L’arte longobarda e carolingia

L’arte longobarda e carolingia

Due modi diversi di interpretare la tradizione classica e l’arte cristiana

Fra il VI e il VII secolo la Penisola italica è dominata, oltre che dai Bizantini, anche dai Longobardi. Questi ultimi, convertiti al Cristianesimo, introducono un linguaggio artistico nuovo, semplificato e decorativo, che costituirà poi la base dell’arte medievale.

Nel IX secolo nel Centro-Nord della Penisola, ormai diventato parte dell’Impero carolingio, si diffonde un’arte che tende a conciliare l’eredità imperiale romana con la cultura cristiana di tradizione bizantina.

I Longobardi, orafi eccellenti

I Longobardi sono abili nella lavorazione dei metalli e nell’oreficeria. Realizzano oggetti preziosi in oro sbalzato o inciso, ornati da smalti e pietre dai colori vivaci. Un esempio è dato dalla Corona di Teodolinda (14), la regina longobarda che – secondo la tradizione – la donò alla Basilica di San Giovanni a Monza (situata un tempo dove poi è stato eretto il duomo). La corona segue un disegno semplice e ordinato. È formata da una fascia in lamina d’oro chiusa a cerchio. La superficie esterna è ornata da gemme – pietre preziose o semipreziose – e madreperle, con la superficie liscia e rotondeggiante, incastonate nell’oro a rilievo in cinque file parallele. Tipica della produzione longobarda è anche la Fibula a S (15), una spilla di sicurezza, in oro o argento dorato, e decorata con pietre, smalti o paste vitree di colori diversi.

I Carolingi: la rinascita dell’Impero

L’arte carolingia recupera forme, stili e simboli della tradizione antica. Su questa linea è la Statuetta equestre di Carlo Magno (16), un celebre bronzetto che rappresenta Carlo Magno (o suo nipote Carlo il Calvo) che avanza solenne a cavallo. Il sovrano ha i simboli regali: la corona con una palmetta al centro sulla testa, il globo in una mano, la spada (andata perduta) nell’altra. Nonostante le dimensioni ridotte, la statuetta richiama i monumenti equestri di epoca imperiale, in particolare il Marco Aurelio (vedi p. 103).

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La Cappella Palatina di Aquisgrana

Ad Aquisgrana, nell’attuale Germania, Carlo Magno fa edificare una reggia denominata il “Laterano”.

Dell’architettura è sopravvissuta solo la cappella del palazzo, detta appunto Cappella Palatina (17), capolavoro dell’arte carolingia, realizzata dall’architetto Oddone di Metz e consacrata nell’805 da papa Leone III. L’edificio si ispira a modelli tardoantichi e bizantini, come il Battistero Lateranense a Roma (vedi p. 115) o la Basilica di San Vitale a Ravenna (vedi p. 126). La struttura ha una pianta poligonale a 16 lati, con un deambulatorio su due livelli che circonda lo spazio ottagonale al centro. Questo, molto alto, è coperto da una cupola. Le arcate a tutto sesto poggiano su possenti pilastri. Alcuni materiali pregiati, come le colonne in porfido nel livello superiore e le lastre dei rivestimenti, furono prelevati da Ravenna e da Roma.

Il Trono di Carlo Magno (18) è posto in una tribuna sopraelevata, davanti alla raffigurazione di Cristo nei mosaici della cupola. Era una posizione simbolica: il potere imperiale, in continuità ideale con quello degli antichi sovrani romani, era stato attribuito a Carlo Magno direttamente da Dio.

  ricorda
L’arte longobarda e carolingia
  • I Longobardi si specializzano nella lavorazione dei                                                           , in particolare dell’oro
  • I Carolingi riprendono le forme e gli stili della tradizione                                                           
  • L’arte carolingia trova nell’architettura la sua massima espressione, soprattutto nella .                                                           ad Aquisgrana

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi