Per l’alternanza scuola-lavoro

La professione del conservatore museale

Che cos’è la museologia?

La museologia è una disciplina che studia tutti gli aspetti che riguardano un museo (dal messaggio che deve trasmettere l’istituzione, fino al suo funzionamento pratico) e analizza le problematiche e le soluzioni per la sua creazione (dallo studio critico e scientifico di ciò che viene esposto, passando per gli aspetti amministrativi e legislativi, finendo con quelli tecnici per la realizzazione degli allestimenti museali). È una scienza sociale, poiché il primo obiettivo del museo è la trasmissione del sapere al pubblico.

Cenni di storia di museologia

I tesori medievali 

Le prime raccolte di opere d’arte e reliquie risalgono al Medioevo, quando nobili ed ecclesiastici iniziarono a conservarle nei palazzi e nelle chiese, considerandole dei veri e propri tesori. Grazie alla riapertura dei traffici commerciali con l’Oriente, in seguito alle spedizioni in Terrasanta dei crociati, aumentò significativamente l’importazione di oggetti, e di conseguenza fiorì il fenomeno del collezionismo di preziosi, stranezze e reliquie. In quell’epoca la collezione più ricca era quella di Federico II, ispirata dal suo amore per le arti e le scienze.

Il Rinascimento 

In quest’epoca di riscoperta dell’arte antica, le collezioni dei signori si arricchirono di opere d’arte antiche e contemporanee, in particolar modo nella penisola italiana. I gabinetti e gli studioli divennero i luoghi prediletti per la raccolta delle rarità naturali e artistiche dei nobili. Non di rado le collezioni venivano collocate anche nelle gallerie e nei parchi dei palazzi come ornamento.

Il Seicento 

Il collezionismo avviato durante il Cinquecento proseguì anche nei secoli successivi. Le raccolte si ampliarono e presero forma le cosiddette Wunderkammer (“Camere delle meraviglie” in tedesco): in queste stanze venivano custoditi oggetti naturali, strumenti tecnici, carte geografiche, rarità archeologiche, monete che costituivano un supporto per la didattica dei giovani e la ricerca scientifica. Ne è un esempio significativo la Wunderkammer del Collegio Romano.

Il Settecento 

È durante la seconda metà del Settecento che viene a delinearsi l’istituzione museale moderna, in seguito a stimolanti dibattiti sul ruolo formativo delle raccolte di opere d’arte e di reperti naturali e archeologici. Nel 1750, a Parigi furono aperte al pubblico alcune sale del Palazzo del Lussemburgo, in cui erano esposti un centinaio di quadri; l’accesso alla collezione era consentito due volte alla settimana, fatta eccezione per gli studenti dell’École royale, che potevano frequentarle liberamente quasi ogni giorno.
A Roma, sotto il pontificato di Clemente VII, furono aperti al pubblico i Musei Capitolini nel 1734 e quindici anni dopo fu istituita una Pinacoteca nel Palazzo dei Conservatori per gli studenti dell’Accademia.
Nel 1759 nacque il British Museum a Londra, dove furono raccolte tre importanti collezioni private di manoscritti e reperti di storia naturale e archeologia, divenute di proprietà della Nazione britannica; per i primi cinquant’anni dalla sua nascita, tuttavia, l’accesso del pubblico rimase limitato e solo su richiesta.
È in seguito alla Rivoluzione francese che nacque il primo museo pubblico: il Louvre. Nonostante il progetto di aprire al pubblico le collezioni dei re di Francia fosse stato elaborato dal conte di Angerville sotto Luigi XVI, solo nel 1793 venne inaugurato il Museo nazionale, nato come centro di riferimento per l’educazione e la formazione delle generazioni future.
L’istituzione museale divenne così una manifestazione del prestigio culturale e politico delle Nazioni europee, come dimostra anche la trasformazione in proprietà pubbliche delle collezioni reali di Prussia, voluta dal Kaiser Federico Guglielmo III nel 1797.

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L’Ottocento 

Le ormai consolidate Istituzioni del Louvre e del British Museum ampliarono in questo secolo le proprie collezioni (in particolare grazie alle requisizioni durante le campagne militari), mentre in tutta Europa andarono a formarsi numerosi nuovi istituti: la National Gallery di Londra, sorta nel 1824 in seguito alla donazione alla Nazione della collezione di quadri di George Beaumont; la Gliptothek di Monaco nel 1836 e l’Ermitage di San Pietroburgo nel 1852.
In Italia, accanto alle collezioni regionali delle Accademie d’arte, in seguito all’occupazione napoleonica sorse a Milano una Pinacoteca, annessa all’Accademia di Belle Arti di Brera, in cui confluirono opere provenienti dalle congregazioni ecclesiastiche sciolte durante l’occupazione francese del nord Italia. Seguendo il modello del Louvre, si trasformò in luogo di concentrazione delle opere rappresentative del patrimonio artistico italiano.
Sul finire del secolo, sulla scena mondiale entrarono prepotentemente gli istituti degli Stati Uniti d’America, come il Metropolitan Museum of Art di New York (1872), che iniziarono ad acquisire opere d’arte in tutto il mondo per la formazione culturale dei cittadini statunitensi.

Dal Novecento a oggi

Il MoMA 

Una decisiva trasformazione del concetto di museo si ebbe negli anni Trenta a New York, con l’istituzione del primo museo dedicato all’arte moderna: il Museum of Modern Art (MoMA), fondato nel 1929. Il MoMa fu il primo museo a segnare una rottura con i modelli precedenti; fu infatti concepito come «un laboratorio ai cui esperimenti il pubblico è invitato a partecipare», citando le parole del direttore Alfred Barr. Oltre a scultura e architettura, la collezione comprendeva tutta l’arte visiva dell’epoca, dalle foto ai film, dall’architettura al disegno industriale. All’interno del museo fu istituita una sezione didattica per studiare nuovi metodi e strumenti di trasmissione delle conoscenze. Ogni particolare era determinante per la fruizione del museo, comprese le didascalie, che divennero fondamentali per la comprensione delle opere. Le mostre furono sempre accompagnate dalla pubblicazione di esaurienti cataloghi ricchi di immagini. Inoltre, per pubblicizzare l’immagine del museo nel mondo, Barr si affidò a un addetto stampa. Per evitare di diventare un museo come tanti altri, il MoMA cercò di stabilire regole che prevedessero un continuo rinnovamento della collezione, ma il successo e la ricchezza dei capolavori relativi all’arte moderna rappresentarono un freno al rinnovamento soprattutto a partire dagli anni settanta del Novecento.

Il Centre Pompidou 

In Europa, la devastazione della Seconda guerra mondiale coinvolse anche i musei, che nell’immediato dopoguerra si trovarono spesso a dover contare le perdite e riparare i danni dei bombardamenti. In seguito alle contestazioni giovanili del 1968, anche le istituzioni museali divennero simbolo del sistema tanto osteggiato dalle manifestazioni di quegli anni e iniziò a essere messa in discussione l’obiettività dei curatori. Si iniziò quindi a informare il visitatore del processo e delle scelte che portavano a un allestimento. Fu in questo clima di critica alle istituzioni museali che nel 1977 venne inaugurato il Centre Pompidou a Parigi, un polo culturale interdisciplinare in cui il visitatore poteva sentirsi libero, poiché era privo di rigide divisioni per sezioni.

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Il Guggenheim Museum 

Sotto la direzione di Thomas Krens, il Guggenheim Museum di New York si trasformò nel primo esperimento di museo globale: vennero formate diverse istituzioni satellite collegate mediante una rete internazionale, con il centro direttivo di New York.
Questo nuovo concetto di museo subì però numerose critiche per diversi motivi: la poca interazione fra le diverse sedi con le comunità artistiche locali, i rischi per la preservazione di opere d’arte sottoposte a frequenti e lunghi viaggi fra le diverse sedi, la creazione di collezioni disomogenee e di bassa qualità dettate più dalle disponibilità economiche che dal percorso espositivo. Inoltre, sempre secondo i critici, l’espansione e l’istituzione delle diverse sedi hanno semplicemente aumentato i fabbisogni finanziari del museo, dove a incidere in maniera consistente sono soprattutto i costi amministrativi.

L’idea contemporanea del museo 

Oggi, a oltre due secoli dalla formazione del museo moderno, il concetto che sta alla base di questa istituzione vive un momento di forte autoanalisi e autocritica: il museo non è più un luogo “neutro” che fornisce risposte sui saperi universali, ma è un’istituzione con limiti precisi entro cui vengono proposte solo delle selezioni critiche del sapere. Ed è proprio dal concetto di “sapere” che prende avvio il lavoro museale, in quanto solo attraverso la continua acquisizione del sapere è possibile tendere al desiderio di riuscire a normare e catalogare secondo princìpi eterni dando un significato alle diversità del mondo. Per fare questo, i musei contemporanei sono costretti a una continua rilettura e riordinamento delle proprie collezioni, alla luce delle nuove acquisizioni del sapere. Il museo contemporaneo non è più onnicomprensivo: per esserlo almeno a livello virtuale, l’universalità viene divisa in momenti temporali (Museo archeologico, Museo di arte medievale, Museo di arte moderna, Museo di arte contemporanea...).
I risultati di questa soluzione non sono sempre felici: maggiore sarà la frammentarietà temporale del sapere, più frammentaria sarà la restituzione dell’idea del mondo che il museo fornisce.
Il futuro del museo consiste nella sua capacità di accogliere le novità non solo artistiche ma anche tecnologiche; basti pensare all’apporto che l’informatica ha impresso negli ultimi decenni all’interno dei percorsi museali (video esplicativi, ricostruzioni digitali, audio guide, supporti iconografici, visite virtuali in 3d). La flessibilità dell’istituzione museale è forse il risultato di maggiore successo che oggi è possibile raggiungere.

Il Museo in Italia

Definizioni e aspetti legislativi 

Per capire meglio la museologia è indispensabile partire dall’oggetto dello studio di questa disciplina, il museo. La definizione di museo è stata sottoposta negli ultimi anni a importanti trasformazioni: oggi esso è considerato un soggetto che organizza in maniera unitaria azioni e servizi per la tutela, la fruizione e la valorizzazione dei beni in esso racchiusi.
La finalità e l’obiettivo del museo sono quindi la trasmissione di un bene all’interno della società. Il Codice dei Beni culturali del 2004 definisce in maniera più precisa questa missione: «Il museo è una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio. […] Gli istituti e i luoghi della cultura che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico. […] Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali assicurano la fruizione dei beni presenti negli istituti…» Queste norme definiscono quindi il museo come un servizio pubblico.

Gli ambiti museali 

Seguendo le norme stilate dall’International Council of Museum (Icom), un’organizzazione internazionale dei musei associata all’Unesco, in Italia il Decreto ministeriale del 2001 (Atto di indirizzo sui criteri tecnico- scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei) individua i seguenti otto ambiti caratterizzanti la vita del museo. 

  • Status giuridico Ogni museo deve avere uno statuto o regolamento in cui siano chiaramente definite alcune prerogative, quali la natura permanente dell’istituto, la missione e le finalità del museo, il patrimonio, i principi di gestione e cura delle collezioni. 
  • Assetto finanziario È necessario fare ricorso a bilanci che permettano di individuare le risorse disponibili e quelle da reperire per una corretta gestione museale. 
  • Strutture del museo Il museo deve garantire che le strutture siano adeguate alle funzioni cui sono adibite, tenendo conto delle differenti tipologie e dimensioni che un’istituzione museale può avere. La valutazione deve essere effettuata in relazione alla qualità e alla capacità di fornitura del servizio pubblico. 
  • Personale Le funzioni del museo (conservazione e gestione delle collezioni, sicurezza, ricerca, manutenzione ...) devono essere svolte esclusivamente da personale dotato di una preparazione “adeguata”. Il numero e le tipologie di impiegati museali varia in base alla dimensione del museo, alla tipologia e all’importanza delle collezioni. 
  • Sicurezza del museo All’interno di questo ambito sono incluse le problematiche relative alla salvaguardia degli edifici e del loro contenuto, ma anche la sicurezza dei visitatori e degli impiegati.
  • Gestione e cura delle collezioni È l’ambito fondamentale per l’esistenza stessa del museo. Ogni istituto deve garantire la fruizione e l’accessibilità delle collezioni al pubblico, indicare le linee guida e gli ambiti della collezione, definire le responsabilità per la gestione e la cura della collezione, prevedere l’ideazione di percorsi che contestualizzino i manufatti e la loro catalogazione. 
  • Rapporti con il pubblico È l’ambito riguardante la missione didattica, educativa, culturale e ricreativa che il museo deve svolgere all’interno della società, rivolgendosi a utenti di fasce di età e condizioni sociali differenti. Indispensabili a tal proposito sono l’accesso agli spazi espositivi, la consultazione della documentazione esistente presso il museo, la fruizione delle attività scientifiche e culturali del museo e l’informazione.
  • Rapporti con il territorio Vista la diffusione del patrimonio culturale in tutta Italia e l’esistenza di musei dalla forte connotazione territoriale, è possibile estendere come oggetto di indagine, rilievo, ricerca, documentazione, restauro da parte dell’istituzione museale anche i beni territoriali di riferimento.
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Le professioni museali in Italia: il conservatore museale

Le figure professionali dei musei 

La gestione e la funzione del museo sono garantite da figure professionali, che sono state inquadrate in maniera definitiva con la stesura della Carta nazionale delle professioni museali del 2008.
Al centro di queste professioni vi è la figura del direttore, che è il responsabile della gestione del museo nel suo complesso: fra i suoi compiti vi sono anche l’attuazione e lo sviluppo del progetto culturale e scientifico dell’istituto. È il responsabile ultimo dell’insieme dei processi gestionali, nonché il garante dell’attività del museo nei confronti dell’amministrazione, della comunità scientifica e dei cittadini. Le altre figure professionali (che in base alle dimensioni e alla missione del museo possono essere ricoperte dalla stessa persona o non essere comprese affatto), sono suddivise nei seguenti ambiti d’intervento. 

  • Ricerca, cura e gestione delle collezioni Conservatore, catalogatore, registrar (responsabile del servizio prestiti e della movimentazione delle opere), restauratore, assistente addetto alle collezioni.
  • Servizi e rapporti con il pubblico Responsabile dei servizi educativi, educatore museale, coordinatore dei servizi di accoglienza e custodia, operatore dei servizi di accoglienza e custodia, responsabile dei servizi di documentazione, responsabile della biblioteca. 
  • Amministrativo, finanziario, gestionale e delle relazioni pubbliche Responsabile amministrativo e finanziario, responsabile della segreteria, responsabile dell’ufficio stampa e delle relazioni pubbliche, responsabile per lo sviluppo (fund raising, promozione e marketing), responsabile del sito web. 
  • Strutture e sicurezza Responsabile delle strutture e dell’impiantistica, della rete informatica, della sicurezza, progettista degli allestimenti degli spazi museali e delle mostre temporanee.

Il conservatore museale 

Fra le numerose mansioni elencate, è stato scelto (per questioni di spazio) di privilegiare l’analisi del conservatore, che assolve mansioni di tipo scientifico ed è il responsabile della conservazione, della sicurezza, della gestione e della valorizzazione delle collezioni del museo. È responsabile, insieme al direttore, dell’identità e della missione del museo. Fra i suoi compiti principali si può ricordare: 

  • la programmazione e il coordinamento delle attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni, per la pubblica fruizione; 
  • la predisposizione di piani di manutenzione ordinaria, di conservazione e di restauro; 
  • il contributo scientifico per la programmazione d’incremento delle collezioni; 
  • l’elaborazione dei criteri e dei progetti di esposizione delle raccolte, partecipando con i tecnici alla creazione di nuovi percorsi espositivi, selezionando le opere da esporre e suggerendo la disposizione degli oggetti all’interno di essi; 
  • la conduzione e il coordinamento di attività di ricerca scientifica; 
  • la valorizzazione delle collezioni attraverso attività culturali, educative e di divulgazione scientifica; 
  • la progettazione e il coordinamento delle attività relative alle esposizioni temporanee e di editoria del museo. 

In assenza del direttore, il conservatore è anche il consegnatario delle collezioni e ne è responsabile nei confronti dell’ente proprietario.

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Le istituzioni museali italiane, la formazione e i requisiti per l’assunzione

Il panorama museale italiano 

In Italia, i musei possono essere gestiti da diversi soggetti: enti pubblici, enti ecclesiastici o privati.

Musei statali 

Sono i musei che fanno riferimento diretto al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la cui gestione dipende dalla Direzione generale dei musei e, per quanto riguarda i musei e i parchi archeologici, dalla Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio. In Italia esistono diciassette poli museali regionali, sette parchi archeologici di interesse nazionale e venticinque musei autonomi di interesse nazionale sotto la Direzione generale dei musei.

Musei civici 

Sono tra i più diffusi, e sono gestiti da enti locali; spesso hanno sostituito in epoca post unitaria le congregazioni ecclesiastiche soppresse. Sono particolarmente legati al territorio e restituiscono conoscenze culturali legate a una specifica città. Spesso la gestione dei musei locali è regolamentata da leggi regionali.

Musei ecclesiastici 

Sono di proprietà delle diocesi e sono gestiti dalla Comunità episcopale italiana, con la quale il Ministero dei beni culturali italiano ha stretto importanti intese che hanno permesso di sintonizzare le linee di indirizzo e le modalità di gestione previste nel già citato Atto di indirizzo ministeriale.

Musei privati 

Rappresentano la parte più esigua dei musei italiani, e sono istituiti solo in caso di collezioni di eccezionale interesse; le modalità di apertura al pubblico vengono concordate fra il proprietario e la soprintendenza regionale di riferimento. Il proprietario, secondo il Codice dei beni culturali, deve farsi carico solo degli obblighi di conservazione.

Le lacune della formazione specifica 

Come abbiamo visto, le mansioni all’interno di un museo sono svariate, così come i percorsi formativi da seguire per poterle svolgere. Per questo motivo non è possibile definirne uno, valido per tutte queste figure professionali. La Carta nazionale delle professioni museali si presenta quindi come punto di partenza per l’individuazione e la creazione di percorsi formativi specifici per le professioni legate all’istituzione museo. Essa auspica che anche in Italia la museologia trovi il giusto riconoscimento a livello universitario e sottolinea come per la formazione e l’aggiornamento delle professioni museali debbano avere un ruolo sempre più importante i professionisti museali: essi possono infatti fornire il loro contributo in questo campo e l’esperienza diretta nei musei, in modo da trovare il giusto equilibrio fra le materie teorico-metodologiche e le attività pratiche.

I requisiti per il conservatore museale 

Visto il frastagliato e difforme panorama dei musei italiani, questi ultimi possono essere gestiti da enti che adottano regolamenti diversi. La difformità di tali regolamenti impedisce di poter definire requisiti unici per il ruolo di conservatore dei musei. Anzi, molto spesso in Italia i requisiti per le candidature a conservatore possono variare da regione a regione e da un ente museale all’altro. Anche in questo caso, è la Carta nazionale delle professioni museali che cerca di definire alcuni requisiti indispensabili per le candidature dei conservatori museali: laurea specialistica o diploma di laurea del vecchio ordinamento in discipline attinenti alle specificità del museo; corsi e scuole di specializzazione e/o master nelle discipline attinenti al museo e negli ambiti sopra descritti; conoscenza almeno della lingua inglese.
Inoltre, si auspica che in ogni museo sia previsto almeno un conservatore, anche condiviso da più musei in gestione associata, e che nel momento dell’assegnazione dell’incarico vengano specificate le sue funzioni e responsabilità. La durata dell’incarico dovrebbe anche garantire di poter portare a termine i progetti inseriti nei programmi pluriennali dell’amministrazione e del direttore.

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Trasformare la scuola in un museo

L’articolo 101 del Codice dei Beni culturali recita: 


«1. Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi della cultura i musei, le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali.
2. Si intende per: “museo”, una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio; […] Gli istituti ed i luoghi di cui al comma 1 che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico.
4. Le strutture espositive e di consultazione nonché i luoghi di cui al comma 1 che appartengono a soggetti privati e sono aperti al pubblico espletano un servizio privato di utilità sociale» 


Oggi sono numerosi i “luoghi della cultura” che hanno attivato progetti di alternanza scuola-lavoro. Di seguito viene proposta un’attività cooperativa per simulare la creazione di un percorso espositivo che tenga conto delle informazioni fornite nelle pagine precedenti.

COMPITO DI REALTÀ

UNA MOSTRA IN CLASSE

Luogo in cui svolgere l’attività La propria classe.

Strumenti necessari Un computer connesso a internet, una stampante, una risma di fogli A4, 2 fogli di cartoncino A4 a coppia, colla stick, matite o pennarelli colorati, una matita, gomma, forbici, una riga, 1 telefono ogni due ragazzi con connessione internet, fotocamera e registratore.

Fasi di lavoro

Fase 1 Scegliere un tema e una missione del percorso espositivo e creare (anche utilizzando strumenti informatici) un elenco di catalogazione così suddiviso (in colonne): Numero di catalogo, Titolo dell’opera, autore dell’opera, anno di esecuzione dell’opera, nome del catalogatore, data di catalogazione.


Fase 2 Dividersi a coppie ed effettuare una ricerca su internet di immagini e fotografie utili per la mostra; controllare se in classe o nella scuola vi sono oggetti che possono entrare a far parte della collezione del vostro museo. Scegliere 3-4 “opere” a coppia.


Fase 3 Una volta effettuata la selezione delle “opere”, stampare su un foglio le immagini con la stampante.


Fase 4 Ogni coppia deve compilare l’elenco di catalogo con i dati delle proprie opere e segnarli sul retro dell’”opera”.


Fase 5 A questo punto, ogni coppia crea su un cartoncino delle didascalie che accompagnino le opere scelte; sulle didascalie devono essere riportati l’anno di creazione, l’autore e una breve descrizione dell’opera.


Fase 6 Ogni coppia effettua una ricerca sulle proprie opere e registra con il telefono cellulare una descrizione di ciascuna opera arricchendola con qualche notizia derivata dalla propria ricerca, tenendo in considerazione gli obiettivi prefissati durante la Fase 1. 


Fase 7 Ogni coppia, confrontandosi con le altre, sceglie una delle proprie opere da esporre. 


Fase 8 In base alle opere a disposizione scegliere un adeguato spazio espositivo e allestire la mostra. 


Fase 9 Ciascuno studente elabora una scheda di autovalutazione dell’attività svolta.

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Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi