15.2 Il governo dei domini spagnoli e la rivolta dei Paesi Bassi

15.2 Il governo dei domini spagnoli e la rivolta dei Paesi Bassi

L’annessione del Portogallo

Nel 1580 la corona spagnola annetté il Portogallo, in seguito all’estinzione della sua dinastia regnante. Il piccolo paese iberico contava allora soltanto un milione di abitanti, ma portava in dote i suoi lucrosi possedimenti coloniali in America e Asia. Affinché l’unione dei due regni non fosse percepita in maniera traumatica si cercò di conservare le leggi e gli organi rappresentativi del paese, ma con l’annessione, di fatto, ebbe termine un’epopea che aveva portato gli intraprendenti mercanti portoghesi a sviluppare affari in tante parti del globo.

A portare il regno verso una crisi economica e politica senza via d’uscita, in realtà, era stato lo stesso slancio espansivo della monarchia lusitana, guidata nei decenni precedenti dalla dinastia degli Aviz e da un’intraprendente aristocrazia. A rivelarsi fatale, in particolare, fu il tentativo di controllare il Marocco, conclusosi nella disfatta dell’esercito portoghese ad Alcázarquivir (1578), in terra africana, dove trovò la morte il re Sebastiano, appena salito al trono a ventitré anni.

Il controllo dell’Italia

Filippo II manteneva anche il controllo di buona parte del territorio italiano, ancora economicamente florido nonostante il peso della fiscalità spagnola e il lento declino cominciato dopo l’apertura dei traffici atlantici. Sia negli Stati da lui direttamente dominati, sia in quelli indipendenti (principalmente i ducati centrosettentrionali) [ 2], l’egemonia del potere iberico non era in discussione. Venezia manteneva una posizione privilegiata nei rapporti con l’Oriente che le garantiva notevoli spazi di autonomia, mentre Genova, come si è visto, diventò un punto di riferimento per la corona spagnola grazie ai suoi banchieri. I territori costieri meridionali, privi di difese autonome, erano poi esposti alla minaccia della pirateria proveniente dal mare e dunque quasi completamente dipendenti dall’aiuto militare della Spagna.

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L’economia della penisola rimaneva però divisa in due tronconi. Al Nord l’apparato produttivo era dinamico, sostenuto anche dalle attività commerciali e finanziarie; al Sud prevalevano invece la pastorizia e un’agricoltura basata su cereali e ulivi. I problemi legati all’approvvigionamento di risorse alimentari erano frequenti, soprattutto in grandi realtà urbane come Napoli; i poteri costituiti cominciarono di conseguenza a emanare norme per porre sotto controllo il gran numero di vagabondi ed emarginati che vagavano da un centro all’altro in cerca di fortuna o assistenza, senza tuttavia prevedere misure che permettessero di migliorare strutturalmente la situazione.

Il caso dei Paesi Bassi

Questa regione (oggi corrispondente a Olanda, Belgio, Lussemburgo e una parte della Francia) era fortemente urbanizzata e una delle più attive economicamente nel panorama europeo, grazie all’intraprendenza e all’abilità dei suoi artigiani, marinai e commercianti. Era divisa in 17 province e la città più importante era Anversa, che pur essendo meno popolosa di altri centri europei (contava 50 000 abitanti contro i 300 000 di Parigi o i 280 000 di Napoli) ricopriva un ruolo economico cruciale come punto di incontro dei traffici del Mediterraneo e del Baltico; da qui entravano nel continente le spezie portoghesi e l’argento spagnolo.

Filippo II aveva affidato alla sorellastra Margherita (1522-86), moglie del duca di Parma Ottavio Farnese, il governo dell’area, le cui popolazioni – soprattutto quelle più attive economicamente – avevano mostrato grande interesse per le nuove dottrine luterane fin dai primi anni della diffusione della Riforma. Affiancata da influenti membri del clero, che usavano l’Inquisizione come strumento di controllo del territorio, Margherita cercò di negare le forme di amministrazione autonoma delle città e di limitare l’indipendenza e la libertà economica dei ceti produttivi. Ciò nonostante, queste province mantenevano un forte particolarismo istituzionale e culturale, rafforzato anche dall’assenza di una lingua comune.

La nascita delle Province Unite

Nel 1559 il pontefice Pio IV concesse la fondazione di 17 nuove sedi vescovili, attribuendo al sovrano spagnolo il diritto di scelta dei prelati che le avrebbero occupate. La decisione fu male accolta dalle aristocrazie e dai ceti produttivi, poiché rafforzava l’ingerenza spagnola: i vescovi, infatti, partecipavano agli Stati provinciali e generali, le assemblee di governo di questi territori. Un ampio malcontento crebbe fra i sudditi, tanto cattolici quanto protestanti, tradizionalmente gelosi delle loro autonomie politiche, amministrative e religiose e nel 1567 la situazione precipitò in aperta rivolta. Filippo II, temendo che si potesse formare un’alleanza fra tutti i gruppi calvinisti che mostravano solidarietà verso gli abitanti dei Paesi Bassi, si decise a ristabilire l’ordine con la forza. Pose il generale Fernando Álvarez de Toledo (1507-82), il duca d’Alba, alla guida di un esercito che non risparmiò violenze per riaffermare l’autorità spagnola, ma la repressione non ebbe successo perché i rivoltosi, con l’appoggio dell’Inghilterra, riuscirono a impadronirsi delle province dell’Olanda e della Zelanda.

I ribelli cercarono di mantenersi compatti, ponendosi come obiettivo la convivenza fra le componenti cattolica e calvinista e formando un fronte comune che costrinse le truppe di Filippo a ristrettezze di ogni tipo, conducendole fino all’ammutinamento. La rivolta trovò appoggio in uno dei più importanti nobili del paese, Guglielmo di Nassau (1533-84), più noto come Guglielmo d’Orange, titolo ereditato da un cugino. Nel 1572 fu posto a capo delle Province del Nord, che dichiararono la propria autonomia, mentre le Province del Sud rimasero sotto il controllo spagnolo.

Nel 1576 le Province del Nord e del Sud si federarono nell’Unione di Gand, ma il nuovo governatore spagnolo, il duca di Parma Alessandro Farnese (1545-92), sfruttando abilmente le divisioni interne, riuscì a portare i cattolici dalla sua parte, inducendoli a giurare lealtà a Filippo: i Paesi Bassi erano nuovamente divisi in una parte cattolica, l’Unione di Arras, fedele alla Spagna, e una calvinista e indipendente, l’Unione di Utrecht [ 3], da cui nel 1579 nacque l’Unione delle Sette Province Unite.

Per molti anni la Spagna cercò senza successo di ricondurre all’obbedienza quei territori. Gli abitanti delle Province Unite continuarono a distinguersi per la loro intraprendenza commerciale, mentre per la Spagna iniziava un lento declino economico.

Storie. Il passato nel presente - volume 1
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Dal 1000 al 1715