L’architettura privata

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L’architettura privata

Dalle case cittadine alle ville in campagna, alle dimore imperiali

Oltre all’edilizia pubblica, anche quella privata rappresenta un capitolo significativo dell’architettura romana. I principali edifici privati sono la casa in città e la villa immersa nella natura. Tali opere riflettono la posizione sociale del proprietario: se le famiglie più modeste vivevano in piccole case a schiera o condomini (insulae), nobili e ricchi risiedevano in abitazioni confortevoli e raffinate.

La casa

La casa patrizia (domus) ha pianta rettangolare e un impianto simmetrico, che sviluppa uno schema già presente nelle case etrusche.

Su uno dei lati corti si apre la porta di ingresso. Entrando si percorre un breve corridoio o vestibolo per accedere all’atrio (23), un cortile quadrangolare coperto sui quattro lati, con l’impluvio, la cisterna per la raccolta piovana, al centro.

Nell’atrio di solito è custodito un piccolo altare dedicato ai Lari, le divinità protettrici della domus, dove sono custodite le immagini in cera, terracotta o marmo degli antenati. Intorno all’atrio si aprono gli ambienti principali della casa. Sui lati lunghi sono disposte in serie piccole camere da letto (cubicula) alternate ad ambienti di servizio. Sul lato opposto rispetto all’ingresso si trovano gli ambienti di rappresentanza, dove il proprietario tratta di affari e politica con gli ospiti: al centro il tablino, una sorta di soggiorno, e ai lati il triclinio o sala per i banchetti (talvolta più di una).

Sul retro della casa si trova il peristilio, il giardino circondato da un porticato e abbellito da statue e fontane. Gli ambienti sono ornati da dipinti alle pareti (vedi p. 106), intarsi marmorei e mosaici nei pavimenti.

La villa

La villa è la dimora signorile situata fuori dalle mura cittadine. All’inizio la villa romana è la dimora di un proprietario terriero, annessa a una fattoria con terreni agricoli in campagna (villa rustica). è costituita da tre parti principali: una per il proprietario e la sua famiglia, con una struttura simile alla domus; un’altra dove vivono lavoratori e servi; infine l’ultima, con ambienti destinati alla produzione agricola.

Dal I secolo a.C. la villa diventa anche luogo di evasione per i Romani nobili e ricchi: assume così l’aspetto di una dimora ampia e lussuosa, spesso immersa in paesaggi suggestivi.

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Le dimore imperiali: la Domus Aurea e Villa Adriana

Straordinarie furono le residenze di due imperatori: la Domus Aurea (che significa “casa dorata”) di Nerone a Roma e la villa di Adriano a Tivoli.

La Domus Aurea (24) si trovava nel centro di Roma e si estendeva davanti ai Fori, dal colle Palatino fino al colle Oppio: pur essendo in città, aveva l’aspetto di una villa grandiosa. Il complesso era costituito da una serie di edifici indipendenti circondati da spazi verdi come giardini, orti e boschetti, vasche d’acqua e fontane. Gli interni erano decorati con dipinti, stucchi, statue, e materiali pregiati come l’oro, l’avorio e le pietre preziose. Dopo la morte di Nerone (68 d.C.), la Domus Aurea è stata in gran parte distrutta dagli imperatori successivi. Nell’area dove si trovava un grande lago artificiale è stato poi realizzato il Colosseo (vedi p. 94).

Villa Adriana a Tivoli nasce invece come una vera e propria villa suburbana (cioè immediatamente fuori dalla città). Edificata nel II secolo dall’imperatore Adriano, era un complesso formato da edifici separati collegati da porticati, giardini e vasche. Fulcro della villa era il Teatro Marittimo (25), un edificio circolare, circondato da un canale e un porticato, quasi come un’isola artificiale.

  ricorda
L’architettura privata
  • La casa patrizia ha pianta                                                           
  • La villa è la residenza in                                                           
  • Le dimore imperiali sono complessi di vari edifici

nel frattempo in... Giordania

Le tombe sono parte dell’architettura privata. A Petra, capitale del regno nabateo in Giordania, ci sono tombe rupestri monumentali. Tra le più famose, Al Deir (“Il monastero”), così chiamata perché fu riutilizzata come chiesa, fu edificata in onore di re Obodas I, divinizzato alla sua morte (85 a.C.). L’urna funeraria è sulla sommità della facciata, alta 42 metri.

Le vie dell'arte - volume B
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Dalla preistoria a oggi