15.5 Le guerre di religione in Francia

15.5 Le guerre di religione in Francia

L’incerto potere dei Valois

La pace di Cateau-Cambrésis del 1559 aveva posto fine al lungo conflitto tra la Francia e la monarchia asburgica [▶ cap. 12.6]. Nello stesso anno, con la morte del sovrano Enrico II di Valois, il regno francese precipitò in una grave crisi, dovuta a molteplici fattori: le difficoltà della produzione agricola, che generavano tensioni sociali nelle campagne, le lotte politiche interne ai ceti nobiliari, i dissidi religiosi. Nel 1560, dopo pochi mesi di regno, Francesco II morì e salì al trono il figlio Carlo IX, che però aveva solo 10 anni; un ruolo da protagonista fu giocato quindi dalla madre, Caterina de’ Medici (1519-89), che approfittò della giovane età del re per imporre il proprio controllo sulle sue scelte.

La monarchia non riuscì ad arginare la diffusione del calvinismo, che arrivò a interessare circa due milioni di francesi, un ottavo della popolazione. Gli ▶ ugonotti, come erano definiti i protestanti in Francia, erano socialmente eterogenei e stanziati in maggioranza nella parte meridionale e occidentale del paese [ 10]. Le divisioni religiose erano ben visibili anche negli schieramenti delle famiglie nobiliari che si contendevano il potere e che conservavano importanti funzioni amministrative e militari nelle periferie del regno, garantendosi la fedeltà di numerosi sottoposti. I Guisa, duchi di Lorena, si fregiarono della fama di campioni del cattolicesimo, mentre sul fronte opposto c’erano i Borbone-Navarra, i Condé, i de Coligny e i Montmorency. Le tensioni erano acuite inoltre dagli interventi delle forze straniere: da un lato la Spagna, che sosteneva la causa cattolica, dall’altro inglesi e olandesi, che parteggiavano per il fronte calvinista.

Oltre a quelli religiosi, altri dissidi scuotevano il paese: all’interno dello stesso fronte cattolico la debolezza dei Valois lasciava spazio alle ambizioni dei Guisa, che minacciavano lo stesso potere centrale.

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  eventi

Una strage “politica”

Il confronto tra cattolici e protestanti francesi diventò parte di un gioco più grande, che riguardava i nuovi equilibri europei. La regina madre Caterina de’ Medici infatti abbandonò la tradizionale posizione antiasburgica per ottenere l’appoggio spagnolo alla casa dei Valois; in cambio dovette rinunciare alla sua posizione di tolleranza nei confronti dei protestanti, odiati dal cattolicissimo Filippo II. Quando poi Gaspard de Coligny, prestigioso capo ugonotto moderato e aperto al dialogo, cercò di convincere il debole re Carlo IX ad allearsi con i Paesi Bassi protestanti in chiave an­tispagnola, fu deciso di intervenire in maniera drastica.

Il massacro

Il cosiddetto “massacro di San Bartolomeo” fu organizzato, insieme al partito dei Guisa, dalla regina madre e dai suoi figli, il re Carlo IX ed Enrico (futuro Enrico III), e con la probabile partecipazione di agenti mandati da Madrid. Il 22 agosto, in una Parigi in festa per il matrimonio regale, de Coligny fu ferito da un colpo d’archibugio; la tensione tra cattolici e ugonotti si impennò. Nel cuore della notte del 23 fu lo stesso Enrico di Guisa a guidare gli assalitori fino alla stanza dove giaceva ferito de Coligny, che venne trucidato; il suo corpo fu gettato nella Senna. Fu il segnale della strage: gli ugonotti vennero ferocemente stanati uno a uno nelle loro case e uccisi, i loro cadaveri gettati in strada o nel fiume. Quello che sembrò essere un moto popolare rapidamente si diffuse nel paese e da Lione a Bordeaux, da Rouen a Tolosa fino a Valence almeno altre 5000 persone vennero uccise, in una serie di massacri che continuò fino agli inizi di ottobre.

I sovrani cattolici europei si unirono al neoeletto papa Gregorio XIII (1572-85) nel celebrare con soddisfazione la notizia, interpretata come una giusta reazione alla minaccia protestante.

La notte di San Bartolomeo ed Enrico IV di Borbone al potere

La situazione precipitò nel 1562. Caterina de’ Medici fu indotta a fare concessioni agli ugonotti, garantendo loro una parziale libertà di culto (Editto di gennaio), per arginare il potere dei Guisa, ma questi ultimi reagirono violentemente, organizzando delle rappresaglie. Ebbe così inizio una prima fase di scontri che durò otto anni. A partire dal 1570 si affermò a corte la figura dell’ammiraglio Gaspard de Coligny (della fazione protestante), che ottenne la fiducia del sovrano Carlo IX fino a convincerlo a dare sua sorella Margherita di Valois in sposa a Enrico di Borbone-Navarra (anch’egli protestante). Durante i festeggiamenti per le nozze, i cattolici guidati dai Guisa riuscirono ad aizzare la plebe di Parigi facendo leva sui suoi sentimenti antiprotestanti. Nella notte fra il 23 e il 24 agosto del 1572 – la notte di San Bartolomeo – più di 2000 ugonotti furono uccisi nelle loro case e le violenze si allargarono anche nelle province [▶ eventi].

Molti altri furono costretti a fuggire, ma la loro efficiente struttura organizzativa (le comunità ugonotte funzionavano quasi come Stati indipendenti) permise loro di mantenere il radicamento nel regno. I Guisa, dal canto loro, si misero a capo di una Lega santa, ben sostenuta soprattutto nella capitale, per continuare a combattere la presenza protestante.

La crisi politico-religiosa continuò per tutti gli anni Ottanta. Enrico III di Valois (1574-89), frattanto succeduto al fratello, fu infatti costretto a fronteggiare nuovi conflitti interni, tradizionalmente ricordati come “la guerra dei tre Enrichi”. Oltre al detentore ufficiale del potere, infatti, la scena politica era dominata dal principe protestante Enrico di Borbone-Navarra e dal cattolico Enrico di Guisa (1550-88), che aspiravano entrambi al trono (anche perché Enrico III non aveva eredi maschi). La fazione cattolica promosse una violenta campagna di propaganda contro la monarchia, costringendo il sovrano a scappare da Parigi. Il re si vendicò facendo assassinare Enrico di Guisa e stringendo un’alleanza con i Borbone-Navarra per riprendere Parigi, ma fu a sua volta ucciso da un frate domenicano vicino ai Guisa.

Il trono, a quel punto, passò proprio a Enrico di Borbone-Navarra, marito di Margherita di Valois (figlia di Caterina de’ Medici e sorella dei re precedenti), che assunse il nome di Enrico IV (1589-1610).

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La riorganizzazione del regno e l’Editto di Nantes

Per la Francia cominciò una nuova fase di pacificazione interna e di restaurazione dell’autorità monarchica, con il tentativo di arginare gli eccessi della plebe parigina, le insurrezioni delle province, le prepotenze dei nobili, l’indisciplina dei militari. Un ruolo importante, in questa opera di consolidamento del potere centrale, fu giocato dai politiques, membri degli apparati amministrativi e giudiziari dello Stato, che promossero la crescita di un organismo statale capace di funzionare indipendentemente dalla presenza di diverse confessioni religiose. Fra i loro ispiratori c’era il giurista Jean Bodin, che aveva pubblicato nel 1576 i Sei libri dello Stato, in cui sosteneva fra l’altro che l’autorità assoluta del monarca doveva essere mitigata da alcune “leggi fondamentali”.

L’ascesa al trono di Enrico IV, in realtà, aveva nuovamente portato la Francia sull’orlo della guerra con la Spagna di Filippo II pronta a intervenire militarmente per rovesciare una situazione – un protestante sul trono di Francia – ritenuta intollerabile. Ma nel luglio del 1593 Enrico IV si convertì al cattolicesimo (in quest’occasione, vuole la tradizione, egli avrebbe pronunciato la frase «Parigi val bene una messa», per dire che per il trono di Francia valeva la pena cambiare le proprie convinzioni religiose) e l’anno successivo ottenne l’assoluzione da papa Clemente VIII (1592-1605). Dopo aver sedato le ultime resistenze, nel 1598 Enrico emanò l’Editto di Nantes, che confermava il cattolicesimo come confessione di Stato ma riconosceva agli ugonotti il permesso di praticare il loro culto (fatta eccezione per Parigi e altre aree prestabilite) e concedeva loro il controllo di alcune piazzeforti da presidiare militarmente, a garanzia delle loro libertà [▶ FONTI].

Storie. Il passato nel presente - volume 1
Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715