’altro da sinistra, in coincidenza con la luce reale che penetra nel refettorio da alcune finestre laterali. Ponendosi di fronte all’opera, si ha l’illusione che lo spazio reale della sala prosegua in quello dipinto, con continuità.

confronta

Nel corso del Quattrocento, a Firenze, il tema dell’ultima cena è ricorrente nella tradizione dei refettori dei conventi. In particolare, l’Ultima cena dipinta da Domenico Ghirlandaio nel Convento di San Marco a Firenze influenza il Cenacolo milanese. Confronta le due opere: qual è la differenza più significativa che puoi notare?

Le vie dell'arte - volume B
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Dalla preistoria a oggi