L’architettura in Italia settentrionale

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L’architettura in Italia settentrionale

Le chiese di Lombardia ed Emilia si assomigliano per le grandi facciate a capanna e le logge, mentre le chiese di Venezia richiamano l’Oriente

Nella Penisola italiana le prime zone in cui si diffonde il nuovo stile romanico sono la Lombardia e l’Emilia.

Una basilica di mattoni rossi

La Basilica di Sant’Ambrogio (7) a Milano, ricostruita attorno al 1098 sulle fondamenta di una chiesa più antica, è l’edificio più rappresentativo di questo nuovo stile. Davanti alla basilica – nome che si usava per le chiese più importanti – si trova un grande cortile porticato, che aveva la funzione di accogliere i fedeli e di prepararli spiritualmente alla celebrazione che si svolgeva all’interno dell’edificio. La facciata ha una forma semplice, “a capanna”.

L’edificio è reso uniforme dall’uso del mattone, tipico della Lombardia. Come si è detto, infatti, una delle principali differenze a seconda delle zone è l’uso di materiali diversi, scelti per il loro colore, il loro valore simbolico, ma anche per la loro disponibilità locale.

Una cattedrale di pietra

La Cattedrale di Parma (8) ha una forma molto simile alla Basilica di Sant’Ambrogio, ma l’effetto dell’edificio è molto diverso: qui non si usa il mattone, come a Milano, ma la pietra. La facciata è sempre a capanna e, come a Milano, è impreziosita da un altro elemento tipico del Romanico dell’Italia settentrionale: le logge aperte e percorribili che si aprono sulla facciata e, nella zona superiore, ne seguono l’andamento. In questo modo diventano anche un elemento decorativo, creando forti contrasti di luce e ombra sulla facciata.

L’ingresso è caratterizzato dal protiro, un portico che inquadra e protegge l’entrata principale, retto da due leoni, simbolo di forza (9), chiamati “stilofori” perché sostengono le colonne.

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Una chiesa molto orientale

Completamente diversa dagli esempi che abbiamo visto finora è la Basilica di San Marco (10), a Venezia. La costruzione di questa basilica inizia nel 1063: al suo interno si trovano le reliquie dell’evangelista Marco, portate nella laguna da Alessandria d’Egitto nell’828. La chiesa è ampia e maestosa, con una pianta centrale insolita per l’Italia, e tutta decorata da marmi colorati e mosaici, per dimostrare alle città rivali il potere commerciale e la ricchezza di Venezia.

Sia l’uso del mosaico, nella facciata e all’interno, sia la forma delle cupole, che sono chiamate “a bulbo” e hanno la forma simile a delle cipolle, rendono questa chiesa unica nel panorama del Romanico italiano, più simile a un edificio mediorientale, bizantino o islamico.

  ricorda
Il Romanico in Italia settentrionale
  • Sant’Ambrogio a Milano e la Cattedrale di Parma sono simili (facciata a                                                          ; logge), ma usano materiali diversi (                                                           e pietra)
  • San Marco a Venezia ha caratteri inconsueti: pianta                                                           , mosaici, cupole a                                                          

IL SEGNAlibro

Un bianco manto di chiese

Rodolfo il Glabro, un monaco francese vissuto fra il 985 e il 1047 circa, diligente cronista, parlando degli anni subito dopo il Mille, scrisse una frase stupenda: “Era come se il mondo stesso, scuotendosi, volesse spogliarsi della sua vecchiezza per rivestirsi di un bianco manto di chiese. I fedeli, infatti, non solo abbellirono quasi tutte le cattedrali e le chiese dei monasteri dedicate a diversi santi, ma persino le cappelle minori poste nei villaggi”. Quel rinnovamento, così ben descritto da Rodolfo, si verificava in tutte le regioni d’Europa.

In realtà chiese e insediamenti religiosi come abbazie, conventi e monasteri erano sorti fin dai primi secoli del Cristianesimo; anzi, i grandi complessi costruiti nel nome della fede cristiana erano stati punti di riferimento importanti durante tutto l’Alto Medioevo. Ma la novità che si manifesta nell’XI e nel XII secolo è che l’iniziativa di edificare e abbellire le chiese proviene non più solo dal clero, ma anche dal popolo dei fedeli.

Nel Duecento e nel Trecento coloro che faranno costruire edifici e opere d’arte, ovvero li “commissionano” (e per questo sono detti “committenti”), saranno sempre più numerosi anche fra i laici: individui, famiglie, associazioni, istituzioni.

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi