I Quaderni del carcere
I Quaderni del carcere sono un’opera unica per la loro modalità di composizione e di pubblicazione, per la profondità e la vastità dei loro argomenti, per l’impatto amplissimo sulla cultura italiana e su quelle europea e mondiale.
La genesi dell’opera
Il capo del Partito comunista d’Italia, Antonio Gramsci, fu arrestato nel novembre 1926 e condannato nel 1928 a vent’anni di reclusione per la sua attività di oppositore del regime fascista. Egli cominciò a raccogliere note, appunti e riflessioni l’8 febbraio 1929, quando era detenuto a Turi; continuò a scrivere in una casa di cura di Formia, dove rimase dal 1933 alla metà del 1935, quando sospese la scrittura per il peggioramento delle condizioni di salute. Fu infine ricoverato in una clinica romana, in libertà vigilata, dove morì il 26 aprile 1937.
I temi
I Quaderni affrontano temi diversi, da Machiavelli a Marx, da Dante a Benedetto Croce, dal Risorgimento al fordismo, ma si annodano intorno a un problema teorico chiave, che contribuì a un profondo rinnovamento del marxismo. Gramsci, infatti, ripensa radicalmente i rapporti fra struttura e sovrastruttura, fra economia e cultura, riconoscendo l’importanza dell’egemonia culturale nel processo di trasformazione della società in senso socialista. Con il concetto di “egemonia” egli intendeva la capacità degli intellettuali di svolgere un ruolo di «direzione culturale e morale» della società, la quale a sua volta doveva combinarsi con il «dominio politico» esercitato dal Partito comunista. Da qui derivava la sua visione degli «intellettuali organici» (cioè legati organicamente al gruppo sociale di riferimento), che dovevano rappresentare la classe sociale del futuro, il proletariato. Per realizzare l’egemonia, però, occorreva passare – secondo il linguaggio politico-militare di Gramsci – dalla «guerra di movimento» alla «guerra di posizione», ossia lavorare su tempi lunghi, senza attendersi rotture improvvise e risolutrici.
La vicenda editoriale e il dibattito postumo
I Quaderni hanno avuto una storia editoriale tanto complicata quanto discussa. In un primo momento furono raccolti dalla sorella della moglie russa di Gramsci, Tania Schucht. Portati a Mosca nel 1938, furono successivamente pubblicati in una versione tematica nel 1948. In particolare, la discussione successiva, ispirata dall’opera postuma di Gramsci, si concentrò intorno alla sua visione del Risorgimento come «rivoluzione mancata», a causa della cronica incapacità della borghesia italiana (settentrionale) di promuovere e guidare la sollevazione delle classi contadine (meridionali). Questa originale visione della storia d’Italia avrebbe alimentato intensi dibattiti sul Risorgimento al termine della Seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta e Sessanta.