ANALISI D'OPERA - Francis Bacon, Figure with meat

Analisi D'opera

Francis Bacon

Figure with meat

  • 1954
  • olio su tela, 129x121 cm
  • Chicago, Art Institute of Chicago

Quest’opera fa parte di una serie di dipinti, realizzati fra il 1950 e i primi anni Sessanta, nei quali Bacon rielabora il ritratto di papa Innocenzo X eseguito da Diego Velázquez nel 1650. In questo caso alle spalle della figura si trova un enorme bue squartato, anch’esso elemento ricorrente nella sua pittura, che richiama alla mente l’analogo soggetto raffigurato da Rembrandt.

Descrizione

Da un fondale completamente nero emerge, per via di velature violacee, la figura spettrale del pontefice. Il suo volto, reso con fredde tinte cerulee, si deforma e quasi si scioglie in rivoli di colore liquido lasciato colare sulla tela. Alle sue spalle, dietro il trono (che a mala pena si intravede perché ottenuto mediante una stesura di bianco trasparente) si trova la carcassa dell’animale che rivela, all’interno del costato divaricato, un cupo rosso porpora.

Forma, funzioni e idee

Possiamo interpretare il dipinto come una dichiarazione della fragilità dell’Uomo di fronte all’ineffabilità della morte. La figura del pontefice diventa allora una metafora dell’insensatezza e della vacuità del potere: la parte più “concreta” della sua figura, cioè quella realizzata con colore un po’ più corposo e coprente, è, non a caso, l’abito talare che indossa, simbolo sì della sua autorità spirituale ma anche del suo potere terreno. Ad acuire la sensazione di evanescenza, inutilità e impotenza, concorre l’ambientazione del dipinto, costituita da una claustrofobica scatola vuota, i cui limiti sono appena accennati da sottili linee bianche. Entro questo spazio giganteggia il bue squartato, la cui carne è resa questa volta con una stesura corposa e materica. Come accade in Quadro 1946 ( p. 430) la carcassa richiama inevitabilmente la Crocifissione, simbolo per eccellenza della sofferenza umana.

CONFRONTI E INFLUENZE

Velázquez e Rembrandt sono stati un’importante fonte di ispirazione per Bacon, che possedeva numerose riproduzioni delle loro opere appese nel suo studio. Con l’accostamento di questi due omaggi-citazione, l’artista inglese sembra voler raccontare la dualità propria dell’animo umano, ovvero portare alla luce ciò che di sgradevole si nasconde in noi.
La descrizione di tale decadimento è resa anche attraverso espedienti di tipo tecnico e stilistico: le immagini sono come sfigurate, sfocate, rese grottesche e oscene dalla stesura deformante della pittura. Con ogni probabilità ciò che lo ha colpito (come per Soutine decenni prima p. 348) del dipinto di Rembrandt è la descrizione puntuale della carcassa e la scelta di farne il soggetto di un’opera.
Non è poi solo la figura del pontefice come “icona” del potere a interessare Bacon: se così fosse egli avrebbe potuto scegliere tra decine di opere dei più vari autori. Sceglie invece Velázquez, di cui si percepisce in particolare il carattere sarcastico e velatamente inquietante.

Contesti d’arte - volume 3
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