FONTI - Il Proclama di conciliazione

FONTI

Il Proclama di conciliazione

Nel novembre 1858 la regina Vittoria emanò un proclama con cui poneva fine agli strascichi dell’Indian Mutiny, assumendo il controllo diretto dei possedimenti indiani e mostrando la sua magnanimità. Vi garantiva libertà di culto, eguaglianza, rispetto degli usi locali, ammissione dei nativi nella burocrazia e amnistia per i reati commessi durante la rivolta, attribuita a pochi facinorosi e all’ingenuità delle masse. Al contempo, il monito della repressione serviva a richiedere fedeltà, assicurando però di non aspirare a ulteriori espansioni territoriali.

In considerazione del fatto che, per diversi importanti ragioni, Noi abbiamo deciso […] di prendere Noi stessi il Governo dei Territori in India precedentemente amministrati per Noi dalla Onorabile Compagnia delle Indie orientali […] ora notifichiamo e dichiariamo con la Presente che […] Noi abbiamo assunto il detto governo. Con il presente atto richiamiamo tutti i Nostri sudditi dei suaccennati territori a essere fedeli […]. E Noi, riponendo speciale fiducia e confidenza nella lealtà, abilità e giudizio del Nostro fidatissimo e benvoluto cugino e consigliere, Charles John Visconte Canning, lo nominiamo […] Nostro primo Viceré e Governatore generale […]. E […] confermiamo nei loro diversi incarichi, civili e militari, tutte le persone ora impiegate al servizio dell’Onorabile Compagnia delle Indie Orientali […].

Noi non desideriamo alcuna estensione dei Nostri attuali possedimenti territoriali e, mentre non permetteremo che alcuna aggressione ai nostri domini o ai Nostri diritti resti impunita, non autorizzeremo alcuno sconfinamento in quelli altrui. Rispetteremo i diritti, la dignità e l’onore dei Principi nativi come fossero i Nostri […].

Noi rinunciamo al diritto e al desiderio di imporre le Nostre convinzioni ad alcuno dei Nostri sudditi. Dichiariamo essere Nostro Volere Reale e Desiderio che nessuno sia in alcun modo favorito, molestato o infastidito per la sua fede o osservanza religiosa […]. Ed è Nostra ulteriore Volontà che, finché sia possibile, i Nostri sudditi di qualsiasi razza o credo, siano liberamente e imparzialmente ammessi agli incarichi pubblici […].

[…] Noi presteremo in generale il dovuto riguardo ai diritti, agli usi e ai costumi dell’India nel legiferare e nell’amministrare la giustizia.

Noi ci rammarichiamo profondamente di quei mali e di quella miseria che sono stati portati all’India dagli atti di uomini ambiziosi, che hanno imbrogliato i loro compatrioti con falsi rapporti e li hanno spinti a un’aperta ribellione.

Il Nostro potere è stato mostrato dalla soppressione di quella ribellione sul campo. Noi desideriamo mostrare la Nostra magnanimità perdonando le offese di chi è stato così mal condotto, ma desidera ritornare sulla strada del Dovere. […] Quando […] la tranquillità interna sarà restaurata, è nostro sincero desiderio stimolare la pacifica industria dell’India, promuovere lavori di pubblica utilità e progresso, e amministrare il suo governo per il beneficio di tutti i Nostri sudditi lì residenti. Nella loro prosperità ci sarà la Nostra forza; nella loro soddisfazione la Nostra sicurezza e nella loro gratitudine il Nostro miglior premio.

Storie. Il passato nel presente - volume 2
Storie. Il passato nel presente - volume 2
Dal 1715 al 1900