PROTAGONISTI - I “figli dei fiori”

Stabilità, boom e scontento CAPITOLO 12 I figli dei fiori I figli dei fiori, o hippies, rappresentavano una controcultura giovanile che ebbe origine negli Stati Uniti negli anni Sessanta e che poi si irraggiò in tutto il mondo. Essi ereditarono in parte la cultura letteraria anticonformista della Beat Generation, interpretata dalle opere di Allen Ginsberg, William Borough e Jack Kerouac, nella San Francisco degli anni Cinquanta. A imitazione dei cosiddetti beatniks, gli hippies vivevano in proprie comunità, dove consumavano droghe (marijuana e Lsd soprattutto) per esplorare gli stati alterati della mente, che a loro volta trovavano espressione creativa nella musica e nell arte psichedelica. Essi predicavano e praticavano il libero amore e il naturismo, nutrivano il culto della diversità culturale, seguivano filosofie e religioni orientali di tipo spiritualistico. L evento simbolo della generazione hippie fu il concerto di Woodstock (una località vicino a New York), che per tre giorni, nell agosto 1969, radunò oltre 500 000 giovani ad ascoltare la musica dei più importanti cantanti e gruppi dell epoca, come Joan Baez, Janis Joplin, Carlos Santana, Jimi Hendrix, Jefferson Airplane e Grateful Dead. Giovani hippies al concerto di Woodstock nell agosto 1969. tando la popolazione urbana complessiva da 38 milioni nel dopoguerra a 58 milioni alla fine degli anni Cinquanta. Per accogliere questo imponente flusso di persone si costruirono dunque nuove città e nuovi quartieri popolari, mentre si mettevano a punto nuovi servizi sociali da parte degli Stati e si facevano importanti progressi nell alfabetizzazione. Nel 1956 i moti polacchi e la rivolta di Budapest, con la conseguente repressione sovietica, avevano mostrato i limiti del processo di destalinizzazione, durante il quale si alternarono timide aperture a drammatiche chiusure repressive. In questo quadro contraddittorio, le democrazie popolari accantonarono le politiche di industrializzazione forzata e di collettivizzazione che erano state avviate tra i tardi anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, suscitando forti resistenze [f cap. 10.3-10.5]. Negli anni Sessanta i riformatori ammettevano che l edificazione delle fattorie collettive era stata un grave errore, promuovendo e sostenendo invece politiche moderatamente aperte al mercato, capaci di dare un certo slancio ai beni di consumo. Ciononostante, serpeggiava un malessere sociale profondo, che, malgrado la repressione, minacciava di esplodere da un momento all altro. Perciò, di fronte alle interferenze e alle pressioni di Mosca, all interno delle classi dirigenti dei paesi dell Europa orientale la destalinizzazione si intrecciava con la diffusione del nazionalismo. In sintonia con le tendenze riformatrici, gli intellettuali elaborarono versioni di revisionismo marxista [f , p. 504] che faceva i conti criticamente con il modello staliniano e legittimava la ricerca di vie nazionali al socialismo. Gli effetti della destalinizzazione 503

Storie. Il passato nel presente - volume 3
Storie. Il passato nel presente - volume 3
Dal 1900 a oggi