Storie. Il passato nel presente - volume 3

VERSO L ESAME prognosi di Grey: nei quattro anni a seguire avrebbero perso la vita oltre 17 milioni di persone; altri 20 milioni di soldati sarebbero rimasti feriti, spesso invalidi a vita. Altrettanto vale per le cifre relative ai profughi e ai deportati, alle vittime della fame e delle epidemie. Anche in rapporto alle conseguenze di lungo termine la Prima guerra mondiale segnò una svolta nella storia dell Europa moderna: sia la rivoluzione d Ottobre e l ascesa al potere di Lenin che le parabole di Mussolini e di Hitler non si possono infatti spiegare senza considerare le reazioni sociali, politiche e culturali provocate dalla guerra. Pur essendo occorsa una Seconda guerra mondiale per vedere nella prima «la madre di tutte le tragedie del XX secolo , come l ha definita il diplomatico americano George Kennan, a quanti vissero il periodo interbellico era già chiaro che con l anno 1914 il mondo era radicalmente cambiato. La particolarità della tragedia della Prima guerra mondiale, che vide progressivamente coinvolte in maniera diretta o indiretta una quarantina di nazioni e in cui furono mobilitati circa 60 milioni di giovani soldati, non deriva solo dai dati statistici, ma anche dalle modalità di conduzione della guerra, che fin da subito infranse i princìpi della Convenzione dell Aia: il mancato rispetto della neutralità belga (che provocò l entrata in guerra della Gran Bretagna), il trattamento dei prigionieri, l impiego di gas venefici e il blocco navale alleato contro i civili tedeschi in risposta alla guerra sottomarina scatenata dalla Germania furono tutti segnali della deflagrazione di una «guerra totale che coinvolgeva non più solo i soldati, ma l intera popolazione dei paesi belligeranti e che dunque anticipava molti dei tratti che avrebbero caratterizzato l ancor più sanguinosa Seconda guerra. Tuttavia, sarebbe sbagliato interpretare quest ultima come necessaria conseguenza della prima. La fortunata quanto semplicistica tesi della brutalizzazione formulata all inizio degli anni Novanta da George Mosse e ripresa in abbondanza secondo cui a seguito della violenza esperita nel corso della guerra la società tedesca avrebbe vissuto un processo di imbarbarimento che avrebbe aperto la strada a Hitler e all Olocausto, è ormai oggetto di critica storiografica in ragione della sua genericità. Se è vero che le stragi e i massacri vissuti al fronte ebbero un effetto psicologico devastante su coloro che vi avevano combattuto, non è possibile trarre da ciò alcuna teoria che spieghi come mai in alcune tra le nazioni coinvolte nella guerra la cultura politica si brutalizzò , mentre in altre questo non avvenne. L esperienza vissuta al fronte dai soldati francesi o britannici non era stata molto diversa da quella dei tedeschi o degli italiani; eppure né in Gran Bretagna né in Francia si ebbe l ascesa di un partito fascista. Per molti dei futuri fascisti non fu tanto la Prima guerra mondiale a determinare la brutalizzazione , quanto piuttosto l esperienza della sconfitta del 1918 (o la vittoria mutilata , nel caso dell Italia), unita alla minaccia di un ipotetica rivoluzione mondiale, che dopo il successo di Lenin in Russia appariva reale. Per molti giovani dell epoca il «secolo degli estremi di Hobsbawm non cominciò tanto con lo scoppio della guerra, quanto con i problemi che si aprirono al termine di essa e che rimasero irrisolti. 1. Nella prospettiva di molti europei, la presa del potere da parte di una determinata minoranza rivoluzionaria in Russia nell inverno 1917-18 e il suo rapido consolidamento rappresentarono un elemento determinante. La rivoluzione d Ottobre (resa possibile proprio dal conflitto mondiale) e la drammatica guerra civile che ne seguì e che costò la vita a oltre tre milioni di persone, ebbero effetti immediati sul resto d Europa. 776

Storie. Il passato nel presente - volume 3
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Dal 1900 a oggi