Francesco Petrarca

Il Trecento I GENERI La grande novità del Trecento è che non esistono più le scuole poetiche. Rimangono però gli stessi generi poetici, cioè: la poesia amorosa e comico-realistica e la poesia didattico-allegorica a imitazione di Dante. Nella prosa ritroviamo le cronache cittadine, le lettere e la novellistica a cui si aggiunge la letteratura religiosa. POESIA DIDATTICOALLEGORICA poesia che vuole dare un insegnamento e lo fa usando immagini che hanno un significato simbolico. FRANCESCO PETRARCA LA VITA Francesco Petrarca nasce ad Arezzo nel 1304. Nel 1312 la famiglia si stabilisce in Francia vicino ad Avignone, perché il padre, un fiorentino guelfo bianco, è condannato all esilio come Dante. Ad Avignone Petrarca studia grammatica, retorica e dialettica, poi anche giurisprudenza a Montpellier. Nel 1320 si trasferisce a Bologna, dove scopre la cultura dei classici e la poesia degli stilnovisti. Alla morte del padre, nel 1326, Petrarca ritorna ad Avignone, dove incontra Laura, la donna che canterà nelle sue poesie. Francesco Petrarca nel suo Nel 1330 assume una carica ecclesiastica minore studio, affresco XIV sec., Padova, Palazzo Liviano, la cui rendita gli permette di dedicarsi alla scrittura. Sala dei Giganti Nel 1340 sia l Università di Parigi sia il Senato di Roma gli offrono l incoronazione poetica. Nel 1348 Petrarca viene a sapere della morte di Laura, quando già da cinque anni aveva cominciato a scrivere incoronazione poetica, riconoscimento pubblico alla carriera letteraria di un poeta. la raccolta di poesie a lei dedicata, il Canzoniere, opera che completerà solo nel 1373. Dopo diversi viaggi, tra cui quello a Firenze, dove incontra Giovanni Boccaccio, nel 1370 Petrarca si stabilisce definitivamente ad Arquà, paese in cui trascorre gli ultimi anni della sua vita dedicandosi allo studio, alla lettura e alla scrittura. Muore nel 1374. Boccaccio e Petrarca, Londra, British Library 37

I saperi fondamentali di letteratura - volume 1
I saperi fondamentali di letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento