Giovanni Bellini

rinascimento

l’artista

Giovanni Bellini

L’innovatore della pittura veneziana, fatta di luce e colore

Il veneziano Giovanni Bellini (1432 circa-1516) è uno dei più grandi artisti del Rinascimento e pone le basi dell’arte veneta dei secoli seguenti. Discendente da una famiglia di pittori, Giovanni rinnova profondamente la pittura veneziana, ancora legata alla tradizione tardogotica, convertendola al linguaggio rinascimentale sviluppatosi nelle principali città dell’Italia centro-settentrionale.

Giovanni fa due incontri cruciali per lo sviluppo del suo stile: Andrea Mantegna, divenuto suo cognato nel 1453, e Antonello da Messina, conosciuto a Venezia verso il 1475. Dal 1483 Bellini diventa pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, a capo di una rinomata bottega, fino alla sua morte.

La luce dorata, i colori caldi e le forme morbide sono i caratteri più significativi del linguaggio di Bellini, che prende una direzione diversa dalla pittura fiorentina fondata su disegno e geometria. Nelle sue opere il paesaggio assume un grande importanza, facendo da sfondo alle scene sacre o persino da coprotagonista accanto ai personaggi.

Come attraverso un cannocchiale

La maturità di Bellini inizia con la monumentale Pala di Pesaro (23), raffigurante l’Incoronazione della Vergine, dipinta per l’altare maggiore della Chiesa di San Francesco a Pesaro nelle Marche.

La composizione è racchiusa in una cornice quadrangolare ornata da motivi classicheggianti, con santi nei pilastrini laterali e storie sacre nella predella: è come una finestra aperta sulla scena dipinta. In primo piano Cristo incorona la Vergine, all’interno di un trono marmoreo, affiancato da quattro santi: lo schienale del sedile, che ha la medesima forma della cornice, si apre a sua volta sul paesaggio retrostante, con colline attraversate da mura munite di torri. La composizione sembra così un quadro nel quadro: una rigorosa prospettiva, ispirata alle opere di Piero della Francesca, conduce l’occhio dell’osservatore dal primo piano, con il pavimento e il trono a marmi colorati in scorcio, fino alla veduta naturale.

Bellini addolcisce però l’astratta geometria prospettica con un’atmosfera naturale, tenera e intima: grazie alla pittura a olio, che Bellini usa soprattutto dopo l’arrivo di Antonello a Venezia, la luce assume effetti vibranti e i colori variano gradualmente di tono.

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Il paesaggio protagonista

Per Bellini la natura fa da cassa di risonanza ai sentimenti dell’uomo.

Nel San Francesco in estasi (24) la figura umana è parte integrante del paesaggio. Il santo è rappresentato su un pianoro roccioso. Alle sue spalle vediamo il suo rifugio: una grotta, davanti alla quale si trova il leggio sotto una sorta di pergola improvvisata. Francesco, dalla figura esile con le stimmate impresse in mani e piedi, si volge verso una luce dorata che proviene da una fronda di alloro in alto a sinistra: è la luce di Dio che lo inonda, così come invade l’intero paesaggio, che pare palpitare di vita propria. Ogni dettaglio – oggetti (campanello, teschio, sandali), animali, arbusti, foglie, l’acqua che sgorga a sinistra, il pastore con le sue pecore sullo sfondo – è descritto con incantato stupore. Al di là di uno steccato si distendono le colline, con edifici contemporanei: il soggetto sacro viene attualizzato, riportato nell’oggi.

Pala di San Giobbe

Per un altare della chiesa veneziana di San Giobbe, Bellini dipinge una grandiosa pala, nota appunto come Pala di San Giobbe (25). Raffigura una Sacra Conversazione ambientata in un’imponente architettura, come già aveva fatto Piero della Francesca nella Pala di Brera (vedi p. 235). Sull’altare la tavola, entro l’incorniciatura in marmo, creava l’impressione che lo spazio reale continuasse nello spazio dipinto della cappella in cui si svolge la Sacra Conversazione.

Inquadrata dal basso, la pala ha un andamento verticale, imponente. I personaggi hanno fisionomie ben definite ed esprimono i propri sentimenti (come sono diversi dai personaggi impassibili nella Pala di Brera di Piero della Francesca!). La luce soffusa fa brillare i mosaici sul fondo e accarezza i personaggi, in particolare i nudi di san Giobbe (dedicatario della chiesa) e san Sebastiano. Appartato al margine sinistro, san Francesco mostra le stimmate all’osservatore e lo invita a partecipare alla scena solenne e malinconica. Il rapporto fra lo spettatore e l’immagine dipinta è diventato emotivo e coinvolgente.

  ricorda
Giovanni Bellini
  • Nei suoi quadri la luce dorata e calda ammorbidisce le forme
  • Dà grande importanza al                                                           
  • Nelle sue opere instaura un rapporto emotivo con lo                                                           

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi