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Paleolitico

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Pitture rupestri

Le Grotte di Lascaux

Che cosa sappiamo?

Le pitture delle Grotte di Lascaux sono capolavori dell’arte preistorica, realizzati alla fine del Paleolitico da generazioni di cacciatori-raccoglitori nomadi. Scoperte per caso, nel 1940, da quattro ragazzini, nel 1979 sono state inserite dall’UNESCO nell’elenco dei luoghi considerati Patrimonio dell’Umanità (vedi p. 477).

Che cosa vediamo?

Le Grotte di Lascaux si sviluppano in discesa per 250 metri circa attraverso gallerie, sale, corridoi, pozzi. Le immagini dipinte (circa 600) si associano a quelle incise (1500). Raffigurano soprattutto animali in proporzioni molto grandi (vedi pp. 12-13): numerosi sono i cavalli, ma ci sono anche bisonti, stambecchi, cervi con grandi corna ramificate, e altre specie oggi scomparse come gli uri (bovini selvatici). La figura umana è poco rappresentata, ma è spesso richiamata da impronte di mani e raffigurazioni del sesso soprattutto femminile. Si trovano infine vari segni semplici, come punti e linee, o più complessi: avevano valore magico e delimitavano l’area sacra.

Leggiamo l’opera

Le rappresentazioni sono molto realistiche: gli animali sono ritratti di fianco, in pose variate. Sono spesso in movimento, come nel caso dei cervi che nuotano nell’acqua. Le figure sono delimitate da un contorno netto e sintetico, cioè capace di definire i tratti fondamentali che rendono l’animale ben riconoscibile.

Nel dettaglio dei due cavalli in fuga, colpiti dalle frecce, è possibile osservare la tecnica pittorica usata. Osserva in particolare l’animale a destra: è rappresentato su una protuberanza della roccia bianca che accresce l’effetto tridimensionale. La forma è definita da un contorno nero a carbone e colorata con un’ocra gialla sfumata fino al basso ventre, dove il bianco del fondo rimane visibile (una tecnica detta “a risparmio”).

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi