I fattori di crescita
Allo sviluppo contribuirono diversi fattori. Il principale fu la crescita della domanda legata all’ulteriore integrazione del mercato mondiale, ai nuovi mercati coloniali e soprattutto alla domanda interna prodotta da ceti medi urbani più numerosi e benestanti.
Il possesso di carbone restava decisivo, anche se il petrolio e la corrente elettrica alternata iniziavano a coprire circa il 10% del fabbisogno energetico. Il primo fungeva da combustibile per riscaldamento, illuminazione e nuovi mezzi di trasporto (stufe, navi e automobili), oltre a dare impulso all’industria estrattiva e della raffinazione. La seconda, frutto degli studi sulle trasformazioni dell’energia di Michael Faraday e Nikola Tesla, alimentava motori elettrici, consentiva nuove invenzioni, stimolava l’industria elettrica, trovava ampio utilizzo nell’illuminazione grazie alla lampadina di Thomas Edison e favoriva la nascita di poli industriali in luoghi privi di materie prime, grazie alla sua trasportabilità mediante cavi [ 3].
I costi di imprese grandi e bisognose di mantenersi all’avanguardia resero necessario un sistema di capitalizzazione più vasto ed efficace. Il potenziamento delle Borse, il telegrafo e nuovi strumenti finanziari come i ▶ futures ampliarono la platea degli investitori, sempre più composta da comuni risparmiatori, uomini d’affari e banche miste, il cui peso nella capitalizzazione delle grandi aziende produsse una strettissima compenetrazione fra finanza e industria. Altro denaro veniva dagli Stati, che sostenevano le industrie nazionali in parte gestendo direttamente imprese in settori strategici (ferroviario, siderurgico), in parte con le commesse per forniture militari e alla pubblica amministrazione, in parte con misure protezionistiche e in parte con un diritto commerciale che agevolava la costituzione di società per azioni e tollerava ▶ cartelli, ▶ trust e ▶ quasi-monopoli creati per ridurre la concorrenza e controllare il mercato [▶ cap. 18.3].
A favorire gli scambi erano soprattutto due fattori. Da un lato la diffusione della “rivoluzione dei trasporti”, che a fine secolo portò la rete ferroviaria globale a essere otto volte più estesa che nel 1860, traforando montagne e interconnettendosi alle principali rotte marittime e fluviali, rese a loro volta più brevi da canali e da navi a vapore (poi a nafta) sempre più veloci, capienti e importanti anche nell’alimentare la domanda di petrolio come combustibile. Dall’altro lato, la nuova misurazione standardizzata del tempo (▶ fusi orari), regole comuni su brevetti e diritti d’autore, la pressoché universale validità delle leggi di commercio e navigazione, l’adesione di tutti i principali paesi alla parità aurea in modo da creare di fatto una moneta unica internazionale [▶ cap. 10.2]. L’accettazione di queste convenzioni non fu né immediata né pacifica, ma si entrava sempre più nell’epoca della standardizzazione e della simultaneità [ 4].