CONFRONTI E INFLUENZE - David e Ingres, due modi di intendere il ritratto ufficiale

CONFRONTI E INFLUENZE

David e Ingres, due modi di intendere il ritratto ufficiale

Jacques-Louis David

Napoleone Bonaparte al passaggio del Gran San Bernardo

  • 1800-1801
  • olio su tela, 260x211 cm
  • Malmaison, Musée National du Château


Quando nel 1800 Carlo IV, re di Spagna, incarica David della realizzazione di un ritratto di Napoleone, ha probabilmente in mente un più tradizionale ritratto a figura intera. L’artista si prende la libertà di scegliere un’iconografia equestre nella quale il generale, impavido e senza tradire alcuna emozione, monta un focoso cavallo pezzato ritto sulle zampe posteriori. Il soggetto è posto al centro di un cerchio ideale che si contrappone al movimento a “zeta” formato da cavallo e cavaliere. Più che al rigore dei modelli antichi, David si rifà alla spettacolarità dei monumenti e della ritrattistica barocca: si pensi al bozzetto di Gian Lorenzo Bernini per una statua equestre di Luigi XIV. Ogni elemento del dipinto davidiano – salvo il volto del generale – è in movimento; è un’opera dinamica che anche nella forma rimanda all’impresa che sta per compiersi.

Jean-Auguste-Dominique Ingres

Napoleone I sul trono imperiale

  • 1806
  • olio su tela, 260x163 cm
  • Parigi, Musée de l’Armée


Il ritratto di Ingres presenta un rimando al Medioevo di Carlo Magno. Il primo imperatore dei francesi era un modello che la propaganda napoleonica amava evocare: era stato un generale coraggioso, un politico intelligente che aveva saputo gestire il potere della Chiesa sino a autoincoronarsi imperatore, gesto che Napoleone imita nel 1804. La committenza del ritratto è legata alla leggenda secondo la quale sarebbe stato lo stesso Ingres a dipingerlo, fiducioso che, una volta esposto, sarebbe stato acquistato. Cosa che effettivamente accadde il 26 agosto 1806, quando il Corps Législativ sborsò l’esorbitante cifra di 3000 franchi, contro i 2400 richiesti dall’artista. È però improbabile che il giovane Ingres potesse aver investito nell’acquisto di una tela di tali dimensioni, e aver speso mesi nella puntigliosa realizzazione del ritratto, senza avere la certezza che sarebbe stato ammesso al Salon. È più credibile che il dipinto fosse stato commissionato dal Ministro dell’interno.
Il modello per la realizzazione del ritratto proviene dal dettaglio della figura barbuta assisa in trono dell’Adorazione dell’agnello mistico di Jan van Eyck, un polittico della cattedrale di Gand, il cui pannello centrale, a partire dal 1797, era esposto al Louvre. Napoleone non è più il conquistatore: è divenuto l’imperatore dei francesi e il dipinto celebra questo suo nuovo status.

Le ragioni del confronto

L’utilizzo dell’arte a fini encomiastici e propagandistici, che caratterizza il periodo napoleonico, determina l’allontanamento dell’arte neoclassica da molti dei suoi assunti fondamentali, in particolare dalle istanze di supporto al pensiero razionale e progressista dell’Illuminismo che ne avevano caratterizzato la prima fase. Sia David sia Ingres trovano un buon equilibrio tra fedeltà fisica ed esigenza simbolica: nel ritratto di David è ancora chiaramente percepibile la volontà di rimanere ancorati ai fatti della Storia, nonostante il generale sia stato ringiovanito rispetto ai suoi trentadue anni; in quello di Ingres vengono analizzati i dettagli del volto facendo però attenzione a non trasfigurarlo e renderlo un’icona.
Il dipinto di Ingres è un ritratto ieratico: la figura è rigidamente frontale e avulsa dallo spazio e dal tempo, essendo pressoché assenti l’ambientazione o la narrazione di un evento preciso; anche se lo sguardo è intenso, fisso davanti a sé, si avverte un netto distacco tra la figura dell’imperatore e l’osservatore.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi