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L’origine del gotico: l’architettura

L’ascesa delle monarchie nazionali e delle Signorie

Il XIII secolo vede ancora lo scontro fra i due grandi poteri, l’impero e il papato, anche se ormai è sempre più evidente la loro crisi.
La sede del papa viene più volte spostata da Roma, e ciò contribuisce alla decadenza della città. I possedimenti imperiali si riducono sempre più, fino a coincidere, nel Trecento, solo con i territori germanici. Nello stesso tempo in Europa si affermano le Monarchie nazionali.


Una situazione diversa si ha nella Penisola italiana: nel Centro-Nord molti comuni si trasformano in Signorie; nel Sud, invece, si ha una dominazione di diverse dinastie reali.


Nel Duecento, inoltre, nascono nuovi ordini religiosi, gli Ordini mendicanti (in particolare Francescani e Domenicani), che hanno molta influenza sullo sviluppo artistico di questo periodo.

Il gotico nasce con l’architettura realizzata nella regione dell’Île-de-France a partire dalla metà del XII secolo.
Le architetture gotiche sono caratterizzate da un forte sviluppo verso l’alto, da una riduzione della muratura (rispetto a quella possente del Romanico), e dalla presenza di grandi finestre.


Queste novità nascono dalla combinazione innovativa di elementi architettonici già conosciuti

  • l’arco a sesto acuto (ogiva), 
  • la volta a crociera costolonata
  • gli archi rampanti e i contrafforti, cioè grandi pilastri di sostegno addossati alla muratura.

Grazie all’utilizzo di questi elementi l’edificio non pesa più solo sulle pareti murarie, ma anche sui contrafforti e sugli archi rampanti all’esterno, e sulle volte all’interno. Archi e contrafforti diventano quindi simili a uno scheletro che consente di alleggerire la muratura, tanto che gli edifici gotici vengono detti “a scheletro portante”.


Infine le ampie vetrate presenti nelle pareti permettono una notevole diffusione della luce, considerata tramite tra il mondo terreno e Dio.

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La cattedrale gotica

L’edificio più rappresentativo dell’età gotica è la cattedrale, opera collettiva, la cui costruzione prosegue a volte per secoli.

All’esterno la cattedrale presenta:

  • la facciata principale e quelle del transetto affiancate da torri;
  • i portali con strombature, decorati con sculture, spesso con statue-colonne;
  • il rosone (una finestra circolare divisa da raggi) sopra i portali principali;
  • archi rampanti;
  • i gargolle (i doccioni), bocche di scarico dell’acqua piovana decorate con sculture di creature fantastiche.

La pianta tipica spesso è a quattro o cinque navate, con un transetto poco sporgente, un ampio coro con deambulatorio e cappelle radiali (cioè cappelle disposte a raggiera intorno all’abside).


Molti di questi elementi erano già presenti nell’architettura romanica.

La Cattedrale di Notre-Dame di Parigi è uno degli esempi più significativi del Gotico. I suoi portali sono interamente ricoperti da una ricca decorazione scultorea.
Nel portale della facciata occidentale ci sono dodici statue-colonne nella strombatura dell’arco. Questa tipologia di scultura caratteristica delle facciate gotiche è progettata in stretta relazione con l’architettura, ma acquisisce sempre più autonomia decorativa.

Le vetrate

I materiali usati per le vetrate gotiche sono il vetro, il piombo e il ferro. Si parte da un disegno su tavola, sulla base del quale si preparano gli antelli, cioè i pezzi di vetro della forma e del colore che serve.
I vetri sono poi inseriti in un reticolo di sottili strisce di piombo. Infine la vetrata è sistemata in un’armatura di ferro e collocata nella finestra.

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L’architettura gotica in italia

Le novità gotiche arrivano in Italia attraverso l’Ordine Cistercense, che predica una maggiore austerità per un ritorno alla povertà del primo Cristianesimo.
Quindi, rispetto ai modelli francesi, gli edifici gotici italiani presentano:

  • piante più semplici
  • riduzione degli elementi decorativi;
  • attenuazione dello sviluppo verticale degli edifici;
  • pareti più spesse;
  • vetrate più piccole.

Gli edifici italiani sono comunque considerati gotici per la luminosità degli interni e per la struttura a scheletro portante.


Anche gli Ordini Mendicanti adottano un’architettura gotica semplificata nelle strutture e nelle decorazioni.


Un esempio è la Basilica di Assisi, iniziata dai Francescani nel 1228. La facciata a capanna segue la tradizione del Romanico ma ha inserti gotici: il rosone traforato e il doppio portale ad archi acuti (per l’entrata e l’uscita dei pellegrini). L’interno è costruito su due livelli perché risponde a diverse funzioni:

  • la Basilica inferiore, caratterizzata da un ambiente buio, destinata alla preghiera;
  • la Basilica superiore, illuminata da grandi finestre, destinata alla predicazione. 

La ricca decorazione pittorica viene aggiunta alla fine del Duecento.

L’architettura civile

L’affermazione dei Comuni in Italia porta allo sviluppo dell’architettura civile. In quasi tutte le città del Nord e del Centro Italia vengono costruiti dei palazzi comunali che ospitano le magistrature cittadine.

Quelli toscani spesso hanno un’alta torre merlata, come il Palazzo della Signoria di Firenze. Il palazzo è un alto parallelepipedo in bugnato (cioè rivestimento con pietre appena sbozzate).
L’uso del bugnato e le piccole aperture presenti nel piano terra, fanno sembrare il palazzo inaccessibile, come una fortezza.

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Il “classicismo gotico” di Federico II

Federico II (1194-1250) è una figura di grande importanza per l’Italia meridionale del primo Duecento. Promuove infatti una produzione artistica ricca di riferimenti all’arte classica, ma con una nuova attenzione al naturalismo e alla forte espressività. Ad esempio, il ritratto di Pier delle Vigne, consigliere di Federico II, richiama gli antichi ritratti romani e contemporaneamente è molto espressiva.

LA SCULTURA GOTICA

In epoca gotica la scultura ha un grande sviluppo perché assume un peso sempre maggiore nella decorazione architettonica.
I maggiori scultori italiani sono Nicola e Giovanni Pisano (padre e figlio) e Arnolfo di Cambio.

nicola e giovanni pisano

Nicola Pisano (1225-1248) è originario del Sud Italia e si forma probabilmente alla corte di Federico II. Nelle sue opere si fondono caratteri classici e gotici. A lui si deve l’invenzione del ▶ pulpito a pianta esagonale, poggiato su colonne.

Giovanni Pisano (1245-1318) cresce nella bottega del padre ma ha una visione più gotica ed espressiva.

I pulpiti dei Pisano

Nicola e Giovanni Pisano realizzano due pulpiti che hanno forma simile (sono a pianta esagonale, hanno un parapetto decorato da cinque altorilievi, sono sorretti da colonne che poggiano su statue a tuttotondo), ma mostrano differenze stilistiche.

  • Pulpito di Pisa, di Nicola (A) è caratterizzato da forti richiami classici. Nell’altorilievo Adorazione dei Magi, i personaggi sono pochi. Le figure solenni e i panneggi rigidi richiamano i bassorilievi romani. Ma le scene sono più dinamiche ed espressive, per l’influsso gotico.
  • Pulpito di Pistoia, di Giovanni (B) ha caratteristiche gotiche negli archetti a sesto acuto e nella narrazione espressiva. Nell’altorilievo Adorazione dei Magi, la composizione è affollata perché raffigura diversi momenti dell’episodio. Le espressioni e i gesti sono più animati e dinamici.

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ARNOLFO DI CAMBIO, SCULTORE E ARCHITETTO

Arnolfo di Cambio (1240-1310) mantiene nelle sue opere gli aspetti più classici del suo maestro Nicola Pisano.
Dopo aver lavorato in Toscana, Arnolfo si sposta a Roma. Qui realizza alcune innovazioni nel ciborio, la struttura architettonica posta sopra l’altare maggiore.

Nel Ciborio di Santa Cecilia in Trastevere (1293), a Roma, Arnolfo di Cambio rielabora la struttura in chiave gotica, inserendo archi trilobati, pinnacoli e timpani con piccoli rosoni. Inoltre introduce la decorazione cosmatesca, tipica dell’arte medievale romana, che diffonderà poi fuori da Roma.

Nei suoi ultimi anni di vita, Arnolfo lavora a Firenze, realizzando alcuni fra i principali edifici gotici della città, tra cui la nuova Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Per la facciata di questa chiesa, realizza alcune statue tra cui la Madonna col bambino.
La statua dimostra l’evoluzione subita dalla statuaria decorativa gotica: dalle prime statue-colonne si arriva a opere che si staccano dal fondo e diventano sculture a tuttotondo.
La decorazione cosmatesca

È fatta di mosaici applicati a pavimenti e arredi sacri. Il nome deriva dai Cosmati, una famiglia romana che lavorava il marmo e che inventò questa tecnica.

LA PITTURA GOTICA

La pittura gotica è caratterizzata da:

  • un importante uso della linea per definire i contorni e i panneggi;
  • un nuovo naturalismo nella raffigurazione di persone, animali e vegetali.
    È un naturalismo che si manifesta nella riproduzione dei dettagli, ma non nella rappresentazione reale dello spazio.

CIMABUE

Cenni di Pepo o Pepe (1240-1302), detto Cimabue, introduce innovazioni importanti e varianti iconografiche alla tradizione bizantina fino ad allora predominante.

È considerato il fondatore della tradizione pittorica di Firenze, ma lavora anche a Pisa e a Roma. La visione delle opere presenti in queste città (comprese le antiche rovine romane) contribuisce a far maturare l’arte di Cimabue, che aggiungerà elementi classici alla radice bizantina.


Nella Madonna in maestà e sei angeli, la Vergine siede su un trono posto obliquamente per rendere la profondità dello spazio. Lontana dalla tradizione bizantina è anche la resa del panneggio tramite il chiaroscuro e non con le lumeggiature (effetti di luce resi con tocchi di oro).

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Le tecniche pittoriche tra Duecento e Trecento
Gli affreschi

Negli edifici del Duecento, la grande estensione delle pareti favorisce lo sviluppo della decorazione ad affresco che diventa tipica dell’arte italiana. L’affresco è una pittura murale eseguita su un intonaco ancora fresco. Si parte dalla stesura di un primo strato di intonaco molto ruvido, l’arriccio, sul quale si traccia la sinòpia, cioè il disegno preparatorio. Si stende poi un altro strato di intonaco su cui si dipinge l’affresco vero e proprio.

I dipinti su tavola

I dipinti mobili sono realizzati su una tavola di legno, su cui viene applicata una tela. In quest’epoca si usano colori a tempera. Nel Trecento si diffondono dipinti di grandi dimensioni, chiamati polittici perché formati da più pannelli racchiusi da un’unica cornice.

GIOTTO

Giotto di Bondone (1265-1337) è considerato il rinnovatore della pittura italiana.

Nel Quattrocento Cennino Cennini (pittore e autore di un manuale di arte) scrisse che Giotto «rimutò l’arte del dipingere di greco in latino».
Cioè con Giotto si passa da una pittura dominata dalla tradizione bizantina (“maniera greca”) a una concezione pittorica occidentale e moderna, che recupera il naturalismo dei modelli classici dell’arte romana (“maniera latina”).


Fra le prime opere di Giotto ci sono gli Affreschi della Basilica superiore di Assisi, dove le figure di Giotto sono persone reali, che popolano spazi reali.
Non si può ancora parlare di ▶ prospettiva, ma lo spazio è definito in modo da suggerire la terza dimensione, attraverso le architetture e la disposizione di persone e oggetti.

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L’iconografia del Cristo sofferente
Il modello: il Crocifisso di Giunta Pisano (Bologna)

La croce dipinta è molto diffusa nella pittura italiana del Duecento e del Trecento.
A metà del XIII secolo Giunta Pisano definisce l’iconografia del Cristo sofferente, che si ispira a modelli orientali: il corpo del Cristo forma una curva a S; le mani hanno le dita aperte; l’addome è diviso in tre parti; le pieghe del panno intorno ai fianchi di Cristo sono definite da lumeggiature.

Il Crocifisso di Cimabue (Arezzo)

Cimabue riprende il modello di Giunta, ma la rappresentazione del dolore è più pacata, il volto (che ha tratti meno esasperati) ha un’espressione più intensa.

Il Crocifisso di Giotto (Firenze)

Giotto rompe gli schemi anatomici della tradizione bizantina e dà al Cristo l’aspetto di un uomo vero, che pende verso il basso come un corpo morto.

I piedi sono trafitti da un unico chiodo.

Anche il chiaroscuro adottato in quest’opera è innovativo. Le ombre sono disposte secondo un’ipotetica unica fonte di luce, posta alla sinistra dell’osservatore. Questa soluzione dà una consistenza tridimensionale mai raggiunta prima.

La Cappella degli Scrovegni: il capolavoro di Giotto

La Cappella degli Scrovegni a Padova è interamente rivestita da affreschi ed è coperta da una volta a botte. La parete d’ingresso è occupata da un grande Giudizio universale.

Sulle altre pareti sono raffigurate Storie di Gioacchino e Anna (i genitori di Maria), di Maria e Cristo, degli Apostoli.

In quest’opera Giotto raggiunge il culmine della sua arte, sia nel rappresentare azioni e sentimenti umani, sia nella resa dello spazio (soprattutto nelle finte cappelle gotiche dipinte ai lati dell’abside).
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DUCCIO, IL PRIMO GRANDE ARTISTA SENESE

Il fondatore della scuola pittorica senese è Duccio di Buoninsegna (1255-1319). Nelle sue opere rielabora la tradizione bizantina, la pittura gotica francese e le innovazioni di Cimabue.

Nel 1285 dipinge la Maestà Rucellai, per Santa Maria Novella, a Firenze.


La composizione ricorda molto la Maestà di Cimabue [vedi pag. 90], ma se ne differenzia per la linea di contorno che “costruisce” le figure. Quest’uso della linea è una caratteristica gotica, e la si vede in particolare nel bordo dorato del manto della Madonna.
Anche i colori delicati e squillanti degli angeli sono un’invenzione di Duccio che rimane poi una costante nella pittura senese.

Fra il 1308 e il 1311 Duccio realizza un’imponente Maestà per l’altare maggiore del Duomo di Siena.
La Maestà mantiene l’impronta bizantina nei volti dei personaggi e nella loro disposizione a schiera.

Il trono, invece, risente delle novità trecentesche nella solidità della costruzione e nella decorazione cosmatesca.

SIMONE MARTINI

Con Simone Martini (1280-1344) la pittura senese si diffonde in tutto il territorio italiano, da Assisi a Napoli, da Pisa fino ad Avignone.

Le sue prime opere dipendono da Duccio, ma lo stile di Simone si evolve rapidamente, fino a esaltare i caratteri più propriamente gotici, come l’eleganza dalle linea, gli effetti decorativi, l’uso equilibrato dell’oro.

Fra il 1312 e il 1315 realizza una Maestà su una parete del Palazzo Pubblico di Siena.

Rispetto alla visione frontale di Duccio, angeli e santi sono disposti lungo linee oblique convergenti verso il centro, in un modo che ricorda la spazialità di Giotto.
Anche il baldacchino concorre a dare un senso di spazialità e di movimento.

Una delle opere più famose di Simone Martini è l’Annunciazione e santi, trittico dipinto per il Duomo di Siena tra il 1330 e il 1333. Il fondo dorato è impreziosito dalle punzonature delle aureole e della lettere in rilievo che compongono il dialogo fra l’angelo e Maria.

Le figure sono contornate da linee sinuose e assumono pose eleganti. In particolare il movimento di Maria – che si rinchiude nel mantello, in un gesto molto umano – trasmette il suo turbamento per l’annuncio appena ricevuto dall’angelo.

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Pietro E ambrogio lorenzetti

Pietro Lorenzetti (1280-1348) senese, lavora anche in città toscane e umbre (partecipa anche lui alla decorazione della Basilica di Assisi).

Fra il 1335 e il 1342 realizza per il Duomo di Siena una Natività della Vergine. La scena è ambientata in una casa della borghesia senese, completa di tutti gli arredi. Ma, nonostante l’accurata rappresentazione dello spazio, Pietro non rinuncia al tradizionale fondo oro, che appare oltre le finestre.

La tavola ha la forma di un trittico ma presenta un’unica scena narrativa. L’integrazione fra la cornice e l’architettura è una soluzione innovativa di Pietro.

Ambrogio Lorenzetti (1290-1348) è fratello minore di Pietro. Fra il 1338 e il 1339 realizza la decorazione della Sala della Pace nel Palazzo Pubblico di Siena, il principale esempio di pittura a soggetto non religioso del Trecento. La decorazione copre tre pareti della sala e rappresenta gli Effetti del buon governo in città (in cui si osserva una dettagliata rappresentazione della città) e gli Effetti del cattivo governo (in cui la città viene rappresentata in rovina e il popolo è maltrattato).

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Storia dell'arte - I saperi fondamentali - volume 1
Storia dell'arte - I saperi fondamentali - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico